«Accuse assurde»L'inventore della capsula per il suicidio Sarco respinge le voci di omicidio
pl, ats
20.11.2024 - 09:59
Philip Nitschke, l'inventore della capsula Sarco per il suicidio, ha respinto in un'intervista le voci secondo cui uno dei suoi collaboratori avrebbe aiutato a morire una donna a Sciaffusa. Si tratterebbe a suo avviso di accuse assurde.
20.11.2024, 09:59
20.11.2024, 10:03
SDA
«Quando si è diffusa la voce che la procura di Sciaffusa stava indagando per sospetto omicidio intenzionale, sono rimasto inorridito», ha dichiarato Nitschke alla Neue Zürcher Zeitung.
A più di cinquanta giorni dal primo utilizzo della capsula per il suicidio in una foresta vicino a Merishausen (SH) non sono ancora disponibili i risultati dell'autopsia, ha sottolineato Nitschke.
Da allora Florian Willet, co-presidente dell'organizzazione per l'assistenza al suicidio «The Last Resort», si trova in detenzione preventiva a Sciaffusa e la capsula Sarco è stata confiscata.
Una seconda capsula Sarco è in costruzione
Nitschke non intende tuttavia arrendersi e ha annunciato che la capsula Sarco numero due è attualmente in fase di produzione, ma non in Svizzera. Fra i luoghi dove la capsula potrebbe essere utilizzata figura «per esempio la Finlandia, dove, secondo i nostri avvocati, non esiste una legge specifica che vieti il suicidio assistito», afferma Nitschke.
Secondo Nitschke, un'altra possibilità è che le persone che desiderano morire si auto costruiscano la Sarco, realizzata con una stampante 3D, vi entrino e premano il pulsante per il rilascio dell'azoto che provoca la morte. «Nessun Paese al mondo può vietare a qualcuno di suicidarsi», afferma l'ideatore della capsula.
Alla fine di settembre il primo utilizzo
Alla fine di settembre l'organizzazione «The Last Resort» ha utilizzato la capsula per il suicidio per la prima volta in un bosco di Merishausen, vicino a Sciaffusa. I servizi di soccorso hanno recuperato la capsula e portato la defunta, una donna americana di 64 anni che soffriva da anni di immunodeficienza, a Zurigo per un'autopsia.
Diverse persone sono state poste in stato di fermo. Il Ministero pubblico ha avviato un procedimento contro di loro per istigazione e aiuto al suicidio. Il co-presidente Willet è stato posto in detenzione preventiva, mentre le altre persone sono state rilasciate.