Svizzera La prossima settimana la BNS dovrebbe tagliare i tassi, ma di quanto?

hm, ats

20.9.2024 - 19:00

La BNS ha la sede operativa a Zurigo.
La BNS ha la sede operativa a Zurigo.
Keystone

Giovedì prossimo – 26 settembre – la Banca nazionale svizzera (BNS) dovrebbe proseguire nella fase di allentamento monetario avviata all'inizio dell'anno.

Con l'inflazione apparentemente sotto controllo, ma con il franco forte che ostacola l'industria di esportazione gli esperti si aspettano un taglio del tasso guida, la cui entità è però oggetto di dibattito. Più in là nel tempo non viene nemmeno escluso un ritorno ai tassi di interesse negativi.

Per frenare la crescita dei prezzi la BNS fra il 2022 e il 2023 aveva proceduto a cinque aumenti del tasso guida, che era così salito dal -0,75% al +1,75%.

Il 21 marzo, constatando che l'inflazione era scesa sotto il 2%, l'entità guidata sino alla fine del corrente mese da Thomas Jordan aveva proceduto a un taglio del costo del denaro, che era sceso all'1,50%: la BNS era stata la prima grande banca centrale ad operare una sforbiciata ai tassi, dopo la fase di rialzi dei prezzi avvenuta in particolare in concomitanza con l'inizio della guerra in Ucraina e le relative sanzioni contro la Russia.

L'istituto ha confermato lo stesso approccio nell'ultimo esame della politica monetaria: il 20 giugno ha ulteriormente abbassato l'indicatore di riferimento portandolo all'1,25%.

Ora è atteso un ulteriore intervento, tanto più che la Banca centrale europea (Bce) il 12 settembre ha abbassato il costo del denaro di 25 punti base (cioè di 0,25 punti percentuali), mentre questa settimana – mercoledì – la Federal Reserve è intervenuta con un ritocco di 50 punti base, primo ribasso da quattro anni a questa parte.

«È in corso un nuovo ciclo di tagli dei tassi in tutto il mondo», commenta Olivier de Berranger, co-responsabile degli investimenti della società di amministrazione patrimoniale francese La Financière de l'Echiquier, in dichiarazioni riportate dall'agenzia Awp. «Con l'economia globale in affanno, in particolare negli Stati Uniti e in Cina, si spera che questi tagli possano rilanciare i consumi e gli investimenti. Si dovrà però essere pazienti, mette in guardia l'esperto, poiché la trasmissione dei tagli dei tassi all'economia non è immediata, potrebbe richiedere da sei mesi a due anni.

Per gli analisti della banca tedesca LBBW, il primo taglio dei tassi della Fed dal 2020 rappresenta l'inizio di un ulteriore allentamento monetario. La potente istituzione ha segnalato ulteriori tagli di 50 punti base entro la fine dell'anno e un totale di 100 punti base entro il 2025.

La BNS opera in un contesto in evoluzione, ma di per sé favorevole

Nel frattempo la BNS opera in un contesto in evoluzione, ma di per sé favorevole: la Segreteria di Stato dell'economia (Seco) prevede un'inflazione dell'1,2% quest'anno e dello 0,7% nel 2025, ben al di sotto dell'obiettivo di stabilità dei prezzi che si impone la banca centrale, cioè un rincaro compreso fra lo 0% e il 2%.

E – sempre secondo gli esperti della Seco – il prodotto interno lordo (Pil), al netto degli eventi sportivi, dovrebbe salire dell'1,2% nell'anno in corso dell'1,6% nei dodici mesi successivi.

In questo contesto Arthur Jurus, capo degli investimenti di Oddo BHF Suisse, si aspetta che la BNS abbassi il tasso guida di 25 punti base: in seguito non vi dovrebbero essere altri tagli. «La nostra prudenza si spiega con la crescita degli affitti, che rimane molto elevata»: un fattore che continua a sostenere l'inflazione.

«Lo scenario di un taglio di mezzo punto ha guadagnato terreno»

Ma secondo John Plassard, specialista presso la banca Mirabaud, «lo scenario di un taglio di mezzo punto ha guadagnato terreno, a causa dell'impatto del franco sulle esportazioni e sui prezzi delle importazioni». Una tale decisione indebolirebbe il franco e farebbe balzare il mercato azionario svizzero.

«Alcuni analisti suggeriscono una risposta energica per frenare il rialzo del franco, mentre altri ritengono che un taglio più contenuto, combinato con un intervento sul mercato dei cambi, potrebbe essere sufficiente».

Secondo Plassard non si può nemmeno escludere un ritorno ai tassi negativi: in passato Jordan ha difeso l'efficacia di tale approccio, anche se ha riconosciuto che esso ha pure ripercussioni poco rallegranti. Il suo successore, l'attuale vicepresidente della direzione Martin Schlegel, «è sulla stessa linea», conclude il professionista.

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