Guerra in Medio Oriente Ecco perché Israele ha finora esitato con l’offensiva di terra a Gaza, che ora sembra vicinissima

mmi

20.10.2023

I razzi vengono lanciati dalla Striscia di Gaza verso Israele.
I razzi vengono lanciati dalla Striscia di Gaza verso Israele.
KEYSTONE

Dopo l'attacco terroristico di Hamas, il Governo israeliano ha annunciato che avrebbe utilizzato tutti i suoi mezzi per distruggere il gruppo islamico radicale. Ma la tanto temuta offensiva di terra per il momento non ha ancora avuto luogo. Ecco le ragioni.

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Hai fretta? blue News riassume per te

  • Dopo l'attacco di Hamas contro Israele del 7 ottobre, il Governo israeliano ha annunciato che avrebbe distrutto il gruppo terroristico con tutti i mezzi possibili.
  • Questo significa che l’esercito israeliano risponderà dall’aria, dal mare e dalla terra.
  • Ma la tanto temuta invasione della Striscia di Gaza da parte delle truppe di terra per il momento non si è concretizzata.
  • Secondo un esperto militare, ci sono diverse ragioni per l'esitazione di Israele.
  • La prima, Israele ha ancora ragioni per negoziare. La seconda, la politica internazionale esercita pressioni su Israele, soprattutto il suo alleato, gli Stati Uniti. La terza, Hamas ha un «vantaggio interno» nella Striscia di Gaza. La quarta, il pericolo silente al confine con il Libano.

Un’offensiva globale dall’aria, dal mare e dalla terra è l’unico modo per vincere questa battaglia, ha recentemente annunciato il capo della sicurezza nazionale Tzachi Hanegbi. Israele distruggerà le capacità militari e amministrative di Hamas e garantirà che non possano essere ripristinate.

Con queste parole nette, Hanegbi chiarisce che per Israele non c’è altra opzione che la distruzione di Hamas. Poco dopo l’attacco del gruppo terroristico, avvenuto due settimane fa, il Governo israeliano di Benjamin Netanyahu non ha lasciato dubbi sul fatto che questo sarebbe avvenuto con un’invasione di truppe di terra.

Da allora, decine di migliaia di palestinesi nella Striscia di Gaza sono in fuga. I politici internazionali e i media si aspettavano già che le truppe israeliane entrassero nella Striscia lo scorso fine settimana. Ma questo non è ancora successo. Perché?

Recentemente si è diffusa la voce che la causa della mancata offensiva della fanteria finora fosse il cielo nuvoloso e la conseguente scarsa visibilità per soldati, droni e piloti. Le ragiono sono però anche altre.

Israele ha ancora motivo per negoziare

Come valuta l'esperto militare Christian Mölling nel programma mattutino dell'emittente tedesca ZDF, l'esitazione di Israele è multiforme.

Secondo Mölling, il Paese vuole concedere più tempo alle soluzioni che potrebbero essere raggiunte attraverso i negoziati. Non appena non ci sarà più nulla di cui parlare e non ci saranno più ostaggi da liberare, l’offensiva di terra potrebbe iniziare. L'esperto ritiene inoltre che Israele stia cercando di trovare una soluzione che colpisca il minor numero possibile di civili.

L’esercito israeliano ha fatto una dichiarazione simile. Il loro portavoce, Arye Sharuz Shalicar, ha detto domenica sera all'ARD che un numero ancora maggiore di civili palestinesi dovrebbe raggiungere il sud della Striscia di Gaza per non correre il pericolo di un'offensiva di terra nel nord della fascia costiera.

La pressione politica

Mölling vede inoltre anche la pressione politica, soprattutto da parte degli Stati Uniti, come un ulteriore motivo per cui Israele non abbia lanciato subito un'offensiva di terra. In un'intervista pubblicata domenica, il presidente statunitense Joe Biden ha descritto i possibili piani di Israele di occupare la Striscia di Gaza come un «grosso errore».

Il «vantaggio in casa» di Hamas

L'esperto vede nell'eventualità di un'offensiva di terra un chiaro vantaggio per i terroristi di Hamas nella Striscia. Gli estremisti islamici «si stanno ovviamente muovendo nel loro territorio, (...) dove conoscono ogni angolo».

Un territorio di piccole dimensioni, ma estremamente densamente popolato, soprattutto nelle aree metropolitane. Il famigerato sistema di tunnel che attraversa il sottosuolo di Gaza rende molto più difficile il lavoro delle truppe di terra.

Inoltre Hamas non è un esercito, ma un gruppo terroristico, afferma Mölling. È difficile per le truppe israeliane distinguere chi è un terrorista e chi è un civile. I soldati si troverebbero in una situazione «in cui difficilmente riescono a distinguere tra amico e nemico».

La situazione è aggravata dal fatto che il gruppo utilizza i civili come scudi umani e «semplicemente si nasconde dietro di essi», sottolinea Mölling.

Tutti - soprattutto gli israeliani - sono consapevoli che «sarà un'operazione molto difficile» che costerà non solo la vita dei palestinesi e dei combattenti di Hamas, ma «soprattutto quella degli israeliani», dice l'esperto.

Il pericolo silente dal Libano

Mentre attualmente l’attenzione è rivolta soprattutto alla regione attorno alla Striscia di Gaza, la situazione sta peggiorando anche al confine israeliano con il Libano.

Dopo gli attacchi terroristici di Hamas contro Israele e i contrattacchi del suo esercito, negli ultimi giorni sono aumentati gli incidenti al confine tra il Paese e il Libano. Crescono le preoccupazioni per un’ulteriore escalation con la milizia sciita filo-iraniana Hezbollah.

«Dal punto di vista israeliano è ovviamente negativo dover affrontare due problemi contemporaneamente», riassume Mölling.

E questo gioca un ruolo anche nelle considerazioni sull’offensiva di terra. Gli israeliani dovrebbero vedere come possono diventare attivi nella Striscia senza innescare molti altri problemi nel nord, ma possibilmente anche in Cisgiordania.