L'addio alla Regina I commenti dei media: «Allora Elisabetta era mortale»

red / ATS

9.9.2022

La Regina prima della Cerimonia di apertura del Parlamento del 2019 a Londra. 
La Regina prima della Cerimonia di apertura del Parlamento del 2019 a Londra. 
KEYSTONE/Leon Neal/Pool via AP

La notizia della morte della Regina Elisabetta II domina, ovviamente, i media di tutto il mondo. Ecco cosa scrivono quelli svizzeri e quelli britannici.

red / ATS

In prima pagina, nelle pagine speciali e nei programmi speciali: i media svizzeri hanno elogiato la Regina britannica Elisabetta II, morta giovedì, definendola, tra le altre cose, «forte come una roccia». La sua scomparsa, dopo oltre 70 anni di regno, è vista come una profonda cesura per la Gran Bretagna.

«Tages-Anzeiger»/«Basler Zeitung»/«Berner Zeitung»:

«La ‹roccia› della Gran Bretagna moderna non c'è più. (...) Probabilmente il mondo non vedrà più una vita simile. La Regina ha dato forma a un'epoca: grazie a lei, la monarchia è diventata un pilastro stabilizzante nella costruzione dello Stato britannico. (...) La Corona non è un copricapo e certamente non è una serie di Netflix, la Corona è il progetto di uno Stato che non conosce costituzione e che quindi deve sviluppare e modernizzare attentamente i suoi simboli, la sua tradizione e le sue istituzioni».

«Neue Zürcher Zeitung»:

«La Gran Bretagna sta vivendo una profonda rottura. (...) La Regina Elisabetta II ha simboleggiato la monarchia per generazioni di britannici, ed è per questo che molti non potrebbero e non vorrebbero immaginare un mondo senza di lei. (...) La Regina ha sempre mantenuto il sangue freddo, soddisfacendo così il bisogno di stabilità e continuità in un'epoca in cui poche cose sembravano destinate a durare. Per molti sudditi, la Monarca divenne una sorta di schermo di proiezione su cui riflettere i propri desideri insoddisfatti di dignità e di uno stile di vita appropriato».

«Blick»:

«La Regina amava le persone, le accompagnava nelle crisi e negli scandali. La sua promessa: insieme ce la faremo. Questo l'ha resa una roccia nel mare degli insicuri, dei senza speranza. Era venerata e rispettata in tutto il mondo per la sua fermezza e, naturalmente, per i 70 anni di servizio alla Corona britannica. Che lunga permanenza! (...) Ieri sera si è spenta la speranza della sua immortalità».

Radiotelevisione svizzera (SRF):

«Politicamente, la Regina non si è mai espressa. Il suo primo comandamento era di mostrare contegno, non sentimenti. (...) Dare coraggio e fiducia alla nazione quando le cose andavano male era uno dei grandi compiti della Regina. Lo ha fatto fino alla fine. (...) ‹Il mio cuore e la mia devozione›: la Regina ha promesso questo al suo popolo in un discorso natalizio di oltre 50 anni fa. La sua popolarità ininterrotta, ma anche il dolore della sua nazione in queste ore, testimoniano che Elisabetta II ha mantenuto la sua promessa.

«Luzerner Zeitung»/«St. Galler Tagblatt»/«Aargauer Zeitung»:

«Una regina per l'eternità. Ha rappresentato l'umanità, la stabilità e ha plasmato la Gran Bretagna fino alla fine. (...) La morte della Monarca rappresenta senza dubbio una profonda cesura e una prova per il Regno Unito di Gran Bretagna e Irlanda del Nord, scosso dalle conseguenze della Brexit e dagli sforzi per dividere il Paese. Ma è anche un momento storico per i 14 Stati indipendenti, di cui la Regina è rimasta a capo nella lontana Londra fino alla fine, al vertice del Commonwealth, come simbolo di coesione tra la madrepatria e le ex colonie britanniche».

«Watson.ch»:

«Elisabetta Alessandra Maria della Casa di Windsor non era solo la Regina. Era LA REGINA. (...) Né Carlo né William saranno in grado di sviluppare una statura paragonabile, nella sua successione. (...) Che la maestà di tutte le maestà riposi in meritata pace». 

«Arcinfo»/«Le Nouvelliste»:

«Quindi era mortale. (...) Lo avevamo dimenticato, vista la lunga durata del suo regno. (...) Elisabetta II ha esalato l'ultimo respiro e il pianeta sta vacillando. (...) Due cose sono certe oggi: Sua Maestà ci mancherà molto. E Dio salvi il Re».

«La Tribune de Genève»/«24 Heures»:

«La Regina ha servito il suo Paese fino all'ultimo respiro. (...) Il suo senso del dovere è rimasto assoluto come il primo giorno. Questo le ha dato anche la forza di incontrare il quindicesimo Primo Ministro del suo regno martedì a Balmoral. Una regina al lavoro anche negli ultimi istanti della sua vita».

«Le Temps»:

«La morte di Elisabetta II apre un enorme abisso per la Gran Bretagna. Non solo spazza via una parte enorme della storia britannica e mondiale. Senza dubbio costringerà anche la nazione a piangere definitivamente la sua antica grandezza. (...) La monarchia incarnata da Elisabetta II, che fino a giovedì sembrava dovesse durare per sempre, ha dato una parvenza di stabilità a un buon terzo della popolazione mondiale. (...) La sua successione non è assicurata».

I media britannici: «Il dolore è il prezzo dell'amore»

«Il dolore è il prezzo dell'amore». È l'epitaffio – parafrasato dal messaggio che Elisabetta II indirizzo al popolo americano dopo la tragedia dell' 11 settembre 2001 – che il Daily Telegraph dedica venerdì alla memoria della sovrana scomparsa. 

Il tributo dei media britannici è unanime, anche se declinato in forme diverse. Più emotivo sui tabloid, più meditato sui giornali d'opinione.

Fra i primi spiccano i titoli senza mezze misure del «Daily Mail» («I nostri cuori sono a pezzi») o del «Sun» («We loved you Ma'am»); mentre il «Mirror» si limita a un «Grazie» a tutta pagina, l'«Express» annuncia la morte della «nostra amata Regina» e persino il «Daily Star», foglio sensazionalista sempre a caccia di scandali nella famiglia reale, s'inchina a colei che «ha fatto il suo dovere».

«Times»:

Fra i secondi, il «Times» sintetizza il lascito di Elisabetta II come quella di «Una vita di servizio»; e nel suo articolo portante scrive: «La storia darà il suo verdetto definitivo con il passare del tempo, ma è difficile non pensare che ella sarà ricordata nient'altro che come uno dei più grandi monarchi della nostra storia».

«Guardian»:

Il progressista «Guardian» concepisce a sua volta la prima pagina come una sorta di lapide, con l'immagine della regina raffigurata nel fulgore della sua regalità, e sotto le date di nascita e morte (21 aprile 1926-8 settembre 2022).

All'interno riflette sul fatto che i cambiamenti dettati dalla modernità nei 70 anni di regno della figlia di Giorgio VI non permetteranno di fissare questo tempo forse come una «era elisabettiana», al contrario di quanto accaduto per l'era cosiddetta «vittoriana» segnata nell'800 in modo incombente dalla figura di un'altra sovrana britannica assai longeva, la regina Vittoria.

E tuttavia riconosce a Elisabetta II di aver svolto in modo «largamente irreprensibile la parte di una moderna monarca costituzionale».