Neofascismo Italia: Acca Larenzia, ancora polemiche e saluti romani

SDA

7.1.2025 - 22:57

Il grido con i nomi delle vittime della strage di Acca Larenzia a Roma. Il presente ripetuto tre volte, col saluto romano, che rimane vietato in Italia. 

In centinaia fanno il saluto romano per commemorare un pluriomicidio a sfondo politico
In centinaia fanno il saluto romano per commemorare un pluriomicidio a sfondo politico
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Keystone-SDA

Come ogni anno, 1.300 tra aderenti a CasaPound e altri militanti di estrema destra, hanno commemorato nel pomeriggio di martedì i morti dell'agguato del 7 gennaio 1978, dove furono uccisi i 2 giovani del Fronte della Gioventù, Franco Bigonzetti e Francesco Ciavatta, e poco dopo Stefano Recchioni a seguito degli scontri con le forze dell'ordine.

Una commemorazione blindata, con le forze dell'ordine che hanno transennato e presidiato l'area anche per evitare contatti con la vicina manifestazione anti-fascista degli autonomi e degli studenti.

Scoppia la polemica

E mentre la Digos rende noto che è al lavoro per identificare «coloro che si sono resi responsabili di condotte apologetiche del fascismo», scoppia la polemica per la commemorazione.

«Fra una tanto propagandata ed inutile «zona rossa» e l'altra, ora il governo Meloni e il ministro Piantedosi permettono un altro tipo di zona: la «Zona Nera» fatta di neofascisti con la loro squallida ed inaccettabile simbologia, certi di essere impuniti», ha affermato Nicola Fratoianni uno dei leader di Avs dopo la manifestazione.

«La chiamata del presente e il saluto romano sono inammissibili», ha precisato Angelo Bonelli co-portavoce di Europa Verde e deputato di Avs.

«Il paradosso è che è stato identificato un giovane che ha urlato 'viva la resistenza'», ha sottolineato, riferendosi all'uomo che martedì passando davanti una delle tre targhe, quella dedicata a Stefano Recchioni, al termine della commemorazione di FdI, è stato identificato per aver urlato: «Viva la Costituzione italiana, viva la resistenza. Mer...».

«Per noi le adunate con le braccia tese non sono tollerabili e sono un insulto alla memoria di chi ha combattuto e vinto la battaglia per l'Italia libera e democratica. l'Italia che il regime fascista aveva condotto alla rovina», ha rincarato il segretario del Pd Roma Enzo Foschi.

«Una provocazione inutile»

Lo scontro di non si è limitato ai saluti romani. La rimozione da parte del Comune di Roma, nei giorni scorsi, della targa commemorativa di Stefano Recchioni, (rimessa nelle scorse ore), è stata la ragione per cui il presidente della Regione Lazio Francesco Rocca, non ha voluto commemorare insieme al Campidoglio il 47esimo anniversario delle morti dei militanti del Fronte della Gioventù.

Definendo la polemica di certa sinistra una «vergogna», così come ricordare «morti di serie A e di serie B», il presidente ha sottolineato che le cerimonie fatte in momenti distinti non sono state casuali: «Io non mi sono sentito di commemorare con il Comune oggi».

Sulla targa «si poteva scegliere una strada, un percorso, una memoria condivisa. Individuare una targa comune. A distanza di pochi giorni l'ho trovata una provocazione inutile – ha sottolineato il governatore -. Quando il dito indica la luna che è la pacificazione, un percorso di dialogo, l'imbecille guarda il braccio». Rocca martedì ha comunque deposto la corona.

Poco prima lo aveva fatto, l'assessore capitolino al Personale Giulio Bugarini, in solitaria, mentre dall'altro lato del ballatoio, all'ingresso della ex sezione Msi, il ricordo guidato dal vicepresidente della Camera Fabio Rampelli, e dal presidente FdI Roma Marco Perissa.

E intanto è proprio Rampelli a chiedere giustizia e la condivisione «di questa memoria, senza ipocrisie» ricordando di essere primo firmatario della proposta di legge di istituzione di una commissione d'inchiesta sulla violenza politica tra gli anni '70 e '80.