Giustizia Floyd: la giuria chiude il primo giorno di deliberazioni

SDA

20.4.2021 - 07:10

Mentre i giudici discutono, la tensione resta alta per le strade di Minneapolis.
Mentre i giudici discutono, la tensione resta alta per le strade di Minneapolis.
Keystone

La giuria chiamata a esprimersi su Derek Chauvin per la morte di George Floyd ha chiuso la prima giornata di deliberazioni. Nessuna decisione è stata presa e i giurati torneranno a riunirsi nelle prossime ore.

Alcuni osservatori ritengono che nessun verdetto è atteso prima di mercoledì.

Dopo le arringhe finali, il giudice Peter Cahill ha letto ai giurati le istruzioni prima che lasciassero l'aula: «Prendetevi il tempo necessario. Valutate attentamente le prove, non saltate a conclusioni sulla base delle vostre esperienze. La legge richiede una decisione sulla base delle prove. La vostra decisione deve essere unanime e non dovete essere influenzati dalle possibili conseguenze della vostra decisione».

Intanto, centinaia di manifestanti si sono radunati nei pressi del tribunale del processo, in una Minneapolis blindata. Secondo i media americani, che citano alcune fonti, il presidente Joe Biden sta valutando la possibilità di un discorso alla nazione dopo il verdetto. Il timore di scontri e incidenti è infatti elevato e la sicurezza è stata rafforzata anche in molte altre città del Paese.

Tenendo conto di questo contesto si è sollevata una bufera sulla deputata democratica Maxine Waters. Il giudice del processo a Chauvin ha dichiarato che i commenti della deputata potrebbero essere la base per presentare appello contro il verdetto della giuria. «Mi piacerebbe che i rappresentati politici la smettessero di parlare di questo caso e di farlo in modo non rispettoso della legge», ha detto Cahill.

Rivolgendosi ai manifestanti nelle strade di Minneapolis, Waters nei giorni scorsi li ha invitati a «restare in strada e chiedere giustizia». Nel caso in cui «non accadesse nulla», ovvero non ci fosse un verdetto di colpevolezza, «sappiamo che non solo dobbiamo restare in strada ma che dobbiamo combattere per la giustizia». Parole bollate dai repubblicani come un'incitazione alla violenza e che ora potrebbero avere conseguenze più pesanti.