Guerra in Medio OrienteNetanyahu scioglie il Gabinetto di guerra d'Israele
SDA
17.6.2024 - 21:26
Dopo l'uscita da governo di Benny Gantz, il premier israeliano Benyamin Netanyahu ha sciolto il Gabinetto di Guerra. Una mossa per frenare i desiderata del ministro della Sicurezza nazionale – e falco della destra radicale – Itmar Ben Gvir che da tempo aveva messo gli occhi sull'organismo, vero e proprio centro di comando nella guerra ad Hamas e contro gli Hezbollah in Libano.
17.06.2024, 21:26
SDA
La mini struttura di vertice – cinque persone in tutto – fu istituita l'11 ottobre 2023, appena 4 giorni dopo l'attacco di Hamas ai kibbutz del sud. E vide subito l'ingresso di Gantz a seguito della sua decisione di far parte del governo di emergenza nazionale, nato con la guerra.
Ma, dopo il recente passo indietro di Gantz, il premier ha scelto la strada dello scioglimento visto che si sono fatte sempre più pressanti le richieste di Ben Gvir di farvi parte ad ogni costo, seguito dall'altro esponente di destra radicale e ministro delle finanze Bezalel Smotrich.
Le previsioni che si fanno – secondo le stesse fonti – è che il premier ricorrerà sempre di più a riunioni limitate a scopo di «consultazione» che già ci sono state con i ministri Yoav Gallant, Ron Dermer, entrambi ex componenti del Gabinetto di guerra, e con il capo dell'Assemblea nazionale Tzachi Hanegbi, uno dei più stretti consiglieri di Netanyahu.
Rimane il Gabinetto politico che continuerà ad occuparsi delle decisioni legate alla guerra, comprese quelle sui negoziati per un possibile cessate il fuoco e il rilascio degli ostaggi, secondo la roadmap rilanciata dal presidente americano Joe Biden.
Se Hezbollah non si ritira Israele punta alla guerra aperta
Se Gaza, insieme al rilascio degli ostaggi, resta il dossier principale di Israele, lo scontro con gli Hezbollah in Libano ha oramai assunto il tono della massima urgenza.
Per questo in Israele – prima di proseguire per Beirut – è arrivato l'inviato speciale di Biden, Amos Hochstein, con l'obiettivo di raffreddare il più possibile la situazione.
Israele ha più volte detto che se non prevarrà l'opzione diplomatica per il ritiro degli Hezbollah oltre il fiume Litani (in base alla Risoluzione 1701 dell'Onu) non esiterà a puntare sulla guerra aperta.
Sulla Striscia continuano i combattimenti
Sul fronte sud, intanto, al 225/esimo giorno di guerra proseguono i combattimenti nella Striscia, a prescindere dalle ore di pausa dichiarate dall'Idf lungo l'asse che va dal valico di Kerem Shalom (oggi attaccata dai razzi di Hamas) alla strada principale di Salah al-Din e da qui verso la parte dell'enclave palestinese nord occidentale.
Per il capo dell'Unrwa, Phlippe Lazzarini, le ostilità continuano a Rafah e nel sud di Gaza nonostante l'annuncio fatto domenica dall'Idf, bloccando gli aiuti umanitari. L'esercito ha fatto sapere di aver smantellato in 40 giorni di combattimenti circa la metà della forza di Hamas a Rafah, uccidendo circa 550 uomini armati nell'area, oltre a quelli colpiti dai raid nei tunnel e negli edifici.
Dei 4 Battaglioni della Brigata Rafah di Hamas, due – Yabna e Rafah est – sono considerati smantellati, mentre – ha spiegato il portavoce militare – le capacità degli altri due – Shaboura e Tel Sultan – sono state dimezzate dalle operazioni in corso.
L'Idf – va ricordato – ha ora il controllo completo dell'intero confine tra Gaza e l'Egitto, noto come «Corridoio Filadelfia» e quindi ora sta spingendo nel sobborgo nord occidentale di Tel Sultan.
Insufficienti informazioni per dichiarare una carestia
Il portavoce israeliano David Mencer, in un briefing ripreso dal Guardian, ha affermato che l'Onu e l'Unrwa sono state «irrimediabilmente inefficienti» nella distribuzione degli aiuti nella Striscia e che ci sono scorte di aiuti sul lato di Gaza al confine. Mencer sostiene che oggi entra a Gaza più cibo di quanto ne entrasse quotidianamente prima del 7 ottobre.
A questo proposito un Rapporto della Commissione per la revisione della carestia delle Nazioni Unite (Frc) ha sostenuto che nel nord della Striscia di Gaza non ci sono abbastanza informazioni affidabili per dichiarare una situazione di carestia.