Dopo l'attentato Da Haley a DeSantis, gli ex anti Trump s'inchinano a lui

SDA

17.7.2024 - 20:43

Show di unità alla convention repubblicana di Milwaukee. Quella su cui punterà anche Donald Trump nel suo discorso di accettazione della nomination giovedì, per contrapporla alle divisioni e alle contorsioni di un partito democratico sempre più lacerato sulla candidatura di un Joe Biden che crolla nei sondaggi.

Lo «sleepy Joe» viene preso di mira anche in un video proiettato sui maxi schermi del Fiserv Forum, tra cadute, inciampi e fallimenti sulla presunta «invasione» dei migranti.

Tutti gli ex rivali delle primarie, compresi quelli più acerrimi come Nikki Haley e Ron DeSantis, si sono inginocchiati e hanno baciato l'anello di quello che ormai è il re incontrastato di un partito che non ha più nulla a che fare col vecchio Grand Old Party di Lincoln e Reagan.

Un allineamento indispensabile per salvare la propria carriera politica in un'arena Maga adorante che martedì sera ha celebrato il suo idolo – ricomparso con l'orecchio bendato dopo l'attentato – come l'unto del Signore, con un entusiasmo che manca ai democratici e senza una voce critica o di dissenso.

Trump ha trovato il suo giovane erede

E che sembra aver già trovato il suo giovane erede: il 39enne senatore dell'Ohio JD Vance, presentato dalla moglie Usha Chilukuri – di origini indiane – per il debutto come vice del tycoon nel terzo giorno della kermesse.

Il focus mercoledì è sulla sicurezza nazionale, con i suoi riflessi sulla politica estera («Make America Strong Once Again»): dall'Ucraina a Gaza, dalla NATO alla Cina e Taiwan, che secondo The Donald «dovrebbe pagarci per la difesa perché non siamo diversi da una compagnia assicuratrice».

Voltafaccia di Nikky Haley

L'esempio più eclatante della conversione sulla via di Milwaukee, dopo gli spari al tycoon, è quello dell'ex ambasciatrice all'Onu Nikky Haley, che aveva definito Trump troppo vecchio e inadatto alla carica, nonché debole con Putin, ricevendo in cambio appellativi come «cervello da gallina» e l'accusa di fare il gioco dei democratici.

Inizialmente non era neppure stata invitata, nonostante avesse preannunciato il suo sostegno a Trump e avesse svincolato i suoi delegati incoraggiandoli a votarlo. Poi è stata aggiunta alla lista dei relatori il giorno dell'attentato.

E martedì sera ha fatto la sua parte, anche se la platea è stata freddina riservandole più di qualche fischio e buu: da un lato ha cercato di perorare la causa con quanti hanno ancora riserve sull'ex presidente (come molti suoi fan), dall'altro ha ammonito che il partito deve andare oltre la sua base.

«Non dovete essere d'accordo con Trump il 100% delle volte»

«Trump mi ha chiesto di parlare a questa convention in nome dell'unità, è stato un invito gentile e sono stata felice di accettarlo», ha esordito mettendo subito in chiaro che il tycoon ha il suo «forte endorsement» e invitando i repubblicani a mettere da parte le differenze a sostegno del tycoon «per salvare il Paese».

«Non dovete essere d'accordo con Trump il 100% delle volte per votare per lui. Prendete esempio da me», ha spiegato l'ex governatrice del Sud Carolina.

«Non sono sempre stata d'accordo con lui. Ma siamo più spesso d'accordo che in disaccordo. Siamo d'accordo nel mantenere forte l'America, nel mantenere l'America al sicuro e sul fatto che i democratici si sono spostati così tanto a sinistra da mettere in pericolo le nostre libertà», ha proseguito, attaccando il presidente e la sua vice («un voto per Biden è un voto per Harris»).

Ma Haley ha anche avvisato che «non dobbiamo solo essere un partito unito, dobbiamo anche espanderlo. Siamo più forti quando accogliamo nel nostro partito persone che hanno background ed esperienze diverse».

DeSantis rispolvera i cavalli di battaglia

Il governatore della Florida DeSantis – applauditissimo – ha parlato invece più alla base, rispolverando i suoi cavalli di battaglia su immigrazione e lotta anti woke. Ha elogiato Trump per le sue politiche economiche e sui confini del Paese. E ha attaccato Biden per la sua incapacità di adempiere ai suoi doveri.

Ovazione anche per il senatore Marco Rubio – ex rivale nelle primarie del 2016 ed ora segretario di Stato in pectore – che ha difeso l'America first: «Non c'è assolutamente nulla di pericoloso o di divisivo nel mettere gli americani al primo posto. Chiunque si sia offeso per aver messo l'America al primo posto ha dimenticato cosa è americano e cosa significa americano. L'americano non è il colore della nostra pelle o la nostra etnia. Come ci ricorda la storia del nostro prossimo vicepresidente JD Vance, siamo tutti discendenti di persone comuni che hanno ottenuto risultati straordinari».

Nel box protetto dell'arena con Vance e famigliari, Trump applaudiva, sorrideva e si godeva lo show di una corte che lo omaggiava e lo celebrava.