Medio Oriente Hamas cede sulla presenza dell'IDF a Gaza, un accordo per il cessate il fuoco si avvicina

SDA

12.12.2024 - 19:54

Hamas accetterà la presenza dell'esercito israeliano durante il cessate il fuoco sul cosiddetto corridoio Filadelfia.
Hamas accetterà la presenza dell'esercito israeliano durante il cessate il fuoco sul cosiddetto corridoio Filadelfia.
Keystone

Un'intesa tra Israele e Hamas per il rilascio degli ostaggi e un cessate il fuoco a Gaza sembra vicina, spinta dalla pressione degli Stati Uniti e dall'apertura di Hamas su alcuni punti critici.

La forte pressione dell'amministrazione del presidente degli Usa Joe Biden e l'indicazione non negoziabile del presidente eletto Donald Tump, che intende rientrare alla Casa Bianca a cose fatte, hanno accelerato in modo significativo i colloqui per l'accordo di rilascio degli ostaggi e il cessate il fuoco a Gaza.

Gli spostamenti convulsi dei mediatori in questi giorni tra il Cairo, Doha (Qatar), Gerusalemme, Vienna (e Ankara dietro le quinte) parlano chiaro. Così come le dichiarazioni, ufficiali o anonime, delle parti secondo cui una sintesi tra Gaza e Israele «non è mai stata così vicina».

Pressione su Netanyahu

Nel frattempo le parole del presidente eletto consegnate alla rivista statunitense «Time» risultano come un ulteriore pressione sul premier israeliano Benyamin Netanyahu: «Lui ha fiducia in me e sa che voglio la fine della guerra», ha detto Trump.

Senza però rivelare se il primo ministro gli abbia dato garanzia sulla fine del conflitto prima dell'inizio del suo mandato. «Se mi fido di Netanyahu? Non mi fido di nessuno», ha risposto secco.

Hamas cede sulla presenza dell'esercito nella Striscia

Il movimento islamista Hamas al potere a Gaza nel mentre, ha rivelato il quotidiano di New York «The Wall Street Journal», avrebbe ceduto su uno dei punti su cui si sono incagliate le trattative nei mesi scorsi e ha comunicato per la prima volta ai negoziatori che accetterà la presenza dell'esercito israeliano (Idf) durante il cessate il fuoco sul cosiddetto corridoio Filadelfia, zona cuscinetto al confine tra Gaza e l'Egitto, e nel corridoio di Netzerim, che divide in due la Striscia.

In questo luogo l'esercito negli ultimi mesi ha costruito, al posto di due lingue di sabbia due vere autostrade asfaltate, torrette e diverse strutture che fanno presumere l'intenzione di una permanenza non breve, sotto forma di controllo della minaccia militare di Gaza.

L'annuncio di un accordo sarebbe molto vicino

Hamas, secondo il media, «ha anche concordato che resterà a distanza dal lato palestinese del valico di Rafah tra Egitto e Gaza».

Il confine con il deserto resta però un tema critico dell'accordo tra Israele e uno dei paesi mediatori, l'Egitto. Che ha più volte ribadito di non tollerare la presenza delle forze armate dello stato ebraico sulla linea di demarcazione.

Tuttavia, la dichiarazione di un alto funzionario del Cairo al sito di informazioni con sede in Israele «Ynet» fa ritenere che negli incontri delle scorse settimane con omologhi israeliani sia stata trovata una composizione: «L'annuncio di un accordo è molto vicino», ha affermato la fonte.

Hamas apre alla Jihad islamica

L'organizzazione islamista intanto ha fornito un elenco di rapiti, tra cui cittadini statunitensi, che rilascerebbe: fino a 30 durante un periodo di cessate il fuoco di 60 giorni, in cambio della liberazione da parte di Israele di detenuti palestinesi e dell'ingresso di maggiori aiuti umanitari a Gaza.

Nella partita è entrata pure la Jihad islamica (un altro movimento islamista palestinese), che ha inviato una sua delegazione in Egitto - guidata dal capo Ziad al-Nakhala - per trattare direttamente, evidenziando che dopo le forti frizioni dei mesi scorsi con Yahya Sinwar, il capo di Hamas ucciso dall'esercito di Israele il 16 ottobre, il movimento islamista è sceso a patti.

Nello scambio tra ostaggi e detenuti palestinesi, quest'ultimi avrebbero dovuto essere scelti dai capi di Gaza, escludendo (o limitando di molto il numero) dei jihadisti incarcerati in Israele da liberare.

Positività anche da parte di Israele

Il governo israeliano, nonostante sia chiaro che le trattative hanno preso slancio, sta mantenendo la linea del «no comment». Ma il consigliere per la sicurezza nazionale degli Usa Jake Sullivan, dopo aver incontrato oggi Netanyahu a Gerusalemme, ha affermato di aver «avuto la sensazione che il primo ministro sia pronto all'intesa».

Secondo alcune fonti, Israele starebbe puntando a un accordo umanitario limitato, ossia il rilascio di tutte le donne, gli anziani, i malati e i feriti.

Eventualità a cui si oppongono con forza le famiglie degli ostaggi: «Un'intesa parziale condanna mio fratello a morte», ha dichiarato a «Ynet» Ophir Angrest, 16 anni e mezzo, fratello di Matan, 21 anni, soldato israeliano rapito il 7 ottobre.

Nel frattempo, un rapporto definitivo del ministero della sanità è stato presentato nella residenza del presidente israeliano Isaac Herzog in occasione della Giornata internazionale dei diritti umani.

Il documento, redatto in base alle informazioni mediche e alle testimonianze degli ostaggi rilasciati nell'accordo di gennaio, riferisce episodi di «violenze brutali, pestaggi, ustioni, abusi sessuali su uomini, donne e bambini».