Elezioni legislative La sinistra tiene in Romania, ma l'ultradestra avanza

SDA

2.12.2024 - 07:34

Dalle urne in Romania emerge una forte avanzata dell'estrema destra e delle forze nazionaliste e sovraniste, che vedono addirittura la possibilità di avere tre partiti in Parlamento
Dalle urne in Romania emerge una forte avanzata dell'estrema destra e delle forze nazionaliste e sovraniste, che vedono addirittura la possibilità di avere tre partiti in Parlamento
Keystone

Il Partito socialdemocratico (Psd) resta la prima forza politica della Romania, stando agli exit poll e all'esito dei primi 10 mila voti ufficialmente scrutinati delle elezioni legislative.

Queste ultime hanno visto la formazione di centrosinistra – alla guida fino ad oggi del governo con i liberali – attestarsi attorno al 26%, secondo l'istituto demoscopico privato Curs.

Ma dalle urne emerge anche una forte avanzata dell'estrema destra e delle forze nazionaliste e sovraniste, che vedono addirittura la possibilità di avere tre partiti in Parlamento.

Di sicuro ci sarà l'Aur (Alleanza per l'unità dei romeni) di George Simion, che ha praticamente raddoppiato i consensi rispetto alle legislative del 2009 salendo al 21%, mentre anche Sos con il 7.2%, e Pot al 5.2% – entrambe formazioni di estrema destra – sembrano aver raggiunto l'obiettivo di entrate in parlamento superando lo sbarramento del 5%. Chi rischia ancora è, invece, l'Udmr, il partito della minoranza ungherese ancora a cavallo della soglia critica del 5%.

I media locali dividono il voto in due grandi blocchi: quello moderato, composto da forze europeiste e filoatlantiste con i liberali del Pnl intorno al 15%, l'Usr (Unione Salvate la Romania, centrodestra) al 14% e i socialdemocratici, e dall'altra parte il voto estremista che rappresenta l'esatto contrario. Vista così, l'avanzata della destra estrema è forse ancora più evidente e ricalca quanto già accaduto nelle presidenziali di domenica scorsa con la vittoria nel primo turno dell'indipendente sovranista e filorusso Calin Georgescu. Del resto, i sondaggi avevano già lanciato il campanello d'allarme dando ad intendere che l'affluenza sarebbe potuta essere decisiva per la vittoria netta dei moderati. Oggi la partecipazione è stata di poco superiore al 52%, che rappresenta sì il risultato migliore degli ultimi due decenni, ma che è evidentemente ancora non sufficiente abbastanza per arginare l'avanzata dell'estrema destra.

Di sicuro, ma questa è tutt'altro che una novità in Romania, la governabilità è a rischio: il primo partito, il Psd, è una forza di centro-sinistra, mentre il resto dell'asse politico è tutto spostato a destra e frazionato tra forze conservatrici, liberali e, appunto, estremiste. Intanto, si attende la decisione della Corte Costituzionale riguardante il riconteggio dei voti del primo turno delle presidenziali e l'eventuale annullamento dell'intera consultazione in seguito al ricorso di uno dei candidati. In tal caso verrebbero indetto nuove elezioni presidenziali già in questo mese di dicembre. Dovesse essere tutto confermato, domenica prossima si terrà il ballottaggio tra Calin Georgescu – che si è affermato in modo clamoroso domenica scorsa suscitando polemiche e accuse alla piattaforma TikTok sulla quale ha svolto la sua campagna elettorale – e la leader di Usr Elena Lasconi, il cui partito si gioca il ruolo di terza forza dello scacchiere politico con i liberali.

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