Medio Oriente Lite Netanyahu-Biden sulle armi, Hezbollah minaccia

SDA

19.6.2024 - 22:07

Non si allenta la tensione nei rapporti tra il premier israeliano Benyamin Netanyahu e il presidente americano Joe Biden. L'oggetto dell'ultimo scontro è quello dell'invio delle armi Usa allo Stato ebraico, un dossier che si trascina da settimane, mentre il conflitto con il Libano fa passi da gigante tra le minacce del leader degli Hezbollah.

Il Primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu parla durante una cerimonia al cimitero di Nahalat Yitshak a Tel Aviv, Israele, martedì 18 giugno 2024.
Il Primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu parla durante una cerimonia al cimitero di Nahalat Yitshak a Tel Aviv, Israele, martedì 18 giugno 2024.
KEYSTONE/Shall Golan/Pool Photo via AP

19.6.2024 - 22:07

Il video con cui a freddo il premier aveva attaccato l'amministrazione americana definendo «inconcepibile» la dilazione nell'invio di armi e munizioni a Israele avrebbe profondamente irritato Washington tanto che – ha riferito il giornale «Haaretz» – gli Stati Uniti avrebbero cancellato una riunione chiave con Israele incentrata sul programma nucleare dell'Iran.

Una fonte israeliana – citata dal quotidiano – ha spiegato che al posto dell'incontro, guidato dal ministro israeliano degli affari strategici Ron Dermer, ci sarà un appuntamento tra il consigliere della sicurezza nazionale Tzachi Hanegbi e il suo omologo americano Jake Sullivan.

La notizia è stata poi smentita dalla Casa Bianca che attraverso NBC News ha fatto sapere che i dettagli dell'incontro previsto a Washington non sono stati ancora definiti e che quindi «nulla è stato cancellato».

«Come abbiamo detto ieri (martedì ndr), non abbiamo idea di cosa stia parlando il primo ministro, ma questo non è un motivo per riprogrammare l'incontro», è stato il commento gelido di un funzionario americano.

Netanyahu tenta di smorzare i toni

Netanyahu ha poi tentato di smorzare i toni affermando su X che le armi americane stanno per essere spedite in Israele. Come garanzia, il premier ha riferito che l'informazione gli è stata data dall'ambasciatore statunitense a Gerusalemme Jack Lew.

Il post ha voluto ricucire con gli Usa lo strappo del video. E incontrando nel pomeriggio una delegazione bipartisan del Congresso americano, Netanyahu, con tono più blando, si è limitato a dire «di sperare che la questione delle armi venga risolta nel prossimo futuro».

Quello con gli Usa non è però l'unico problema di Netanyahu: il premier è sempre più alle prese con le turbolenze della sua maggioranza.

Mercoledì – a poche ore dal voto in aula – ha ritirato dall'agenda parlamentare la cosiddetta «legge sui rabbini» che regolava, tra le altre cose, anche il loro lavoro. Un provvedimento su cui l'opposizione, e anche alcuni deputati dello stesso Likud del premier, ha fatto barriera.

Il ritiro però, se ha accontentato una parte, dall'altra ha scatenato le proteste dei partiti religiosi della maggioranza di governo. Il capo di Shas, Arieh Deri, ha apertamente detto che Netanyahu non controlla più il governo e che l'esecutivo ha i giorni contati.

Riforma della leva obbligatoria

A mettere il premier sulla graticola è anche l'annunciata legge di riforma della leva obbligatoria che di fatto, nel testo attuale, conferma l'esclusione dal servizio degli ortodossi (haredim), abbassando addirittura – in un paese in guerra – l'età per l'esonero.

Due importanti ministri del suo governo, Yoav Gallant (difesa) e Nir Barkat (economia) – entrambi di peso nel Likud -, hanno preannunciato al premier il loro voto contrario al testo della legge così com'è, in piena assonanza con l'opposizione di Benny Gantz e Yair Lapid.

A Netanyahu per ora non è rimasto che un appello all'unità. «Non è il momento della politica meschina, di leggi che mettono in pericolo la coalizione che lotta per la vittoria sui nostri nemici», ha denunciato il premier.

Cosa succede sul terreno? L'esercito avanza a Gaza

A Gaza intanto l'esercito continua ad avanzare nella zona di Rafah: secondo fonti mediche, almeno nove palestinesi sono stati uccisi in un attacco israeliano contro un gruppo di persone che aspettavano i camion di aiuti umanitari dal valico di Kerem Shalom.

E sul fronte nord, lo scontro con gli Hezbollah libanesi appare sempre più senza alcuna rete di protezione diplomatica. Il leader sciita Hassan Nasrallah ha ammonito che nessun luogo dello Stato ebraico sarà risparmiato in caso di guerra totale. Le parole del leader del Partito di Dio non sono cadute nel vuoto.

Il capo dell'esercito israeliano Herzl Halevi ha ammonito che l'Idf possiede «capacità infinitamente più potenti».

L'accenno è riferito al fatto che l'esercito è a conoscenza di quale risorsa Hezbollah ha utilizzato per filmare il porto di Haifa dopo che il gruppo ha pubblicato un video, sostenendo di aver utilizzato un drone per catturare le immagini.

«Stiamo preparando e costruendo soluzioni – ha spiegato Halevi – per affrontare tali 'capacità' così come altre capacità che, col tempo, saranno schierate quando necessario».

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