Pandemia Covid: 474 infezioni da «variante inglese» in Svizzera

jc, ats

25.1.2021 - 16:19

Le infezioni da forme non "convenzionali" del coronavirus sono in rapida progressione in Svizzera.
Le infezioni da forme non "convenzionali" del coronavirus sono in rapida progressione in Svizzera.
Keystone

In Svizzera finora sono state rilevate un migliaio di infezioni dovute a forme mutate del coronavirus, circa la metà delle quali attribuibili al ceppo inopportunamente designato come variante inglese.

Finora sono stati scoperti 474 casi di contagio dovuti a questo lignaggio, descritto la prima volta in Inghilterra, che porta i nomi scientifici VOC 202012/01, B.1.1.7 e 20I/501Y.V1, ha indicato oggi a Keystone-ATS l'Ufficio federale della sanità pubblica (UFSP).

Quelli causati dall'altrettanto inopportunamente chiamata variante sudafricana – perché osservata la prima volta nel Paese dell'Africa australe, che gli specialisti designano con 501.V2, B.1.351 o 20C/501Y.V2 – sono 16. Insomma, delle 974 mutazioni rispetto al virus «convenzionale», 484 non possono essere assegnate ad alcuno dei due ceppi.

Le infezioni da forme non «standard» sono in rapida progressione: venerdì scorso se ne erano censite 674, contro 582 il giorno prima e 479 mercoledì.

La variante sudamericana preoccupa

Un'altra mutazione del coronavirus è stata recentemente rilevata in Brasile. Questa variante, ossia il lignaggio B.1.1.248, non è ancora stata trovata in Svizzera, indica l'UFSP. Il paese sudamericano, per cui un divieto di ingresso è già in atto, mercoledì è anche stato inserito nella lista degli Stati e territori da quarantena.

B.1.1.248 è una delle tre varianti classificate come preoccupanti dal Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (Ecdc), ha aggiunto l'UFSP. Come B.1.1.7 e B.1.351, presenta mutazioni che possono portare a una maggiore trasmissibilità e un peggioramento della situazione epidemiologica.

Rivela somiglianze con la mutazione scoperta in Sudafrica: entrambe si diffondono molto rapidamente in aree già gravemente colpite dalla variante precedentemente prevalente.

Gli esperti vogliono ora chiarire se l'immunità delle persone che sono già sopravvissute a un'infezione dal coronavirus «convenzionale» sia peggiorata dai nuovi ceppi virali.

I virus – come gli esseri viventi – presentano costantemente mutazioni, ossia modifiche casuali nel loro materiale genetico. Alcune di esse conferiscono all'agente patogeno vantaggi – per esempio rendendone più facile la trasmissione – mentre altre sono innocue per l'uomo.

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