Crisi energetica Lavorare di notte per consumare meno? Difficile per il diritto del lavoro

hm, ats

31.8.2022 - 16:16

Andare a lavorare di notte permetterebbe di gestire meglio i consumi di elettricità, ma quali sarebbero gli effetti sulla salute?
Andare a lavorare di notte permetterebbe di gestire meglio i consumi di elettricità, ma quali sarebbero gli effetti sulla salute?
Keystone

Lavorare la sera, nel fine settimana o magari anche di notte per evitare picchi di consumo? La proposta rilanciata ieri da Swissmem, l'associazione padronale del settore delle macchine, della metallurgia e dell'elettrotecnica sta facendo molto discutere.

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Perché andrebbe a intaccare la protezione dei lavoratori.

«La legge sul lavoro è abbastanza rigida, nella misura in cui esiste per proteggere la salute del collaboratore», spiega Marianne Favre Moreillon, giurista ed esperta del tema a Losanna, intervistata stamani dalla radio RTS.

«Regola quindi tutto quanto è legato al tempo di lavoro, al riposo, alle pause, ai giorni feriali, alle domeniche, alle notti».

È complicato cambiare gli orari di lavoro

Ma l'orario di impiego – chiede la cronista dell'emittente romanda – si può cambiare dall'oggi al domani? «Mi sembra inverosimile», risponde la specialista. «I collaboratori hanno un contratto di lavoro che fissa gli orari e i giorni di attività. In una situazione del genere non è quindi possibile che il datore di lavoro modifichi unilateralmente l'orario».

E anche se i tempi non sono fissati dal contratto è impossibile per esempio far scivolare la griglia oraria verso la sera senza il consenso espresso del dipendente.

A volte bisogna inoltre passare attraverso una procedura di consultazione della commissione del personale. Certe categorie – a partire da coloro che hanno impegni familiari – possono infatti legittimamente opporsi a bruschi cambiamenti.

Ci sono deroghe e permessi speciali

Ci sono certo dei settori in cui si lavora di notte, ma questi rami beneficiano di un regime derogatorio, previsto da un'ordinanza alla legge sul lavoro e non tutti possono beneficiarne. «Per esempio ristoranti, ospedali, teatri, panetterie, fioristi, radio, televisione e stampa: se non fate parte di questi settori non potete farvi ricorso», spiega Favre Moreillon.

«Si possono poi ottenere dei permessi speciali per il lavoro domenicale o la notte, ma solo a condizioni molto rigide: il datore di lavoro deve provare il bisogno urgente», prosegue la giurista. «E non vedo come si potrà dire che sussisterà un bisogno urgente».

È già una questione politica

La situazione è comunque nota ai datori di lavoro: secondo i politici di sinistra il mondo dell'economia sta quindi sfruttando la minaccia di una penuria energetica quale pretesto.

«Quello a cui mirano gli ambienti dell'economia con queste proposte è la flessibilizzazione, fare in modo che la gente lavori più a lungo, anche a detrimento della salute nonché della vita sociale e familiare, sostiene l'ex consigliere nazionale (PS/VD) Jean-Christophe Schwab, in dichiarazioni rilasciate a RTS. «Si coglie l'occasione dei problemi energetici per far riapparire una vecchia rivendicazione».

I cambiamenti nel campo in questione necessiterebbero peraltro di modifiche legislative, con i tempi lunghi che queste comportano. Come affrontare quindi il problema concreto della penuria energetica che potrebbe porsi nel prossimo inverno?

Entrambi gli interlocutori di RTS fanno presente la soluzione del lavoro ridotto, già usata in tempi di coronavirus. Un approccio che comunque ha naturalmente i suoi costi, sottolineano i giornalisti della radio.