Attentato all'ordine costituzionale«Arrestate Dodik», tensione alle stelle in Bosnia-Erzegovina
SDA
12.3.2025 - 21:11
Mandato d'arresto per Milorad Dodik con l'accusa di attentato all'ordine costituzionale.
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Tensione alle stelle in Bosnia-Erzegovina, dove oggi la Procura statale ha emanato un ordine di arresto per Milorad Dodik, il leader nazionalista serbo-bosniaco e presidente della Republika Srpska, l'entità a maggioranza serba del Paese balcanico, con l'accusa di attentato all'ordine costituzionale.
Keystone-SDA
12.03.2025, 21:11
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Analoghi ordini di arresto, con la medesima accusa, sono stati disposti dai giudici per il premier dell'entità Radovan Viskovic e il capo del parlamento locale Nenad Stevandic.
Provvedimenti che rinnovano e acuiscono ulteriormente il duro braccio di ferro tra le autorità centrali della Bosnia-Erzegovina a Sarajevo e il leader serbo-bosniaco, da tempo nell'occhio del ciclone e nel mirino della comunità internazionale per le sue crescenti aspirazioni separatiste.
Stati Uniti e Gran Bretagna hanno per questo sanzionato a più riprese Dodik sul quale pendono anche pesanti accuse di corruzione per operazioni economiche e finanziarie poco chiare condotte unitamente a esponenti della sua famiglia.
Ordine di arresto nel giorno del compleanno di Dodik
L'ordine di arresto è giunto nel giorno del compleanno di Dodik, che non si è mostrato peraltro eccessivamente preoccupato, ribadendo la sua posizione secondo cui si tratterebbe di una lunga e ostile «persecuzione politica» ai suoi danni.
«Tutto ciò è motivato politicamente. Non sono arrabbiato e non lascerò mai la Republika Srpska. Se qualcuno pensa che siamo dei codardi si sbaglia di grosso», ha detto Dodik in conferenza stampa insieme a Viskovic e Stevandic.
E ha denunciato un piano per abbattere la Republika Srpska «organizzato dai bosniaci musulmani» sulla base di decisioni di «uno straniero» che a suo dire non ha alcuna legittimità e potere per emanare tali decisioni.
Il riferimento è all'Alto rappresentante internazionale in Bosnia-Erzegovina, il tedesco Christian Schmidt, nemico numero uno di Dodik, del quale il leader serbo-bosniaco e l'intera dirigenza della Republika Srpska, appoggiati da Serbia e Russia, non riconoscono la legittimità.
Nuova e profonda crisi politica e istituzionale
A innescare la nuova e profonda crisi politica e istituzionale in Bosnia-Erzegovina – a 30 anni dalla fine della guerra e dall'accordo di pace di Dayton – è stata la condanna di Dodik in primo grado a fine febbraio a un anno di reclusione e sei di interdizione da ogni attività politica per disobbedienza alle delibere dell'Alto rappresentante.
Per tutta risposta il Parlamento della Republika Srpska ha adottato in tempi brevi una legge che vieta l'attività sul territorio dell'entità degli organi centrali di giustizia e polizia che fanno capo a Sarajevo. Legge subito sospesa dalla Corte costituzionale di Bosnia-Erzegovina, con Dodik, Viskovic e Stevandic che hanno al tempo stesso ignorato una convocazione da parte della Procura.
Pieno appoggio a Dodik da Serbia e Russia
In tale situazione di scontro aperto e altissima instabilità in Bosnia-Erzegovina – visitata due giorni fa dal segretario generale della NATO Mark Rutte – pieno appoggio a Dodik è stato espresso da Serbia e Russia, suoi tradizionali alleati.
Il ministro degli esteri russo Serghiei Lavrov, in un messaggio con gli auguri di compleanno, ha parlato di «assurdo processo politico» ordito contro il leader serbo-bosniaco, «un insulto alla giustizia» e di un colpo contro la Republika Srpska «ispirato dall'estero».
Per il presidente serbo Aleksandar Vucic, l'ordine di arresto per Dodik favorisce la «destabilizzazione» e crea «un totale caos nella regione». Preoccupato il premier serbo dimissionario Milos Vucevic, secondo il quale l'arresto di Dodik «aprirebbe la strada verso la guerra civile».
Il riacutizzarsi delle tensioni ha indotto la Eufor, la missone militare dell'Unione europea in Bosnia-Erzegovina, a rafforzare le proprie truppe, con reparti aggiuntivi che stanno affluendo da ieri nel Paese balcanico.