Italia Strage del Mottarone, chiesto il processo per sei persone e due società

SDA

12.9.2023 - 21:04

Mentre la procura di Verbania (Verbano-Cusio-Ossola, Piemonte) ritiene sia necessario un processo per stabilire chi siano i responsabili della catena di omissioni, a cui si aggiungono negligenza e imperizia, che si ritiene siano alla base dell'incidente della funivia Stresa-Mottarone (Verbano-Cusio-Ossola), Leitner, il gruppo altoatesino che con i suoi vertici figura tra gli imputati, sta procedendo a risarcire le famiglie delle vittime: alcuni degli accordi sono stati già chiusi, altri sono in via di chiusura.

La tragedia del Mottarone è costata la vita a 14 persone.
La tragedia del Mottarone è costata la vita a 14 persone.
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  • La procura di Verbania (Verbano-Cusio-Ossola, Piemonte) ritiene sia necessario un processo per stabilire chi siano i responsabili della catena di omissioni che ha portato alla tragedia del Mottarone.
  • Luigi Nerini, titolare della Ferrovie del Mottarone, Enrico Perocchio e Gabriele Tadini, allora rispettivamente direttore d'esercizio e capo servizio dell'impianto, Anton Seeber, presidente del consiglio di amministrazione (cda) di Leitner, il gruppo incaricato della manutenzione, Martin Leitner, consigliere delegato e Peter Rabanser, responsabile del servizio clienti, e le due stesse società, da indagati diventano imputati.
  • Leitner sta già procedendo a risarcire le famiglie delle vittime.

Con l'istanza di rinvio a giudizio depositata martedì dal pubblico ministero (pm) Laura Carrera e dalla procuratrice Olimpia Bossi, la tragedia che il 23 maggio 2021, con quattordici morti, ha listato a lutto l'Italia, entra in una nuova fase processuale.

Luigi Nerini, titolare della Ferrovie del Mottarone, Enrico Perocchio e Gabriele Tadini, allora rispettivamente direttore d'esercizio e capo servizio dell'impianto, Anton Seeber, presidente del consiglio di amministrazione (cda) di Leitner, il gruppo incaricato della manutenzione, Martin Leitner, consigliere delegato e Peter Rabanser, responsabile del servizio clienti, e le due stesse società, da indagati diventano imputati.

Per loro, tra qualche settimana, si ipotizza tra la fine ottobre e la prima metà di novembre, si aprirà l'udienza preliminare. Accusa e difesa caleranno le loro carte davanti a un giudice per le indagini preliminari (gup), al quale spetterà decidere: non è da escludere che qualcuno sceglierà un rito alternativo.

Varie ipotesi di reato tra cui omicidio plurimo colposo

Le ipotesi di reato a vario titolo sono attentato alla sicurezza dei trasporti, rimozione od omissione dolosa di cautele contro gli infortuni sul lavoro, disastro colposo, omicidio plurimo colposo, lesioni colpose gravissime e solo per Tadini (l'unico ad essere finito ai domiciliari) e Perocchio anche il falso.

Secondo inquirenti e investigatori le cause per cui il cavo traente della funivia si è spezzato e la cabina numero 3, con 15 turisti a bordo – solo il piccolo Eitan si è salvato – è precipitata al suolo, sono da ricondurre a parecchie omissioni e gravi leggerezze: come si evince dagli atti di indagine e dalle perizie discusse con la formule dell'incidente probatorio, si va dai mancati controlli, innanzitutto sulla fune ammalorata che poi si è tranciata, alle anomalie e piccoli incidenti spia nascosti e mai annotati sui registri dell'impianto.

E ancora dai mancati o insufficienti investimenti, anche sul personale, pur di risparmiare fino alla malaugurata consuetudine – contestata in particolare a Tadini, Perocchio e Nerini – di inserire i «forchettoni» per evitare che le cabine si bloccassero all'improvviso in piena corsa, per via dei freni di emergenza, costringendo a manovre dispendiose per far scendere i passeggeri.

La difesa nega le accuse

Una ricostruzione che dovrà essere vagliata dal giudice e che le difese respingono in gran parte. Il collegio di legali dei dirigenti di Leitner e della stessa società, hanno infatti ribadito la «totale estraneità» dell'azienda e dei suoi vertici, «rispetto alle cause determinanti il tragico evento che, come emerso nelle indagini, è stato direttamente riconducibile alla deliberata manomissione dei presidi di sicurezza presenti sull'impianto e perfettamente funzionanti».

Comunque il gruppo di Vipiteno «ha già assunto concrete iniziative per assicurare, sin da subito, ancor prima della celebrazione del processo e a prescindere dalla propria estraneità, il pieno e integrale risarcimento del danno» alle famiglie.

Si parla, è trapelato, di una cifra complessiva tra i 10 milioni e i 15 milioni di euro (cifre analoghe in franchi) da versare ai parenti delle vittime. Ciò da un lato dovrebbe comportare la revoca della loro costituzione di parte civile e la loro uscita dal procedimento e, dall'altro, sarebbe una mossa da far valere dalle difese per chiedere il non luogo a procedere per i loro assistiti.