Pioggia di critiche L'ex CEO di Nestlé: «Ecco perché è giusto rimanere in tutti i Paesi e pure in Russia»

hm, ats

8.11.2023 - 16:45

Peter Brabeck-Letmathe è stato per molti anni ai vertici di Nestlé.
Peter Brabeck-Letmathe è stato per molti anni ai vertici di Nestlé.
Keystone

Le imprese non devono fare politica ed è umanamente giusto continuare a rimanere attivi in tutti i paesi, anche in quelli che sono al centro della critica internazionale secondo Peter Brabeck-Letmathe, che fa molti esempi storici, tra cui il Sudafrica di Nelson Mandela. L'ex CEO poi dichiara «Parlare di equilibrio tra lavoro e vita privata è una sciocchezza».

Le imprese non devono fare politica. Ne è convinto Peter Brabeck-Letmathe, ex presidente della direzione e del consiglio di amministrazione (Cda) di Nestlé, multinazionale al momento sotto pressione per la sua presenza in Russia, che non manca di fare riferimento anche a Nelson Mandela criticando nel contempo gli appelli al boicottaggio lanciati da Volodymyr Zelensky.

«Nestlé è attiva in quasi tutti i paesi del mondo», afferma il 78enne in un'intervista pubblicata oggi dalla Neue Zürcher Zeitung (NZZ).

«C'è sempre una guerra in corso da qualche parte: si tratta purtroppo di uno stato di cose abbastanza stabile. Anche se attualmente sussistono decine di conflitti nel pianeta stiamo parlando solo di Israele, Gaza e Ucraina. Più qualcosa è vicino, più la politica e l'opinione pubblica si influenzano a vicenda. Anche le aziende subiscono pressioni».

L'esempio di Iraq, Iran e Siria nel 2002

Il manager ricorda ad esempio che nel 2002 il presidente degli Stati Uniti George W. Bush dichiarò che Iraq, Iran e Siria erano l'asse del male.

«Ma io ero contrario a un nostro repentino ritiro da questi paesi: all'epoca abbiamo persino costruito fabbriche in Siria e in Iran. Questo ci è valso critiche in Europa e boicottaggi negli Stati Uniti».

«Sono convinto che le persone in tutte le nazioni abbiano il diritto di avere un approvvigionamento di prodotti alimentari di base», prosegue il manager di nazionalità austriaca.

«Facciamo la cosa giusta?» La risposta di Nelson Mandela

«Abbiamo sempre avuto questo atteggiamento. Ad esempio in Sudafrica, dove siamo rimasti nonostante l'apartheid. Siamo stati ferocemente attaccati per questo. In seguito chiesi al presidente Nelson Mandela se Nestlé avesse fatto la cosa sbagliata o quella giusta.

«La sua risposta fu: politicamente sbagliata, ma umanamente giusta. Questo è il problema di un Ceo: bisogna cedere alle pressioni politiche, che è la cosa più facile da fare, e poi si rimane in pace? Oppure occorre fare ciò che è giusto dal punto di vista umano e rimanere sul posto?»

«Come imprese non dovremmo fare politica».

Non si aiuta a mantenere regimi controversi?

In questo modo però – argomentano i giornalisti della NZZ – ci si espone all'accusa di contribuire, come azienda, al mantenimento di regimi controversi, ad esempio attraverso il pagamento di imposte.

«Dovremmo lasciare che la gente muoia di fame?», ribatte l'intervistato. «È questa la soluzione? Non credo. Questo crea solo più odio. Ci porta a essere visti come gli aggressori. Ma di recente abbiamo visto quanto forte possa diventare la pressione sui politici.».

«Quando un presidente – riferimento a quello ucraino, Volodimir Zelensky – «interviene in Svizzera e sobilla la popolazione locale dicendo 'dovete boicottare le vostre aziende che rimangono in Russia' è una cosa piuttosto particolare. I governi vogliono sempre controllare le aziende e metterle al servizio della politica. Ma i governi vanno e vengono».

La presenza in Russia dipende dal settore secondo l'ex CEO

Riguardo alla presenza in Russia, secondo Brabeck-Letmathe la decisione va presa a dipendenza settore di attività. «Personalmente penso che le aziende che producono alimenti o medicinali dovrebbero continuare a operare in tale paese».

Non sono peraltro problemi nuovi per Nestlé, che ad esempio ha visto nazionalizzati i suoi stabilimenti a Cuba: ma è poi tornata a reinvestire nel paese, proprio sotto la guida di Brabeck-Letmathe.

«In effetti, siamo tornati sull'isola. Il motivo era che le nazionalizzazioni avvenute dopo la rivoluzione del 1959 si erano svolte in un quadro ordinato», spiega l'interessato.

«Se un governo decide di non volere aziende private è un suo diritto: la politica è al di sopra dell'economia. Tuttavia, è fondamentale che indennizzi le ditte per l'esproprio. È quello che ha fatto Cuba: per oltre 25 anni lo Stato ci ha fornito zucchero in cambio».

«L'equilibrio tra lavoro e vita privata è una sciocchezza»

L'ex presidente della direzione (1997-2008) e del Cda (2005-2017) del colosso alimentare con sede a Vevey (VD) guarda però anche al futuro.

«Ho un enorme rispetto per la generazione di oggi. I giovani sono molto più avanzati di noi e fanno cose che noi non avremmo mai immaginato. A vent'anni io avrei forse potuto gestire una pompa di benzina. Oggi invece i giovani della stessa età creano aziende e perseguono grandi idee. Questo mi impressiona».

«La parola lavoro mi ha sempre dato fastidio», prosegue Brabeck-Letmathe. «Per me il lavoro è sempre stato uguale alla vita: non c'è mai stata una contraddizione per me. Ecco perché penso che oggi parlare di equilibrio tra lavoro e vita privata sia una sciocchezza.»

«Suggerisce che una cosa è cattiva e l'altra è buona, che bisogna trovare un equilibrio. Se ho un consiglio da dare ai giovani è questo: trovate il lavoro che più vi si addice e che vi piace, e non dovrete mai lavorare», conclude l'ex dirigente.

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