I mandati d'arresto Da Putin a Maduro, ecco i leader nel mirino della Corte penale internazionale

SDA

21.11.2024 - 19:50

In una recente manifestazione svolta a Berlino sono stati mostrati diversi striscioni e cartelli contro il presidente russo Vladimir Putin.
In una recente manifestazione svolta a Berlino sono stati mostrati diversi striscioni e cartelli contro il presidente russo Vladimir Putin.
KEYSTONE

Con il mandato d'arresto spiccato contro il premier israeliano Benyamin Netanyahu, insieme all'ex ministro della Difesa Yoav Gallant, si allunga la lista dei capi di Stato e di governo perseguiti dalla Corte penale internazionale con le accuse di crimini di guerra e crimini contro l'umanità. Da Muammar Gheddafi a Omar al Bashir, e più recentemente Vladimir Putin.

Ultimo in ordine di tempo era stato per l'appunto il presidente russo, accusato nel marzo del 2023 di «deportazione illegale» di bambini dalle zone occupate dell'Ucraina alla Russia, insieme a Maria Alekseyevna Lvova-Belova, commissaria per i diritti dei bambini del Cremlino.

Sempre a causa dell'invasione dell'Ucraina, nel mirino della Corte sono finiti altri otto alti gradi russi, tra cui l'ex ministro della Difesa Sergei Shoigu e l'attuale capo di stato maggiore Valery Gerasimov, considerati entrambi possibili responsabili dei ripetuti attacchi alle infrastrutture energetiche ucraine.

Precedenti in Libia e Sudan

Prima di Putin, nel 2011 l'Aja accusò di crimini contro l'umanità Muammar Gheddafi, ma il caso decadde con la morte del rais libico nel novembre dello stesso anno. Un simile provvedimento fu emesso per il figlio Seif al Islam e per il capo dei servizi segreti Abdellah Senussi.

Tra gli altri leader di spicco perseguiti, l'ex presidente sudanese Omar al Bashir. Nel 2008, infatti, il procuratore capo della Corte Luis Moreno Ocampo lo accusò di essere responsabile di genocidio e crimini contro l'umanità, così come all'origine della guerra in Darfur cominciata nel 2003.

Alcuni casi chiusi, altri di lunga data

Anche Laurent Gbagbo, ex presidente della Costa d'Avorio, è finito all'Aja, ma dopo un processo per crimini contro l'umanità è stato assolto nel 2021 in appello.

Nel 2016 la Corte penale internazionale ha condannato l'ex vicepresidente del Congo, Jean-Pierre Bemba, per assassinio, stupro e saccheggio, in quanto comandante delle truppe che commisero atrocità continue e generalizzate nella Repubblica Centrafricana nel 2002 e 2003.

Il signore della guerra ugandese Joseph Kony, che dovrebbe rispondere di ben 36 capi d'imputazione tra cui omicidio, stupro, utilizzo di bambini soldato, schiavitù sessuale e matrimoni forzati, è la figura ricercata dalla Cpi da più tempo: il suo mandato d'arresto venne spiccato nel 2005.

Tra gli altri dossier aperti e su cui indaga l'Aja c'è l'inchiesta sui crimini contro la minoranza musulmana dei Rohingya in Birmania.

Un'altra indagine è quella su presunti crimini contro l'umanità commessi dal governo del presidente venezuelano Nicolas Maduro.

L'infarto prima del processo

E non è solo l'Aja ad aver processato capi di Stato e di governo: nel 2001, l'ex presidente Slobodan Milosevic fu accusato di crimini di guerra, genocidio e crimini contro l'umanità dal Tribunale penale internazionale per l'ex Jugoslavia.

Arrestato, morì d'infarto in cella all'Aja nel 2006, prima che il processo potesse concludersi.

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