Le proteste in Iran Almeno quattro i morti nel carcere di Teheran

SDA

16.10.2022 - 19:51

La prigione di Evin
La prigione di Evin
Keystone

Il giorno dopo l'incendio nella prigione di Evin, il carcere di Teheran dove finiscono anche gli attivisti e i dissidenti, il bilancio parla di almeno quattro morti, tutti «uccisi dal fumo provocato dalle fiamme» innescate dalla rivolta, la versione iraniana.

16.10.2022 - 19:51

E sono almeno una sessantina i feriti, alcuni gravi. Ma fortunatamente Alessia Piperno, la ragazza italiana, detenuta in quelle celle dopo essere stata fermata il 28 settembre scorso nella capitale, 'sta bene' rassicura la Farnesina in contratto con l'ambasciata italiana a Teheran.

Non avrebbero riportato conseguenze anche alcuni noti attivisti politici reclusi nell'area del penitenziario in cui è scoppiato l'incendio, tra cui il regista Jafar Panahi e il riformista Mostafa Tajzadeh, come anche altri dissidenti con doppia nazionalità.

All'indomani dell'incendio la situazione è tornata alla normalità, mentre questa mattina ci sono stati momenti di tensione davanti alla struttura, dove si erano radunate le famiglie di alcuni detenuti, preoccupate per la salute dei loro cari.

Evin è tristemente nota per i maltrattamenti subiti dai prigionieri politici e ospita migliaia di persone con accuse penali. Secondo quanto riferito, centinaia di persone arrestate durante le manifestazioni per la morte di Mahsa Amini – la 22enne morta tre giorni dopo l'arresto da parte della polizia morale per non aver indossato correttamente il velo islamico -, sono state mandate proprio lì.

Le fiamme nel carcere a un mese dall'inizio delle proteste

Le fiamme, le cui cause non sono ancora chiare, hanno invaso parte del carcere, mentre per le strade del paese si celebrava un mese di proteste per la 22enne curda iraniana. Secondo i filmati pubblicati sui social media, durante l'incendio di ieri sera si sono uditi colpi di arma da fuoco e diverse esplosioni dall'interno del vasto complesso a nord della capitale. I media statali hanno sostenuto che quanto accaduto nella prigione non è collegato alle proteste e hanno citato un funzionario che ha puntato il dito contro «elementi criminali».

Tuttavia alcuni giornalisti sui social media hanno ipotizzato che siano state le stesse autorità iraniane a «dare intenzionalmente alle fiamme la prigione», adducendo come spiegazione il rilascio, prima che le fiamme prendessero il sopravvento nella struttura, di un prigioniero politico di alto profilo, riporta la Bbc.

Sulla situazione di alta tensione in Iran è tornato anche il presidente americano Joe Biden che ha puntato il dito contro il «governo iraniano opprimente» esprimendo «enorme rispetto per le persone che manifestano nelle strade». Frasi che non sono piaciute affatto al regime: «L'Iran non sarà indebolito dalle interferenze e dalle dichiarazioni di un politico 'esausto'», ha ribattuto il portavoce del ministero degli Esteri, Nasser Kanani. «La vostra abitudine è di abusare di situazioni di disordine, ma ricordate: qui c'è l'Iran», ha intimato Kanani.

«Dovrebbero essere rilasciati immediatamente»

Secondo il Dipartimento di Stato americano la Repubblica islamica è responsabile della sicurezza degli americani detenuti a Evin, che «dovrebbero essere rilasciati immediatamente». Anche l'Europa è scesa in campo. Domani i ministri degli esteri dei 27 si incontreranno a Lussemburgo per discuterne. La titolare della diplomazia tedesca Annalena Baerbock ha sottolineato che manterrà alta l'attenzione sui detenuti e sui diritti umani, mentre l'alto rappresentante della politica estera dell'Unione, Josep Borrell, che sta seguendo il caso, si aspetta la «massima trasparenza» da parte di Teheran.

Forte preoccupazione anche dal gruppo non governativo Iran Human Rights (Ihr), con sede a Oslo. L'ong, che recentemente ha pubblicato un bilancio delle vittime delle manifestazioni (oltre 200), ha postato su Twitter alcune immagini delle proteste organizzate oggi in vari campus universitari di diverse città a sostegno della 22enne curdo-iraniana. Un'ondata di protesta che non si ferma e prende sempre più piede nel Paese.

SDA