Argentina Ecco cosa si sa sull'autore del tentato omicidio di Kirchner

SDA / Red

2.9.2022

Si delinea sempre più precisamente il profilo dell'uomo che a Buenos Aires ha puntato una pistola contro la vicepresidente argentina Cristina Fernández de Kirchner mentre scendeva dall'auto davanti alla sua casa. 

SDA / Red

Dall'arma non è partito nessun colpo. A pochi metri dalla scena dell'attacco, segnalano i media argentini, è stata ritrovata una pistola calibro 32 Bersa di fabbricazione argentina con 5 proiettili nel caricatore e in condizione di sparare.

Già arrestato nel 2021

Trentacinque anni, brasiliano, con precedenti giudiziari. È questo il profilo di Fernando André Sabag Montiel, l'aggressore.

Un omicidio sventato solo perché la pistola, carica, non ha sparato quando l'uomo presumibilmente ha premuto il grilletto, per motivi che saranno appurati dalle indagini.

Secondo quanto riferito dall'agenzia di stampa statale Telam, Sabag Montiel era stato arrestato il 17 marzo 2021 a Buenos Aires mentre si trovava all'interno di un'auto senza targa posteriore, Portava con sé un coltello lungo 35 centimetri.

Autista e addetto alla consegna di ordini online

Secondo i dati a disposizione degli investigatori, l'uomo è nato il 13 gennaio 1987 e sebbene abbia vissuto stabilmente in Argentina dal 1998, l'ultimo ingresso nel Paese risale al 2018.

Secondo il database dell'Interpol, Sabag Montiel non ha precedenti penali in Brasile, e su di lui non pende alcuna richiesta di cattura attiva.

Secondo i registri commerciali, l'aggressore risulta essere un autista che si dedica anche alla consegna di ordini per varie app. L'auto con cui lavorava corrisponde alla Chevrolet nera in cui era stato arrestato più di un anno fa. 

Tatuaggi e «like» discutibili

È dai suoi profili social che emerge la sua personalità, e il collegamento di Sabag Montiel con il mondo dei gruppi radicalizzati. Sui suoi account, cancellati venerdì mattina ma analizzati dai media argentini, si presenta come Fernando «Salim» Montiel.

Il suo profilo Instagram, dove si definisce «cristiano», è pieno di immagini che lo ritraggono da solo: davanti allo specchio, in palestra, a sfoggiare i suoi tatuaggi. Sul gomito sinistro porta uno ‹schwarze Sonne›, il sole nero simbolo esoterico utilizzato da diversi movimenti legati al neonazismo.

Altri tatuaggi, riferisce il quotidiano Clarin, sono «Irminsul», simbolo nordico dell'albero del mondo, e il «Mjölnir», il martello del dio Thor. E in post, lo stesso Sabag Montiel dice di essersi tatuato anche una svastica.

Tra le pagine che l'attentatore segue sui social, alcune si presentano come «logge» o «ordini massonici». I ‹mi piace› sono presenti su profili come «Comunismo satanico» e «Scienze occulte ermetiche», riporta il sito La Nacion. Ce ne sono anche altre che alludono alla credenza «Wicca», una religione neopagana.

100 proiettili in casa

La polizia ha rinvenuto nella casa di Sabag Montiel 100 proiettili di pistola. Lo riferisce venerdì il quotidiano La Nación.

Citando fonti investigative, il giornale precisa che gli agenti hanno fatto irruzione in un monolocale che l'uomo aveva affittato nella cittadina di San Martín, alla periferia di Buenos Aires.

Un indirizzo a cui la polizia è giunta dopo aver perquisito un primo appartamento che era della famiglia dell'attentatore, ma in cui non abitava lui, ma alcuni inquilini.

L'appartamento di San Martín è stato localizzato dopo la segnalazione del proprietario, che ha riconosciuto l'attentatore in tv, ed ha consegnato una copia delle chiavi della casa alla polizia.

La perquisizione ordinata dalla giudice antiterrorismo María Eugenia Capuchetti ha permesso di rinvenire due scatole contenenti ciascuna 50 proiettili. Si è anche appreso che Sabag Montiel non era in possesso di un porto d'armi.

Manifestazioni di solidarietà

Organizzazioni politiche, sindacali e sociali e migliaia di cittadini sono scesi in piazza venerdì a Buenos Aires in «difesa della democrazia» e per condannare l'attentato subito dalla vicepresidente.

Dalla mattina, lunghe file di manifestanti hanno iniziato a radunarsi nel centro della capitale argentina. La decisione del presidente Alberto Fernandez di decretare una giornata di sospensione del lavoro affinché «il popolo argentino possa esprimersi» ha ulteriormente ampliato l'appello alla mobilitazione.

I primi manifestanti hanno cominciato a radunarsi davanti alla Casa Rosada, sede dell'Esecutivo, intorno alle 10 del mattino locali, dove hanno appeso delle bandiere a sostegno della vicepresidente.

Con lo slogan «Con la bandiera per difendere la democrazia», promosso dalla coalizione di governo Frente de Todos (FdT), diverse organizzazioni si sono poi riunite dalla tarda mattinata all'incrocio tra le strade Avenida de Mayo e Avenida 9 de Julio, per marciare verso Plaza de Mayo.