Discriminazione razzialeAssolto l'ex consigliere nazionale Yvan Perrin
ATS
15.7.2020 - 20:30
L'ex consigliere di Stato neocastellano ed ex consigliere nazionale Yvan Perrin (UDC) non si è reso colpevole di discriminazione razziale mantenendo commenti controversi di terzi sul suo account Facebook.
Il Tribunale di polizia di Neuchâtel non ha seguito il Ministero pubblico, che lo accusava di aver propagato un'ideologia volta a denigrare i musulmani, e ha assolto Perrin.
La vicenda
Tra il 4 e il 6 aprile 2019, Perrin ha pubblicato commenti sul suo account Facebook, in particolare sul Museo delle Civiltà Islamiche di La Chaux-de-Fonds. Collegava le sue pubblicazioni con i Fratelli Musulmani.
Durante l'udienza davanti al Tribunale di polizia Perrin ha dichiarato che le sue osservazioni erano rivolte a questo specifico movimento, considerato da alcuni come un'organizzazione terroristica, e non ai musulmani in generale o all'Islam.
Per il Ministero pubblico, che era assente dall'udienza, c'era da aspettarsi degli sfoghi linguistici, dato il tema affrontato. Ha rimproverato a Perrin il fatto di aver mantenuto sulla sua bacheca Facebook commenti di terzi che invocano l'odio.
«Non si possono attribuire commenti fatti da terzi al signor Perrin», ha detto il giudice Bastien Sandoz. Il magistrato ritiene che l'imputato non abbia avuto un comportamento attivo per diffondere questi messaggi problematici, mantenendoli.
Per il giudice è delicato pronunciare una condanna allo stato attuale della legge per non aver cancellato i commenti. «Il reato di omissione non viene ritenuto valido». Sei autori di questi commenti controversi sono stati invece condannati da un'ordinanza del tribunale penale, ha detto Bastien Sandoz.
Commenti controversi
«Mi assumo la piena responsabilità di ciò che scrivo, ma il modo in cui la gente può interpretarlo mi sfugge», ha detto l'imputato. L'ex consigliere nazionale ha dichiarato di non aver mantenuto consapevolmente commenti discutibili per propagarli.
«Quando pubblicate un messaggio che ottiene molte reazioni, non riuscite a seguire tutto. Quindi non posso escludere la possibilità che alcuni commenti controversi siano sfuggiti alla mia vigilanza», ha detto Perrin. Questi assicura di aver cancellato i «post» problematici che ha letto sul suo conto.
Secondo l'atto d'accusa, Perrin ha anche commentato l'esistenza di una scuola musulmana vicino a Lione con queste parole: «l'infezione si diffonde». Si trattava di un riferimento a un articolo della rivista francese Marianne, che riportava l'influenza sotto la quale si trovava questa scuola.
Il giudice ha osservato che in questo caso specifico non c'è discriminazione razziale, considerando che l'espressione faceva parte di un dibattito politico e che non era intesa a sminuire un gruppo di persone o una religione.
La difesa castiga il procuratore generale
Nella sua arringa, il consigliere nazionale Jean-Luc Addor (UDC/VS) che ha difeso Perrin, non ha usato mezzi termini nei confronti del procuratore generale Pierre Aubert, che ha rinunciato a comparire all'udienza. «Non c'è nessuna controparte», ha detto Addor, descrivendo l'assenza del magistrato come un affronto e denunciando un processo alle intenzioni.
«Yvan Perrin è essenzialmente accusato per altri, per osservazioni che non sono sue», ha aggiunto Addor, chiedendo l'assoluzione del suo cliente.
Il procuratore generale aveva chiesto una pena di 90 aliquote giornaliere di 30 franchi, ossia 2'700 franchi, sospesi per due anni. Nell'atto d'accusa, egli afferma che l'imputato ha propagato una «ideologia volta a denigrare sistematicamente i musulmani sulla base della loro appartenenza religiosa».