Guerra in Medio Oriente Liberato il direttore dell'ospedale Al-Shifa a Gaza, bufera in Israele

SDA

1.7.2024 - 21:00

Il premier israeliano Benyamin Netanyahu ha definito la scarcerazione «un grande errore e un fallimento etico» (foto d'archivio).
Il premier israeliano Benyamin Netanyahu ha definito la scarcerazione «un grande errore e un fallimento etico» (foto d'archivio).
KEYSTONE

Il rilascio dal carcere di Mohammad Abu-Salmiya, direttore dell'ospedale Al-Shifa di Gaza, ha scatenato in Israele una bufera politica all'interno della maggioranza, con l'opposizione che è partita all'attacco.

1.7.2024 - 21:00

Una tempesta perfetta – con scambi di accuse tra i vertici dei sistemi di sicurezza e i politici – che ha spinto il premier Benyamin Netanyahu ad aprire in fretta e furia un'indagine dopo aver definito la scarcerazione «un grande errore e un fallimento etico»: «Quest'uomo, sotto la cui responsabilità sono stati tenuti e assassinati i nostri ostaggi, appartiene alla prigione», ha tuonato il primo ministro.

Sul banco degli accusati è finito Ronen Bar, il capo dello Shin Bet (sicurezza interna) che però ha respinto ogni accusa per il rilascio di Abu-Salmiya e dei circa 55 detenuti palestinesi liberati insieme a lui. Tutti questi, a cominciare dal direttore dello Shifa, appena arrivati a Gaza hanno denunciato «torture da parte di medici e infermieri» israeliani.

Accusato di aver consentito che Hamas usasse l'ospedale

Abu-Salmiya era stato arrestato a novembre scorso mentre cercava di raggiungere il sud della Striscia e accusato di aver consentito che Hamas usasse l'ospedale «come un centro di comando e controllo» delle sue attività militari. Il corpo della soldatessa ostaggio Noa Marciano, rapita da Hamas il 7 ottobre, fu trovato proprio in una struttura adiacente lo Shifa.

Il primo a puntare l'indice contro la decisione è stato il ministro della Difesa Yoav Gallant, che si è detto totalmente all'oscuro della mossa. «La procedura per la carcerazione e il rilascio dei detenuti è sotto l'autorità dello Shin Bet e dell'Autorità penitenziarie e – ha chiarito il suo ufficio – non è soggetta all'approvazione del ministero della Difesa».

Lo Shin Bet però ha rintuzzato le accuse tirando in ballo la mancanza di decisioni da parte del ministro della Sicurezza nazionale Itamar Ben Gvir. E questi ha subito replicato chiedendo di mandare a casa Gallant e lo stesso Bar.

La causa è «la mancanza di spazio» nelle carceri israeliane

La causa principale della liberazione, ha provato a spiegare lo Shin Bet, è «la mancanza di spazio» nelle carceri israeliane e la scelta di chiudere gradualmente l'uso di Sde Teiman dopo un intervento della Corte Suprema.

L'agenzia ha ricordato di aver avvisato da molto tempo «in ogni consesso possibile sulla crisi carceraria e sulla necessità di aumentare il numero delle celle. Sfortunatamente – ha osservato – queste richieste, inoltrate a tutte le parti interessate, primo fra tutti il ministro della Sicurezza nazionale Ben Gvir, che ne è responsabile, sono rimaste inevase».

Quindi sempre lo Shin Bet ha sottolineato che sono stati rilasciati «diversi detenuti che non rappresentano una minaccia significativa» per Israele, e tra questi Abu Salmiya.

«Una debacle del governo»

Fatto sta che il fuoco di sbarramento non è arrivato solo dalla maggioranza ma anche dall'opposizione. «Chiunque abbia preso la decisione» di liberare il direttore dello Shifa «dovrebbe essere licenziato oggi», ha tuonato Benny Gantz.

«Un governo che libera coloro che hanno collaborato con gli assassinii commessi ad Al-Shifa in ottobre ha commesso un errore operativo e morale». Mentre per Yair Lapid si è trattato di «una debacle del governo».

Da parte sua Abu-Salamya ha raccontato la sua esperienza a Sde Teimam denunciando che «ogni prigioniero ha perso circa 30 chili tra il cibo negato e le torture», venendo aggredito «quasi ogni giorno».

Al 269esimo giorno di guerra, da Gaza, nel lancio più massiccio da mesi, sono arrivati 20 razzi sulle comunità israeliane a ridosso della Striscia. Lancio rivendicato dalle Brigate Al-Quds, ala militare della Jihad islamica.

Per questo l'Idf ha chiesto ai residenti di alcuni sobborghi orientali di Khan Yunis – nel sud della Striscia, da dove sarebbero partiti i razzi – di evacuare verso le zone umanitarie della costa. L'Idf ha poi fatto sapere di aver localizzato e distrutto il più largo centro di produzione dei razzi della Jihad a Rafah.

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