Coronavirus «Non ho paura»: l'epidemia vissuta da una cinese

Gil Bieler

31.1.2020

Benché il focolaio del coronavirus sia situato a dodici ore di strada, l'agente patogeno si fa sentire anche a Shenzhen. Un'informatica descrive per «Bluewin» le conseguenze sulla sua vita quotidiana.

A dire il vero, Crystal aveva in programma dei viaggi. L'informatica originaria di Shenzhen, all'estremo Sud della Cina, voleva approfittare delle vacanze dopo il capodanno cinese per visitare il Nord della nazione asiatica. Avrebbe voluto recarsi nella Mongolia Interna, come spiega nel corso di un'intervista a «Bluewin». L'idea di vedere la neve la emozionava già.

Ma il coronavirus le ha messo i bastoni tra le ruote. Il focolaio si trova a Wuhan, a migliaia di chilometri dalla città natale di Crystal, ma tre giorni prima della partenza sono state adottate le prime misure di precauzione anche a Shenzhen. È con grande dispiacere che la donna di 31 anni ha dunque annullato il proprio volo.

Nessun timore

«Non ho paura», afferma Crystal. Si dice solo un po' preoccupata: «Non per me stessa, ma per il fatto che non mi piace vedere il mio Paese in difficoltà». Per gli abitanti della provincia di Hubei, la più colpita, la situazione è certamente complicata, aggiunge la donna. Venerdì 31 gennaio sono stati contabilizzati altri decessi dovuti al coronavirus, il che porta il bilancio complessivo a 213 morti in Cina.

A Shenzhen, ci si attiene per ora alle raccomandazioni delle autorità. Gli abitanti sono incoraggiati a restare a casa e a prendersi cura di loro stessi. Tuttavia, uscire in strada non è vietato e i negozi sono ancora aperti. Crystal, in ogni caso, passa la maggior parte del tempo nel suo appartamento. Non vuole essere costretta a respirare a lungo con una mascherina, e non vuole uscire senza indossarla: «Non voglio preoccupare gli altri».

Per altro, non è facile procurarsi delle maschere di protezione, afferma. Per comprarne quindici, ha dovuto sborsare l'equivalente di 9,40 franchi. E ha sentito dire che alcuni commercianti praticano prezzi esorbitanti, benché il governo della provincia di Guangdong abbia adottato delle misure particolarmente stringenti per lottare contro il fenomeno, spiega Crystal. Gli abitanti sono stati inoltre invitati a segnalare i negozi che praticano prezzi fuori mercato.

Strade vuote

A causa dell'epidemia di coronavirus, le ferie di capodanno della donna sono state prorogate. Lei stessa spiega che non potrà probabilmente tornare al lavoro prima del 9 febbraio. Il che, visto dalla Svizzera, potrebbe sembrare qualcosa di più gradevole rispetto alla realtà: Crystal ne ha infatti abbastanza di dover restare chiusa in casa. Nel corso della conversazione con «Bluewin», passeggia e approfitta della giornata soleggiata; benché non ci sia - spiega - molta gente in strada.

Crystal è convinta che le autorità cinesi stiano gestendo l'epidemia. Anche i suoi amici nella provincia di Hubei, la più colpita, sono fiduciosi e calmi. Lei nei è certa: «Presto sconfiggeremo il virus». 

Proprio questo mercoledì è stata diffusa la notizia secondo la quale un'equipe di scienziati australiani ha per la prima volta riprodotto il coronavirus in laboratorio. Questo fatto potrebbe contribuire alla lotta contro la propagazione mondiale della patologia.

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