Un anno dopo Nel giorno del ricordo delle vittime del 7 ottobre, Israele rimane spaccato

SDA

7.10.2024 - 06:00

«Portateli a casa ora». Sono molte le manifestazioni di protesta contro il governo del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu.
«Portateli a casa ora». Sono molte le manifestazioni di protesta contro il governo del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu.
Keystone

A causa di divisioni profonde e polemiche tra i familiari delle vittime e il governo, nonostante il tragico anniversario del 7 ottobre, non ci sarà una cerimonia di Stato in Israele per commemorare i morti della peggior carneficina di ebrei dalla seconda guerra mondiale. Le cerimonie non ufficiali si terranno, tuttavia, in varie località, tra cui lo Yarkon Park a Tel Aviv.

Neppure il doloroso ricordo delle vittime del 7 ottobre è riuscito a unire almeno per un giorno Israele. Lunedì non ci sarà alcuna cerimonia di Stato per onorare i morti e stare fianco a fianco nella commemorazione della peggiore carneficina di ebrei dalla seconda guerra mondiale.

Dopo mesi di aspre polemiche e accuse tra i familiari in lutto, parenti degli ostaggi e il governo, è saltata anche l'ultima proposta, quella di affidare l'organizzazione alla ministra dei Trasporti Miri Regev, amica di Benyamin Netanyahu e quindi invisa tanto a quella parte della popolazione che continua a manifestare contro Bibi, tanto a chi incolpa il governo non solo di non aver saputo proteggere gli israeliani dalla catastrofe ma anche di non essersene assunto la responsabilità.

Scartata pure l'ipotesi del presidente Isaac Herzog che aveva offerto la sua residenza come luogo simbolo. Il capo dello Stato però visiterà i luoghi del massacro, a partire dal sito del Nova festival, in un viaggio del dolore che durerà tre giorni.

«Lo Stato è diviso»

«Lo Stato è diviso. Quando i sopravvissuti e le famiglie delle vittime non vogliono essere identificati con la cerimonia del governo, allora non vogliono essere identificati con il governo stesso», ha scritto tempo fa il «Jerusalem Post».

Il risultato è che una commemorazione non ufficiale organizzata dalle famiglie si terrà lunedì alle 19 (le 18 in Svizzera) allo Yarkon Park di Tel Aviv e sarà trasmessa dalle stazioni televisive israeliane e da decine di reti televisive straniere.

«Si prevede che la cerimonia sarà difficile e dolorosa da guardare, e chiediamo al pubblico in generale di obbedire alle istruzioni salvavita e di guardarla insieme ai propri cari nelle varie comunità», hanno scritto gli organizzatori in una nota.

Altre cerimonie sono state organizzate dai kibbutz, nelle città del sud, con il Forum delle famiglie che in giornata, in diversi orari, si raccoglierà in diversi punti di Gerusalemme, anche davanti all'abitazione del primo ministro. Decine di città ospiteranno proiezioni dell'evento.

Ognuno vuole ricordare in modo diverso

Ognuno ha scelto di ricordare il «giorno dell'atrocità» in modo diverso e con intenzioni differenti. Allo Yarkon Park parteciperanno solo poche famiglie delle vittime, per via delle restrizioni dell'esercito che hanno vietato grandi raduni per l'allarme terrorismo in atto e la minaccia di attacchi missilistici di Hezbollah, jihad islamica in Iraq e Siria, Houthi, Hamas da Gaza.

Insomma, come sempre avviene in Israele, ogni singolo individuo ha molteplici punti di vista sullo stesso argomento. Amplificati in questa occasione dalla profonda ferita, come dalle mancate risposte della politica. Ma le 1200 vittime del 7 ottobre e i 101 ostaggi ancora a Gaza sono ogni giorno, ogni momento nella mente di tutti.

SDA