Medio Oriente «Arrestate Netanyahu e Sinwar per crimini di guerra»

SDA

20.5.2024 - 22:51

Israele e Hamas hanno commesso «crimini di guerra e contro l'umanità a Gaza», per questo i loro leader devono essere arrestati.

Fumo proveniente da una postazione dell'esercito israeliano colpita dai combattenti di Hezbollah, vista dal villaggio di Tair Harfa, un villaggio libanese al confine con Israele, nel sud del Libano, venerdì 20 ottobre 2023.
Fumo proveniente da una postazione dell'esercito israeliano colpita dai combattenti di Hezbollah, vista dal villaggio di Tair Harfa, un villaggio libanese al confine con Israele, nel sud del Libano, venerdì 20 ottobre 2023.
KEYSTONE

La richiesta shock è stata avanzata dal procuratore capo della Corte penale internazionale dell'Aja Karim Khan, che ha invocato dalla Camera preliminare del tribunale mandati di cattura per il premier Benyamin Netanyahu e il suo ministro della Difesa Yoav Gallant, così come per il boss di Hamas a Gaza Yahya Sinwar, il capo delle Brigate Qassam Mohammed Deif e il leader all'estero Ismail Haniyeh.

Tra i capi d'imputazione contestati alla fazione islamica dal 7 ottobre 2023, giorno dell'assalto ai kibbutz, ci sono «sterminio, omicidio, presa di ostaggi, violenza sessuale, tortura».

Hamas e Israele respingono le accuse

Per Israele, Khan ha puntato invece sulle conseguenze dell'assedio totale alla Striscia che hanno comportato «denutrizione come strumento di guerra, sterminio, persecuzione, assassinio» e la «privazione sistematica dei mezzi per la sopravvivenza».

Accuse respinte sia da Israele sia da Hamas. Netanyahu le ha bollate come «uno scandalo che non fermerà né me» né Israele. Hamas ha denunciato la confusione «tra vittima e carnefice» ed ha ammonito che la richiesta del procuratore della Cpi «incoraggerà la continuazione della guerra di sterminio».

Israele fa quadrato attorno ai suoi dirigenti

Anche gli Usa sono scesi in campo per contestare l'impostazione di Khan, definita «vergognosa» dal presidente Joe Biden. «Vorrei essere chiaro: qualunque cosa questo procuratore possa dire, non esiste alcuna equivalenza, nessuna, tra Israele e Hamas. Saremo sempre al fianco di Israele contro le minacce alla sua sicurezza».

Lo Stato ebraico ha fatto quadrato attorno alla sua dirigenza e il fuoco di sbarramento contro l'iniziativa di Khan è stato compatto sia da parte della maggioranza di governo sia da parte dell'opposizione.

Una fonte politica – come in genere i media indicano membri dell'entourage del premier – ha parlato di «ipocrisia e vergogna internazionale».

«Un attacco frontale a Israele»

Il ministro degli Esteri Israel Katz ha detto che «la scandalosa decisione» di Khan «è un attacco frontale e senza riserve contro le vittime del 7 ottobre e i nostri 128 rapiti a Gaza».

«Una vergogna storica che sarà ricordata per sempre», ha aggiunto, sottolineando che si citano «contemporaneamente il premier e il ministro della Difesa insieme agli abominevoli mostri nazisti di Hamas». Poi ha annunciato il varo di una «commissione speciale» allo scopo di opporsi all'accusa.

«Un terribile fallimento politico»

Anche Benny Gantz – sempre più rivale di Netanyahu, al quale ha posto un ultimatum sulla conduzione della guerra a Gaza – si è schierato contro l'Aja. «Mettere i leader di un Paese che è andato in battaglia per proteggere i suoi cittadini sullo stesso piano dei terroristi assetati di sangue è cecità morale», ha accusato.

«La posizione del pubblico ministero all'Aja – ha incalzato Gantz – sarà un crimine storico che non scomparirà». Mentre il leder dell'opposizione Yair Lapid ha definito la mossa «un terribile fallimento politico».

Cosa succede ora?

Ora si preannuncia una battaglia legale e politica durissima, anche perché Israele non è tra i Paesi che riconoscono la giurisdizione della Corte, così come gli Usa, ai quali lo Stato ebraico potrebbero rivolgersi per premere a livello politico sull'Aja.

Ma ci sono anche i timori su cosa succederà se i giudici alla fine dovessero accettare la richiesta del procuratore.

Eliav Lieblich, esperto di diritto internazionale dell'Università di Tel Aviv, ha ammesso di non sapere «come possa funzionare un Paese democratico con un mandato di arresto pendente sul premier e sul ministro della Difesa».

Toccherà a tre giudici della Corte stabilire se l'istanza del procuratore abbia dalla sua prove sufficienti per essere convalidata o meno. Non c'è un termine entro il quale i magistrati devono pronunciarsi: i tempi per il verdetto possono essere pochi giorni ma anche mesi.