Lavoro al caldoL'esperta della SUVA: «La Svizzera deve introdurre la siesta»
hm, ats
11.7.2023 - 11:00
Per far fronte alla canicola la Svizzera deve prendere spunto dai paesi del sud, introducendo il sistema della siesta nelle ore più calde della giornata.
11.07.2023, 11:00
11.07.2023, 11:33
SDA
Lo sostiene Christine Marty, dottoressa del lavoro presso la Suva, l'istituto svizzero di assicurazione contro gli infortuni.
Di per sé la Suva non è allarmata per il periodo di caldo torrido che sta interessando tutta la Svizzera. «Informiamo costantemente sui rischi per la salute sul posto di lavoro», spiega Marty in un'intervista pubblicata da Tages-Anzeiger e testate analoghe.
«Da diverse settimane vengono effettuate ispezioni riguardo agli impieghi all'aperto in relazione alla protezione dai raggi UV e viene operata una sensibilizzazione riguardo al tema del calore».
Un modello volontario
«Personalmente credo che possiamo imparare dai paesi del Mediterraneo: dal punto di vista della medicina del lavoro, non possiamo evitare di pensare alla siesta», argomenta la dottoressa.
«Già oggi la pausa pranzo lunga è una pratica comune presso alcuni datori di lavoro. Si inizia un po' prima, si fa una pausa più estesa e si riprende l'attività più tardi nel pomeriggio, di modo da ridurre l'esposizione ai raggi UV e il lavoro al caldo».
«Si tratta di un modello volontario che esiste da alcuni anni», prosegue Marty. «Ma non c'è ancora una legislazione in merito. Nemmeno la Suva può esigerla, è un processo politico. Personalmente ritengo comunque che la siesta sia una buona soluzione».
Questo non vale però per tutti. «Per gli impiegati la situazione è leggermente diversa: non devono svolgere un lavoro fisico pesante e non sono esposti alla luce diretta del sole. È noto che le prestazioni diminuiscono a partire da 26 gradi, ma negli uffici si possono adottare buone precauzioni per evitare il surriscaldamento».
Un meccanismo automatico? «Non decide la SUVA»
Per quanto riguarda un'eventuale meccanismo di introduzione automatica dell'esonero dall'obbligo di lavoro in caso di canicola, Marty spiega che si tratta di una questione legale che deve essere decisa con il coinvolgimento delle aziende e dei lavoratori.
«Non è la Suva a decidere. Ma personalmente ritengo che dobbiamo essere pronti a reagire in futuro. Il giorno di assenza per il caldo è l'ultima risorsa se le misure tecniche, organizzative e personali non riescono a prevenire i danni alla salute dei lavoratori».
«Il punto è che tutti hanno interesse a mantenere i lavoratori in salute. Ciò richiede anche una maggiore flessibilità nei giorni in cui le temperature sono estremamente elevate», afferma l'intervistata. Al momento la Suva non può però prendere posizione sull'argomento.
Che dire allora – chiede la cronista – del telelavoro? «Non è necessariamente diverso se si è in casa o in ufficio. Certo fra le proprie mura ci si può vestire in modo un po' meno convenzionale. Se a casa c'è un vantaggio per difendersi dal caldo si doverebbe utilizzare: ma le aziende non hanno obblighi».
Il caldo è anche un pericolo per la salute
Il caldo non è solo fastidioso, rappresenta anche un pericolo. «Un'analisi statistica basata sui dati meteorologici giornalieri ha dimostrato che nei giorni con temperature superiori a 30 gradi si verifica il 7% di incidenti in più rispetto agli altri giorni estivi. I motivi potrebbero essere, tra gli altri, la stanchezza e la mancanza di concentrazione».
C'è anche il problema del cancro della pelle. «Ogni anno in Svizzera circa 25'000 persone contraggono un tumore cutaneo: 1000 di questi sono casi professionali. A partire da quest'anno, la Suva controllerà i luoghi di lavoro all'aperto per verificare se le misure di protezione dai raggi UV sono state applicate correttamente.
Per le persone che hanno lavorato per anni al sole e sono state esposte a radiazioni UV nocive è previsto anche un programma di screening medico per migliorare la diagnosi precoce», conclude la specialista.