Indici PMI svizzeri Scarso ottimismo nell'industria, un po' più nei servizi

hm, ats

2.12.2024 - 15:00

L'industria elvetica è molto influenzata dall'andamento congiunturale in Europa.
L'industria elvetica è molto influenzata dall'andamento congiunturale in Europa.
Keystone

Scarso ottimismo nell'industria, un po' più nei servizi: è questa, in estrema sintesi, l'informazione che emerge dagli indici PMI elvetici, cioè dagli indicatori che illustrano il comportamento dei manager che, nelle imprese, si occupano degli acquisti aziendali.

Per quanto riguarda l'industria il parametro si è attestato in novembre a 48,5 punti, confermandosi per il 23esimo mese consecutivo al di sotto della soglia di crescita fissata a 50: rispetto a ottobre si assiste a una contrazione di 1,4 punti, ha indicato oggi UBS, istituto che nel 2023 è subentrato a Credit Suisse (CS) nel pubblicare questi indicatori.

L'indice si è stabilizzato a un livello che illustra solo una leggera contrazione dell'industria, spiegano gli esperti di UBS, che interpretano le informazioni raccolte, attraverso un sondaggio, dall'associazione di categoria Procure.ch. La stabilizzazione contrasta peraltro con la continua debolezza dei PMI dell'Eurozona: «se non ci sarà una ripresa nella zona euro i rischi per il PMI svizzero sono anch'essi rivolti verso il basso», mettono in guardia gli specialisti della banca guidata da Sergio Ermotti. L'indice si trova peraltro già nella fascia bassa delle previsioni degli analisti interrogati dall'agenzia Awp, che andavano da 48,5 a 50,0 punti.

Non molto diversa è la situazione nell'ambito dei servizi: il relativo indicatore PMI si è attestato in novembre a 51,8 punti, stabile rispetto a ottobre, quando era tornato oltre la soglia di crescita. Pure in questo caso il dato è nella forchetta prevista dagli osservatori, che si dipanava da 50,0 a 52,0 punti.

In entrambi i settori – industria e servizi – può essere osservato con particolare attenzione il segmento dell'impiego: nel ramo secondario il relativo sottoindice è sceso a 45,5 (-0,7 punti mensile), mentre nel terziario è salito leggermente, raggiungendo 49,3 (+0,2). In entrambi i casi si mantiene però sotto la soglia di crescita, che segnala quando sono in maggioranza le imprese che intendono ampliare l'organico.

Come già nel 2016 i sondaggisti hanno interrogato i responsabili degli acquisti anche in merito all'impatto che avrà l'entrata in carica del nuovo presidente americano Donald Trump. Il 22% ha dichiarato che la propria attività di esportazione è stata colpita da barriere commerciali negli ultimi anni: come nel 2016, le restrizioni più gravi si sono registrate in Cina, negli Stati Uniti e in paesi asiatici.

Quasi il doppio delle aziende rispetto al 2016 teme che nei prossimi anni le misure protezionistiche influenzeranno i loro prodotti di esportazione: otto anni or sono solo il 27% delle imprese prevedeva un aumento delle difficoltà, mentre dopo la seconda vittoria elettorale di Trump la quota è salita al 49%. Le ditte intervistate si aspettano in particolare che la Cina, oltre agli Usa, introduca ulteriori paletti.

La versione svizzera dell'indice PMI si inserisce in una tradizione nata negli Stati Uniti che risale ai primi decenni del secolo scorso: è stato infatti nel 1931 che la National Association of Purchasing Management (NAPM) raccolse per la prima volta i dati degli acquisti. Oggi in tutto il mondo il PMI figura fra gli indicatori economici più seguiti per tastare il polso allo stato di un'economia. Normalmente gli indici vengono pubblicati il primo giorno feriale del mese, come è stato il caso oggi.

hm, ats