Il summit della NATO Il G7 blinda l'Ucraina, Zelensky ora parla di successo

SDA

12.7.2023 - 20:12

Il leader di Kiev Volodymyr Zelensky.
Il leader di Kiev Volodymyr Zelensky.
Keystone

Magari non sarà proprio «storico» come va ripetendo il segretario generale Jens Stoltenberg, ma il summit di Vilnius della Nato si chiude con diversi risultati concreti. Soprattutto per l'Ucraina.

Che incassa l'impegno degli alleati del G7 a fornire «garanzie di sicurezza» per Kiev per assisterla nel suo percorso verso l'Alleanza ed evitare che la Russia l'attacchi di nuovo.

Volodymyr Zelensky ha ringraziato e ha corretto il tiro, abbandonando i toni accusatori della vigilia. «Per noi si tratta di un grande successo», ha dichiarato alla stampa. Restando fermo su un punto però: nulla può «sostituire» l'articolo 5 della Nato.

Tutto bene dunque per quanto, indubbiamente, una parte dei leader si è dimostrata infastidita, privatamente e a volte persino pubblicamente, per l'uscita sopra le righe del presidente ucraino su Twitter e quell'accusa di «assurdità» alla mancanza di un chiaro calendario per l'ingresso nell'Alleanza.

Stoltenberg, dopo l'inaugurazione del Consiglio Nato-Ucraina, ha notato come Kiev «non sia mai stata più vicina di così» al Patto Atlantico e che gli alleati la sosterranno sia nel vincere la guerra – a Vilnius si sono susseguiti nuovi annunci di forniture militari, dalla Francia alla Germania – sia nell'attuare le riforme.

Kiev deve fare i compiti a casa

Perché l'Ucraina deve fare i compiti a casa e su questo non si scappa. Il ministro della Difesa britannico Ben Wallace è però tra quelli che non si è trattenuto e, seppur bonariamente, ha incoraggiato gli ucraini a mostrare un po' di «gratitudine» verso le opinioni pubbliche occidentali e non considerarle solo alla stregua di un «magazzino Amazon» da dove partono le consegne dei pacchi pieni di armi.

Ecco, persino Joe Biden – pur lodando il popolo ucraino per «il coraggio che sta ispirando il mondo» – ha mostrato un certo fastidio. «Tutti gli alleati concordano che l'Ucraina sarà un giorno nella Nato», ha sottolineato nel corso della cerimonia di presentazione delle garanzie di sicurezza del G7. «Non credo che sia una sorpresa per nessuno di noi qui e spero che non sia una sorpresa per lei, signor presidente».

Parole sibilline. «Aiuteremo l'Ucraina a costruire forti strutture di difesa, di cielo, mare e terra, in modo che diventi una fonte di stabilità nella regione», ha chiosato Biden. «Ed è una potente dichiarazione per l'Ucraina».

«Nessuno vuole una guerra mondiale»

In effetti il documento del G7 è sostanzioso. I leader si impegnano a garantire una «fornitura continua di equipaggiamento militare moderno», che comprenderà navi, jet, difesa missilistica, artiglieria e armi «a lungo raggio» attraverso «impegni e accordi di sicurezza bilaterali allineati a questo quadro multilaterale, in conformità con i nostri rispettivi requisiti legali e costituzionali».

Prima del pieno ingresso nella Nato – «nessuno vuole una guerra mondiale, lo capiamo, ma chiediamo segnali per galvanizzare la nostra gente e siamo pronti ad entrare al termine del conflitto», ha detto Zelensky – si apre dunque per l'Ucraina il modello israeliano-porcospino: armi fino ai denti per diventare un boccone indigesto alla Russia.

Tant'è vero che il Cremlino ha reagito con rabbia. «È un passo estremamente errato e potenzialmente molto pericoloso, così facendo il G7 viola la nostra sicurezza», ha tuonato il portavoce di Vladimir Putin.

SDA