Per un genitore non c'è pensiero peggiore che quello della morte di un figlio. Per Tom Hand, che viveva nel Kibbutz Be'eri vicino alla Striscia di Gaza, la notizia del decesso della figlia Emily di otto anni è stata invece un sollievo.
Quando le sirene di allarme hanno iniziato a suonare, lo scorso sabato mattina, non era molto preoccupato, dato che questo accadeva praticamente tutti i giorni, come spiega l'israeliano in un'intervista alla «CNN».
Sua figlia aveva passato la notte da un'amichetta.
Ma quando ha sentito gli spari rimbombare nelle immediate vicinanze, ormai era già troppo tardi. Il kibbutz dove viveva è stato sotto tiro per ben 12 ore. Dopo di che, Tom Hand ha atteso per due giorni notizie su dove si trovasse sua figlia e cosa le fosse successo.
In a heart-wrenching interview on @CNNsitRoom, CNN reporter Clarissa Ward speaks with @WolfBlitzer about a grieving father who finally received confirmation of his daughter's tragic death during the Hamas attack. Watch: pic.twitter.com/F9Yh3lW5KI
«O è morta o è a Gaza»: queste a suo avviso le opzioni citate nell'intervista televisiva concessa alla CNN.
E quando ha saputo che la sua Emily era stata trovata morta, per lui è stata - per assurdo - la migliore notizia possibile. E spiega al giornalista mentre le lacrime gli rigano il viso: «Se sa cosa stanno facendo [Hamas] alla gente di Gaza, è di certo peggio della morte».
«Emily avrebbe avuto paura ogni minuto, ogni ora e forse per i prossimi anni», dice. «In confronto a questo, la morte è una benedizione», esclama il padre.