Guerra in Medio OrienteHezbollah minaccia «la coalizione del male» che protegge Israele
SDA
28.12.2023 - 21:34
Anche l'Italia finisce nel mirino degli Hezbollah nel grande caos scatenato dagli attacchi di Hamas del 7 ottobre e dalla guerra a Gaza che ne è seguita. I miliziani libanesi, alleati dell'Iran, hanno indicato anche Roma tra i partecipanti di quella che hanno definito «la coalizione del male», ovvero l'alleanza marittima occidentale guidata dagli Stati Uniti e «creata per proteggere gli interessi di Israele nel Mar Rosso».
28.12.2023, 21:34
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Ad una folla di seguaci che partecipavano alle esequie di uno dei combattenti uccisi nel sud del Libano, il numero due del partito armato Naim Qassem ha minacciato che è «necessario far fronte comune contro la coalizione del male di Stati Uniti, Israele, Francia, Gran Bretagna, Italia e Germania, con la coalizione del bene delle forze della resistenza anti-israeliana in Palestina, Libano, Iran, Yemen e Iraq».
L'Italia nelle settimane scorse è stata tra i Paesi che hanno risposto positivamente all'appello americano all'avvio di una coalizione per proteggere le imbarcazioni civili dagli attacchi del gruppo yemenita filo-iraniano degli Houthi: il primo contributo è stato quello di anticipare l'invio nel mar Rosso della fregata Virginio Fasan, inizialmente previsto per il prossimo febbraio, per rafforzare la missione europea anti-pirateria Atalanta che opera nell'area.
«Uomini e bambini spogliati» in uno stadio a Gaza City
Sul fronte di Gaza intanto, all'83esimo giorno di guerra, la CNN ha diffuso un video che sembra mostrare «uomini e bambini spogliati» e donne detenute in uno stadio nel nord della Striscia, precisamente lo Yarmouk di Gaza City.
Di recente l'esercito israeliano ha fatto sapere di aver arrestato in quell'area molte persone e tra queste miliziani di Hamas. E ha ripetuto che i detenuti sono stati fatti spogliare per accertare che non avessero addosso cinture esplosive.
Le immagini del video, secondo l'ONG Euro-Mediterranean Human Rights Monitor, si riferirebbero alla detenzione «di centinaia di palestinesi del quartiere Sheikh Radwan di Gaza City». La CNN ha riferito di aver contattato l'Idf per avere spiegazioni, ma di non aver «ancora ricevuto risposta».
Israele ammette «la morte imprevista di civili innocenti»
Israele ha invece ammesso di aver usato armi sbagliate nel bombardamento il 24 dicembre scorso del campo profughi di al-Maghazi a Gaza, provocando «la morte imprevista di civili innocenti», stimati in circa 100 secondo fonti palestinesi. L'esercito, citato dalla radio pubblica Kan, ha espresso rammarico riconoscendo di aver colpito per errore edifici vicini ad obiettivi di Hamas causando «estesi danni collaterali».
La morsa israeliana nella Striscia non accenna comunque a diminuire con i continui raid diretti verso le postazioni di Hamas e gli scontri diretti sul campo con i miliziani della fazione islamica. Il ministero della Sanità, retto da Hamas, ha denunciato che «50 palestinesi sono stati uccisi» oggi a Beit Lahia (nord dell'enclave), Khan Younis (nel sud) e ancora ad al-Maghazi (nel centro), portando il numero complessivo delle vittime – senza distinzione tra civili e miliziani – a 21'320.
Nell'area di Darj-Tuffah – vicino Gaza City – l'esercito (in tutto sono 167 i soldati morti dall'inizio dell'operazione di terra) ha riferito che è stato «distrutto un edificio usato per tirare razzi», sono stati «uccisi terroristi» e sequestrate «grandi quantità di armi e equipaggiamento da combattimento». Mentre in un raid aereo nella stessa area è stata colpita «una squadra in procinto di compiere un attacco con missili anti tank».
Le trattative di una tregua sono del tutto bloccate
Se a parlare sono ancora le armi è anche perché le trattative per un'eventuale tregua e uno scambio di ostaggi sono del tutto bloccate. L'Egitto – uno dei protagonisti dei negoziati insieme al Qatar – ha detto di non aver ancora ricevuto né da Israele né da Hamas una risposta al suo piano per fermare il conflitto e disegnare il futuro di Gaza.
Tuttavia fonti della fazione islamica – compreso Yahya Sinwar, il leader nella Striscia – nei giorni scorsi hanno fatto sapere di respingere il piano. Ad occuparsi del futuro di Gaza nel dopoguerra è stata anche una riunione del Gabinetto di guerra israeliano. Sul tavolo un piano formulato dalla sicurezza nazionale sulle varie fasi dopo la conclusione dei combattimenti.
Intanto migliaia di giovani israeliani hanno sfilato a Gerusalemme davanti alla Knesset per chiedere la liberazione dei circa 130 ostaggi ancora in cattività a Gaza. Lo slogan più diffuso era «tutti e subito». Ma anche la tensione in Cisgiordania non accenna a diminuire: un palestinese è stato ucciso a Ramallah durante scontri con l'esercito israeliano in azione contro decine di cambiavalute, ritenute «le banche di Hamas» nei Territori.