Un'esplosione in pieno centro squarcia il pomeriggio di San Pietroburgo. Oltre 200 grammi di Tnt, nascosti dentro a una statuetta, sono stati fatali per Vladlen Tatarsky, noto blogger militare nazionalista e corrispondente di guerra russo rimasto ucciso, altre 25 persone sono rimaste ferite, alcune in modo grave.
Investigatori russi sulla scena dell'esplosione
Lo «Street bar» cafe a San Pietroburgo, dove è avvenuta l'esplosione.
Gli agenti controllano perimetro attorno al luogo dell'attentato.
Non è ancora chiaro chi ci sia dietro all'evento.
Attentato a San Pietroburgo
Investigatori russi sulla scena dell'esplosione
Lo «Street bar» cafe a San Pietroburgo, dove è avvenuta l'esplosione.
Gli agenti controllano perimetro attorno al luogo dell'attentato.
Non è ancora chiaro chi ci sia dietro all'evento.
Hai fretta? blue News riassume per te:
- Il noto blogger nazionalista e corrispondente di guerra russo Vladlen Tatarsky è morto nell'esplosione in un bar caffè a San Pietroburgo.
- Ci sono almeno 25 feriti.
- Il blogger seguiva da vicino lo svolgimento della guerra in Ucraina e in passato ha anche criticato l'efficacia delle truppe russe sul terreno.
L'ufficio del procuratore del distretto Vasileostrovsky della città ha ordinato l'apertura di un'inchiesta. La matrice dell'attentato – autori, mandanti e movente – resta da definire, ma l'attenzione si concentra al momento sul profilo della vittima.
Vladlen Tatarsky (vero nome Maxim Fomin), 40 anni, era diventato noto all'inizio dell'invasione russa in Ucraina, pubblicando video quotidiani intitolati Vecherny Vladlen (Evening Vladlen) in cui analizzava l'andamento della cosiddetta operazione speciale, dando anche consigli tecnici alle truppe mobilitate.
Vicino a Yevgeny Prigozhin, il capo della milizia privata russa Wagner, è morto in quello che stando ai media ucraini era proprio uno dei locali dello 'chef di Putin', lo Street Food Bar, tra la Neva e l'Università.
Una ragazza avrebbe portato un «regalo» per lui
«Probabilmente» è stata «una ragazza» a portare nel locale l'ordigno che ha ucciso il blogger, ha riferito una fonte citata dall'agenzia russa Ria Novosti, precisando che «c'era una statuetta nella scatola: un regalo destinato al signor Tatarsky».
Il gruppo Cyber Front Z, che sui social si autodefinisce «i soldati dell'informazione russa», ha rivelato di aver affittato il caffè per una serata dibattito dove lo stesso blogger avrebbe dovuto prendere la parola. «C'è stato un attacco terroristico. Abbiamo preso alcune misure di sicurezza ma purtroppo non sono bastate», ha riferito il gruppo su Telegram.
Oltre mezzo milione di followers su Telegram
Tatarsky, seguitissimo sui social con oltre mezzo milione di follower su Telegram, aveva girato e postato un video della cerimonia al Cremlino dove il presidente russo Vladimir Putin pronunciò il discorso dell'annessione delle regioni ucraine di Lugansk, Donetsk, Kherson e Zaporizhzhia.
Tatarsky in passato non aveva risparmiato critiche ai vertici militari russi dopo alcune disfatte subite e per l'inefficienza delle stesse truppe di Mosca.
Le reazioni di Mosca e Kiev
Il ministero degli Esteri russo ha reso omaggio a Tatarsky, mentre Kiev ha evocato la pista del «terrorismo interno», che sarebbe diventato uno «strumento di lotta politica», ha affermato il consigliere presidenziale Mykhailo Podolyak.
E l'esplosione lascia aperti molti interrogativi. In particolare sul ruolo assunto dallo stesso Tatarsky e da Prigozhin sullo sfondo del conflitto in Ucraina e in particolare sulla guerra di potere che si combatte nella cerchia del Cremlino.
Secondo il vice maresciallo dell'aeronautica britannica in pensione, Sean Bell, non ci sarebbero abbastanza dettagli per suggerire un mandante dietro l'esplosione, ritenendo al contempo «improbabile» che il governo ucraino sia coinvolto. «Con l'aumento delle vittime russe della guerra in Ucraina, aumentano i disordini interni a casa», ha affermato.
Parallelismi con l'omicidio di Darya Dugina
Secondo i media britannici se si avvalora l'ipotesi che Tatarsky sia stato deliberatamente preso di mira, allora il suo sarebbe il secondo assassinio sul suolo russo di una figura di alto profilo associata proprio alla guerra in Ucraina.
Lo scorso agosto il servizio di sicurezza federale russo accusò i servizi segreti ucraini di aver ucciso Darya Dugina, la figlia di un ultranazionalista, in un attentato con un'autobomba vicino a Mosca. L'Ucraina ha però negato il suo coinvolgimento.
Mosca sempre più isolata
L'attentato arriva in un momento in cui le forze di Mosca registrano fallimenti in Donbass, e la Russia è sempre più isolata sul piano internazionale.
Tuttavia Washington mantiene un canale aperto con Mosca con il preciso obiettivo di liberare il giornalista del Wall Street Journal, Evan Gershkovich, accusato di spionaggio. Il segretario di Stato Usa Antony Blinken, al telefono con il ministro degli Esteri Serghiei Lavrov, ne ha chiesto l'immediato rilascio.
La risposta non poteva essere più secca: «Tocca a un tribunale decidere della sua sorte». A conferma del gelo persistente, Maria Zakharova si è scagliata contro l'occidente per la sua mancata reazione alla morte di Tatarsky: è una cosa che «parla da sola, nonostante le loro preoccupazioni per il benessere dei giornalisti e della stampa libera».
SDA