Zurigo Caso «Carlos», l'accusa contro tre psichiatri va in appello

pl, ats

28.7.2021 - 13:52

Un disegno di Brian (alias "Carlos) realizzato in occasione del processo dello scorso 16 giugno.
Un disegno di Brian (alias "Carlos) realizzato in occasione del processo dello scorso 16 giugno.
Keystone

Nuovo capitolo nel caso del delinquente «Carlos», che oggi preferisce farsi chiamare con il suo vero nome Brian: il Tribunale cantonale ha fissato al 28 ottobre il dibattimento contro tre psichiatri accusati di averlo legato al letto per tredici giorni nel 2011.

All'epoca Brian aveva 15 anni. Nell'agosto di un anno fa, il Tribunale distrettuale di Zurigo aveva assolto i tre psichiatri della clinica universitaria dall'accusa di sequestro di persona. Il Ministero pubblico, convinto che in quella vicenda il giovane sia stato per una volta vittima e non aggressore, ha deciso di portare il caso davanti alla seconda istanza.

L'allora adolescente si trovava in detenzione preventiva dopo aver ferito gravemente un altro giovane con un coltello durante una lite. In prigione aveva tentato di suicidarsi, ciò che aveva spinto le autorità a trasferirlo nella clinica psichiatrica.

«Non c'era alternativa»

Qui i tre psichiatri decisero di immobilizzarlo con delle cinghie e di somministrargli dei farmaci. A partire dal nono giorno, al ragazzo era stata concessa un'ora per sgranchirsi le gambe e fare qualche passo, ma sempre con gli arti inferiori legati e accompagnato da agenti di polizia.

Nella sua sentenza, il tribunale di prima istanza aveva condiviso le argomentazioni dei tre imputati, i quali hanno sostenuto che, considerato anche il rischio di suicidio, non c'erano alternative a quelle misure, in attesa che si liberasse un posto nella clinica speciale di Rheinau, realizzata appositamente per i giovani criminali affetti da turbe psichiche.

Il procuratore aveva chiesto condanne con la condizionale di 14 mesi per sequestro di persona per il principale responsabile e pene pecuniarie per complicità per gli altri due psichiatri.

L'inizio di una lunga odissea

Per Brian iniziò in quegli anni una lunga odissea attraverso prigioni, cliniche e aule di tribunale. Il giovane oggi ha 25 anni ed è detenuto in isolamento nel penitenziario Pöschwies di Regensdorf (ZH), dove sconta una condanna per ripetute aggressioni in varie strutture di detenzione. I suoi avvocati considerano il suo isolamento, 24 ore su 24, come una forma di tortura.

È inoltre di pochi giorni fa la notizia che il Ministero pubblico zurighese ha deciso di impugnare davanti al Tribunale federale la sentenza del Tribunale d'appello zurighese che un mese fa ha condannato Brian a 6 anni e 4 mesi per le aggressioni ai danni di secondini, poliziotti e altri detenuti. In questo caso, la pubblica accusa mira ad ottenere per il giovane la misura dell'internamento.

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