Chernobyl 35 anni dopo Poi arrivò la nube, ma non sulla Germania dell'Est

Andreas Fischer

26.4.2021

Fino ad oggi, quello di Chernobyl è stato il disastro atomico civile più importante della storia dell'Uomo.
Fino ad oggi, quello di Chernobyl è stato il disastro atomico civile più importante della storia dell'Uomo.
KEYSTONE

Nella RDT, slogan assurdi sono stati usati per riferire del disastro di Chernobyl 35 anni fa: tutto era sotto controllo e la nube radioattiva girava intorno alla Germania dell'Est. Per fortuna c'era la televisione della Germania occidentale. 

Il Primo Maggio 1986 nella RDT, la Germania dell'Est, era un giorno radioso, ma solo per principio. Nella «giornata internazionale di lotta e di festa della classe operaia», il popolo lavoratore ha marciato, come da tradizione, ordinatamente allineato davanti al capo del partito di Stato, il SED (Sozialistische Einheitspartei Deutschlands, il Partito di Unità Socialista di Germania, ndt). Non solo a Berlino, ma anche nelle province. Naturalmente io, allora quasi undicenne, adempii a questi doveri civici nella mia piccola città natale della Germania Orientale. Come ogni anno. Non in modo volontario, ovvio, ma quei doveri facevano parte della vita.

Non c'è voluto molto tempo e il resto della giornata ho potuto giocare. Fuori. Costruire bancarelle nella via di casa, la «Gelben Weg» e giocare un po' a pallone. Tutto abbastanza normale per me. Cinque giorni prima, il 26 aprile 1986, il reattore di una centrale nucleare di Chernobyl era esploso. Sapevo che era successo qualcosa, ma non sapevo cosa.

Beati gli ignoranti

«Aktuelle Kamera» era il nome del programma di notizie nella RDT - ma non ce n'erano molte di notizie su Chernobyl. Con qualche giorno di ritardo, la televisione di Stato pronunciò sull'argomento solo poche frasi stringate. C'era stato un «incidente», i lavoratori dello Stato fratello sovietico avevano la situazione sotto controllo, non erano necessarie misure precauzionali speciali.

Ancora oggi mi ricordo che all'epoca ho creduto a tutto. Quando hai dieci anni, hai il permesso di farlo. A quel tempo ero un bravo studente, ero stato coinvolto nella raccolta di materiali riciclabili e nel movimento Timur Hilfe. Noi Pionieri, come si chiamava l'organizzazione statale dei bambini nella RDT, ci occupavamo degli anziani, aiutavamo con la spesa e tenevamo compagnia ai vecchi. Era un po' come un «volontariato doveroso». Ma la signora Sareika, che abitava nella Clara-Zetkin-Strasse, era sempre felice di vedermi, e io ero felice a mia volta perché di tanto in tanto mi dava un pezzo di cioccolato occidentale.

Ho considerato la mia infanzia negli anni '80, per la maggior parte, come spensierata. Chernobyl, all'inizio, non ha cambiato le cose . Beati sono gli ignoranti. Ma a un certo punto ho percepito che qualcosa non andava. E, con un certo ritardo, arrivò la paura. Con, in dote, gli incubi.

Con la televisione occidentale è arrivata la nube... e la paura

All'epoca, a casa guardavamo di nascosto la televisione della Germania occidentale. Ovviamente era proibito, ma i miei genitori hanno cominciato a ignorare il divieto a metà degli anni '80. «Professione pericolo», «Tom & Jerry», «Cuore e batticuore» - dopo il programma della prima serata, un telegiornale, non ricordo esattamente quale, all'inizio di maggio ha portato una nube nel nostro salotto. Una nube piena di radiazioni nucleari: per me, la sintesi delle mie più grandi paure.

Come figlio della Guerra fredda, la mia più grande inquietudine era quella di essere contaminato. Spesso andavo a letto con la radio accesa, una piccola radio nera, di fabbricazione sovietica, che riceveva solo onde medie e lunghe e che aveva due interruttori rotanti bianchi sul lato. Speravo di essere il primo a sapere quando i bombardieri atomici sarebbero decollati.

Ho avuto incubi ripetuti in cui mi nascondevo sotto casse di legno durante i bombardamenti. Non c'era scampo, solo un sudato rigirarsi nelle lenzuola. Al risveglio la radio scricchiolava in modo rassicurante - nessuna bomba atomica, nessuna radiazione radioattiva, tutto bene.

La nube di radiazioni della televisione occidentale mi ha davvero spaventato. Nella Germania Ovest, hanno iniziato a lavare la lattuga e smesso di bere latte di mucca all'inizio di maggio, avevano paura della pioggia. Anche a Berlino Ovest. A Berlino Est, dalla mia parte del Muro, invece, tutto andava bene? Volevo crederci (e dovevo), ma non potevo.

Il tempo non guarisce tutte le ferite

Naturalmente, a un certo punto l'«incidente» di Chernobyl è stato considerato un disastro anche nella RDT e la nube radioattiva non è stata più negata dalle autorità. Ma ho ancora in mente una grafica, che probabilmente fu diffusa nella trasmissione «Aktuelle Kamera» per mostrare come la nube avesse aggirato RDT. Mi nascondevo sempre più spesso sotto le coperte con la mia piccola radio nera.

Strano come funziona la memoria, e che le paure di quel tempo siano ancora presenti. Il tempo non guarisce tutte le ferite in 35 anni. All'epoca non capivo quanto fosse grave la catastrofe di Chernobyl e, a essere onesti, mi è ancora difficile immaginarlo. Probabilmente perché mi mancano i punti di contatto concreti.

È successo in una sola occasione: sono stato nella foresta bavarese per la prima volta nel 2011. I miei occhi si sono spalancati. Non avevo mai visto così tanti porcini, castagne e gallinacci. Avrei potuto raccogliere quantità immense di funghi. Ma la nube di Chernobyl non aveva evitato la foresta bavarese. Da allora la gente non ha più toccato i funghi.