Reiss-Andersen, a capo del Comitato del Nobel, annuncia i tre vincitori a Oslo.
Il Comitato per il Nobel ha chiesto alla Bielorussia la liberazione del dissidente Ales Beliatski
Reiss-Andersen, a capo del Comitato del Nobel, annuncia i tre vincitori a Oslo.
Il Comitato per il Nobel ha chiesto alla Bielorussia la liberazione del dissidente Ales Beliatski
Il Nobel per la Pace 2022 è stato dato Ales Bialiatski e a due organizzazioni umanitarie che difendono i diritti umani, una russa e una ucraina.
Come scrive il Premio su twitter, «i vincitori rappresentano la società civile nelle loro rispettive nazioni. Per molti anni hanno promosso il diritto a criticare il potere e a proteggere i diritti fondamentali dei cittadini».
«Hanno fatto un enorme sforzo per documentare i crimini di guerra, gli abusi dei diritti umani e gli abusi di potere. Insieme, rappresentano l'importanza della società civile per la pace e la democrazia», aggiunge.
Chi è Ales Bialiatski?
Ales Bialiatski ha ricevuto il Nobel perché «è uno degli iniziatori del movimento democratico emerso in Bielorussia a metà degli anni Ottanta. Ha dedicato la sua vita a promuovere la democrazia e lo sviluppo pacifico del suo Paese».
Bialiatski, 60 anni, è un attivista per i diritti umani, dissidente bielorusso, ex obiettore di coscienza e tra i fondatori dell'ong bielorussa Viasna.
Nel 2011 il regime di Aleksandr Lukashenko lo ha arrestato per presunta «evasione fiscale»: una condanna che dissidenti e organizzazioni per i diritti umani considerano politicamente motivata.
Rilasciato nel 2014, è stato arrestato di nuovo dopo una violenta perquisizione alla sede di Viasna e condannato a una seconda pena di 7 anni, sempre per presunta evasione fiscale, ed è tuttora in carcere.
Fra i riconoscimenti internazionali per la sua attività di dissidente e di denuncia delle violazioni dei diritti civili e umani, Bialiatski è stato insignito, fra l'altro, del Premio Sakharov da parte del Parlamento europeo nel 2020, del premio Vaclav Havel per i Diritti umani conferito nel 2012 dal Consiglio d'Europa.
È stato nominato per cinque volte per il Nobel, vinto solo quest'anno, ed è cittadino onorario di Parigi e, in Italia, di Genova e di Siracusa.
Chiesta la liberazione
Al momento, come detto, Bialiatski si trova in carcere. Il Comitato per il Nobel ha chiesto alla Bielorussia la liberazione del dissidente: lo ha detto nella conferenza stampa di annuncio la presidente del Comitato, Berit Reiss-Andersen.
Il Premio Nobel per la Pace è contro Putin, che «deve smettere di reprimere gli attivisti». Lo sostiene il Comitato per il Nobel.
Il Center for Civil Liberties
Il Center for Civil Liberties è stato f«ondato con lo scopo di migliorare la difesa dei diritti umani e la democrazia in Ucraina. Ha rafforzato la società civile ucraina e fa pressione alle autorità per rendere il Paese una democrazia a pieno titolo», scrive il Nobel su twitter.
Si tratta di una Ong ucraina con base a Kiev, fondata nel 2007 e dedita alla documentazione di crimini di guerra, abusi sui diritti umani e abusi di potere.
Nella sue stesse parole, Ccl si autodefinisce «uno degli attori principali in Ucraina, volto a influenzare l'opinione pubblica e la politica, a favorire lo sviluppo di un attivismo civico, partecipa a network internazionali e nelle azioni di solidarietà per promuovere i diritti umani in ambito Osce». Si tratta della prima organizzazione ucraina a ricevere un Nobel per la Pace.
Memorial
L'organizzazione russa Memorial, invece, «è stata fondata nel 1987 nell'ex Unione Sovietica da attivisti che volevano assicurarsi che le vittime dell'oppressione del regime comunista non venissero mai dimenticate».
L'ong fu fondata nel 1989, nel pieno del processo della Perestroika voluto da Mikhail Gorbaciov, quando l'Unione sovietica era vicina al suo crollo, per studiare e denunciare le violazioni e i crimini commessi durante il terrore imposto dal regime di Stalin.
Inizialmente diviso in due sezioni, una per documentare i crimini stalinisti una per i diritti umani nelle zone di conflitto, in area sovietica e anche fuori.
Strutturato più come movimento che come organizzazione, al dicembre 2021 Memorial incorporava 50 ong russe e altre 11 da altri Paesi, inclusi Ucraina, Germania, Italia, Belgio e Francia. Memorial è stato messa fuorilegge in Russia 5 aprile di quest'anno come «agente straniero», in base alla legge putiniana sulle ong, e chiusa.
Una scelta politica
Quest'anno, in una delle crisi peggiori per l'intero pianeta dalla Seconda Guerra Mondiale, prendere in qualche modo le parti all'interno del conflitto ucraino è un segnale forte dalla parte della pace.
Al Comitato per il Nobel è spettata una decisione difficile e per certi aspetti paradossale: assegnare il premio per la pace a chi è in guerra. Ma a Oslo hanno abituato il mondo a più di una sorpresa, come quella che l'anno scorso ha visto insignire il giornalista russo Dmitry Muratov e la filippina Maria Ressa.
Chi erano gli altri candidati?
Secondo i bookmaker Zelensky, che è nella lista Time 100 2022, era il favorito. Ma c'era anche papa Francesco, voce della pace nel mondo e nella «martoriata» Ucraina, e l'Alto Commissariato Onu per i rifugiati, in prima linea nell'assistenza umanitaria ai milioni di profughi in fuga dalla guerra voluta da Putin ma anche ai tanti disgraziati vittime di regimi e violenze.
L'agenzia delle Nazioni Unite ha già ricevuto il premio nel 1954, per il suo lavoro innovativo nell'assistenza ai rifugiati d'Europa, e nel 1981, per l'assistenza ai rifugiati di tutto il mondo con una menzione per gli ostacoli politici che l'organizzazione deve affrontare. Il 2022 avrebbe potuto anche essere l'anno per il terzo riconoscimento al suo lavoro.
Per quanto riguarda invece il campo del cambiamento climatico, in pole c'era Greta Thunberg e il movimento Friday's for Future, il divulgatore scientifico britannico sir David Attenborough, il ministro degli Esteri di Tuvalu, Simon Kofe, protagonista di un accorato intervento da remoto alla Cop 26, la Conferenza Onu sul clima che si è tenuta a Glasgow.
C'era poi, tra i candidati, l'Organizzazione Mondiale della Sanità, che si è spesa durante il Covid per dare una risposta globale al contenimento della pandemia e un aiuto, attraverso il programma Covax, alla distribuzione dei vaccini nei Paesi più poveri. Ma che è stata anche fortemente criticata per il ritardo con cui ha dichiarato l'emergenza internazionale e le indicazioni contraddittorie su mascherine e modalità di contagio.