Medio Oriente I tre ostaggi uccisi da Israele issavano bandiera bianca

SDA

16.12.2023 - 20:30

Pioggia di critiche sul premier Netanyahu per non aver annunciato lui stesso la morte dei tre ostaggi.
Pioggia di critiche sul premier Netanyahu per non aver annunciato lui stesso la morte dei tre ostaggi.
Keystone

I tre ostaggi, uccisi per errore dall'esercito israeliano a Gaza, avevano innalzato un bastone con un pezzo di stoffa bianca, un modo rudimentale per indicare la bandiera bianca.

L'Idf ha aperto un'indagine ma i dettagli della morte hanno reso ancora più dolorosa una vicenda che ha scosso e rattristato nel profondo Israele.

Il capo di stato maggiore dell'Idf Herzl Halevi ha ammesso che non sono «state seguite le regole di ingaggio» da parte dei soldati: «È vietato sparare a coloro che alzano una bandiera bianca e chiedono di arrendersi», ha chiarito.

Una tragedia che sta premendo ancora di più sul governo di Benjamin Netanyahu, criticato anche per non aver annunciato lui l'uccisione dei tre rapiti, affinché riapra i negoziati per un nuovo scambio di ostaggi.

Per le famiglie degli ostaggi il tempo è scaduto: «Stiamo solo recuperando cadaveri. Vogliamo che riavviate i negoziati», chiedono nel raduno di sabato dove mostrano simbolicamente una clessidra.

Morto un altro ostaggio israeliano sabato

Ogni giorno che passa porta nuovo dolore ai parenti dei rapiti: oggi è stata comunicata la morte di un altro ostaggio israeliano in cattività a Gaza: Inbar Haiman, di 27 anni, rapita alla festa musicale di Reim lo scorso 7 ottobre.

Per dare un segnale interno, il capo del Mossad David Barnea è volato ad Oslo dove ha incontrato il premier del Qatar Mohammed bin Abdulrahman Al Thani. In ballo il riavvio dei negoziati indiretti tra Israele e Hamas – con l'apporto anche di Egitto e degli Usa – per uno scambio dei circa 130 ostaggi rimasti nella Striscia con detenuti palestinesi nelle carceri israeliani.

Uno scambio che sarebbe tecnicamente impossibile senza, come ricordano gli analisti, una concomitante tregua delle armi. In base all'esito dell'incontro sarà il Gabinetto di guerra a decidere come e se proseguire nei colloqui.

Famiglie degli ostaggi scese in piazza

Barnea, a quanto si sa, ha già visto in una riunione il ministro della difesa Yoav Gallant, il direttore dello Shin Bet (Sicurezza interna) Ronen Bar e il capo di stato maggiore Herzi Halevi.

Nessuna indecisione, invece, da parte delle famiglie degli ostaggi che venerdì sera sono scesi in piazza a Tel Aviv e che hanno replicato questa sera davanti al Ministero della difesa.

«Centoventinove bare – hanno detto criticando di nuovo il Gabinetto di guerra per non averli ricevuti – non rappresentano una vittoria. La tragica morte degli ostaggi a Gaza richiede una azione immediata: fare qualsiasi cosa per rilasciare tutti i restanti ostaggi vivi».