Guerra in Ucraina Kiev: «Siamo ancora a Bakhmut». Putin ringrazia i Wagner

SDA

21.5.2023 - 21:03

In questa ripresa tratta dal video rilasciato dal servizio stampa di Prigozhin sabato 20 maggio 2023, i membri della compagnia militare del gruppo Wagner di Yevgeny Prigozhin sventolano una bandiera nazionale russa e Wagner in cima a un edificio danneggiato a Bakhmut, in Ucraina. Il capo dell'esercito privato russo Wagner afferma che le sue forze hanno preso il controllo della città.
In questa ripresa tratta dal video rilasciato dal servizio stampa di Prigozhin sabato 20 maggio 2023, i membri della compagnia militare del gruppo Wagner di Yevgeny Prigozhin sventolano una bandiera nazionale russa e Wagner in cima a un edificio danneggiato a Bakhmut, in Ucraina. Il capo dell'esercito privato russo Wagner afferma che le sue forze hanno preso il controllo della città.
AP

L'Ucraina combatte per difendere Bakhmut anche a suon di dichiarazioni, all'indomani dell'annuncio del capo dei Wagner, Yevgeny Prigozhin, che la città teatro della più lunga e sanguinosa guerra dell'invasione è capitolata ed è nelle mani dei russi.

Il presidente russo Vladimir Putin si è congratulato con le sue truppe e con i mercenari per la «liberazione di Artyomovsk», denominazione sovietica mai abbandonata da Mosca in questi mesi di assalto. Da Hiroshima, Volodymyr Zelensky ha replicato che «no, ad oggi Bakhmut non è occupata dalla Federazione Russa» e che gli ucraini «restano» impegnati nella difesa della città.

Ma per quanto siano chiari gli sforzi di dissimulare, gli stessi ucraini hanno mostrato incertezza sulle sorti della città. Primo tra tutti Zelensky, che in un primo commento ai giornalisti al G7 ha dichiarato di «non pensare» che la città fosse in mano ai russi, e che in ogni caso dei suoi edifici «non è rimasto più nulla»: ormai Bakhmut «resta solo nei nostri cuori».

Parole interpretate da molti come una conferma di capitolazione, costringendo il suo portavoce Sergii Nykyforov a precisare che quella del presidente ucraino era una «negazione» della conquista russa, arrivata poi chiara nella conferenza stampa successiva.

Sul terreno la situazione è ben più complessa

Ma sul terreno la situazione è ben più complessa: se da una parte la viceministra della Difesa ucraina Hanna Malyar ha spinto sul fatto che le forze di Kiev hanno «semi-circondato» Bakhmut, il comandante delle forze terrestri Oleksandr Syrsky ha riconosciuto che le sue truppe controllano solo una porzione «insignificante» della città, ma ne mantengono la periferia e continuano «ad avanzare sui fianchi».

«L'importanza della difesa di Bakhmut non perde di significato. In futuro, questo ci darà l'opportunità di entrare in città quando cambierà la situazione operativa al fronte», ha aggiunto Syrsky che ha visitato di persona le truppe impegnate in quella direzione.

Al contrario, Prigozhin ha delineato un quadro totalmente diverso, sostenendo che a Bakhmut «non c'è un solo soldato ucraino, perché abbiamo smesso di fare prigionieri», e che «c'è un numero enorme di cadaveri di soldati» di Kiev. Commentando poi le dichiarazioni di Zelensky, Prigozhin ha sostenuto che il leader ucraino mente o, «come molti dei nostri capi militari, semplicemente non sa cosa sta succedendo sul campo».

Confusione tra annunci e smentite

La confusione di annunci e smentite non cancella il dato che la caduta di Bakhmut rappresenta un duro colpo per Kiev, alla vigilia della tanto attesa controffensiva e dopo mesi di battaglia feroce nella quale ha speso un'enorme quantità di risorse e decine di migliaia di vite.

Per lo stesso motivo, la cattura dell'insediamento del Donetsk rappresenta per i russi una vittoria di Pirro: il secondo esercito del mondo ha mostrato un'enorme fatica e pagato anch'esso con la vita di decine di migliaia di soldati, 100 mila tra morti e feriti secondo il presidente Usa Biden.

Un risultato concreto dopo un lungo digiuno da un evento positivo sul campo, ma più simbolico che strategico. Prigozhin ha poi voluto precisare – non lasciandosi sfuggire l'ennesima polemica con lo Stato maggiore russo – che non si tratta di una vittoria dell'esercito di Mosca. A suo dire, nessuna delle truppe regolari ha infatti aiutato i suoi mercenari nella conquista della città.

Bakhmut non può rappresentare una svolta nelle sorti del conflitto

Gli esperti sostengono poi da tempo come Bakhmut non possa rappresentare una svolta nelle sorti del conflitto. Il think tank statunitense Isw ha sottolineato come la presa della città non permetterà alle forze esauste di Mosca di creare una testa di ponte per ulteriori operazioni offensive, e che i continui contrattacchi ucraini a nord, ovest e sud-ovest complicheranno qualsiasi ulteriore avanzata delle truppe russe oltre la città nel breve termine.

Intanto, un dato resta drammaticamente chiaro: a guardare quella che ormai è una distesa fumante di macerie e morte, si fa fatica a riconoscere in Bakhmut una città un tempo dimora di 70.000 persone, importante centro industriale circondato da miniere di sale e gesso. L'ennesima vittima dell'implacabile ferocia dell'invasione.

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