Sismi In Siria razzie e spartizioni degli aiuti per il terremoto

SDA

20.2.2023 - 20:20

Tra le centinaia di persone che attendono per ore ai valichi frontalieri, nel nord-ovest della Siria fuori dal controllo governativo e devastata dal terremoto del 6 febbraio, i camion di aiuti umanitari provenienti dalla Turchia, ci sono donne e bambini mandati più volte da trafficanti locali a recuperare razioni di cibo, coperte, kit di emergenza da rivendere poi al mercato locale.

Nell'immagine d'archivio una delegazione delle Nazioni Unite ha attraversato per la prima volta la Siria nord-occidentale, ben una settimana dopo il terribile terremoto. Qui il convoglio entra a Sarmada, Idlib, Siria, il 14 febbraio 2023.
Nell'immagine d'archivio una delegazione delle Nazioni Unite ha attraversato per la prima volta la Siria nord-occidentale, ben una settimana dopo il terribile terremoto. Qui il convoglio entra a Sarmada, Idlib, Siria, il 14 febbraio 2023.
KEYSTONE/EPA/YAHYA NEMAH

Dall'altra parte della trincea politico-militare, nella zona governativa di Aleppo, anch'essa zona colpita dal sisma, capi delle milizie lealiste fanno fermare ai posti di blocco convogli di camion contenenti scatoloni di aiuti e fanno prelevare, come una sorta di dazio, un numero variabile di colli da rivendere, anche in questo caso, al mercato locale.

Nella Siria travolta dalle conseguenze di un conflitto armato in corso da 12 anni, segnata dalla peggiore crisi economica della sua storia e devastata dal terremoto del 6 febbraio scorso, i convogli di aiuti via terra faticano a oltrepassare le linee di controllo tra le aree governative dove operano anche russi e iraniani, e quelle in mano agli ascari filo-turchi e dove le truppe di Ankara sono ben presenti.

Affari d'oro per i Signori della guerra

Eppure, due settimane dopo la tragedia che ha colpito milioni di persone in tutto il nord-ovest, la zona costiera e l'area centrale della Siria, signori della guerra e faccendieri abituati a trattare con tutte le parti belligeranti stanno facendo affari d'oro proprio grazie all'afflusso massiccio e improvviso di una quantità crescente di aiuti giunti dall'estero.

Negli ultimi dieci giorni quasi 500 camion sono entrati dalla Turchia nelle regioni nord-occidentali siriane, controllate da milizie qaidiste che gestiscono il territorio col placet di fatto del governo turco e dei suoi agenti sul posto.

Queste centinaia di camion hanno portato aiuti di agenzie dell'Onu ma anche di organizzazioni non governative internazionali così come materiale umanitario preparato e inviato da agenzie umanitarie di diversi governi.

Le testimonianze smentiscono le parole delle autorità

Dall'altra parte della Siria, agli aeroporti di Damasco, Aleppo e Latakia, tutti controllati dalle entità del governo centrale incarnato dal contestato presidente Bashar al Assad, dal 7 febbraio a oggi sono atterrati quasi 200 aerei cargo provenienti da 23 paesi diversi. Altri convogli di camion di aiuti sono giunti dalla Giordania e dal Libano.

Le entità politiche nei vari territori siriani ribadiscono la loro intenzione di assicurare una distribuzione equa e trasparente, eppure diverse testimonianze, provenienti dalle regioni di Latakia, Aleppo, Hama e Idlib – tutte zone colpite direttamente o indirettamente dal sisma – raccontano storie meno idilliache.

E descrivono un brulicante contesto di automezzi e di persone, che caricano e scaricano scatoloni e materiali dagli scali logistici, portandoli verso le zone terremotate attraversando le autostrade e strade del frammentato paese.

Lungo questi percorsi influenti individui e gruppi armati, legati alle diverse parti in guerra, a loro volta affiliate a governi e sponsor stranieri, intercettano parte degli aiuti per rivenderli nei mercati locali dove saranno in parte scambiati con altri tipi di servizi essenziali, come medicine, benzina, nafta, acqua potabile, bombole di gas e quant'altro è da anni razionato e carente nella Siria in guerra.