In un'intervista a Blue Sport, il giornalista esperto dei Balcani e attuale podcaster Krsto Lazarevic racconta le varie ragioni per le quali Novak Djokovic raccoglie così tanto sostegno in patria.
Il clamore e la rabbia sono stati molto grandi in Serbia ieri quando il ministro australiano dell'immigrazione Alex Hawke ha annunciato la revoca del visto a Novak Djokovic.
«Notizie scioccanti dall'Australia - Alex Hawke ha preso la decisione di espellere Djokovic dal paese. Questo è senza dubbio uno dei più grandi scandali sportivi del 21° secolo», si legge sul giornale serbo «blic».
Mentre la popolarità di Djokovic sulla scena internazionale è diminuita negli ultimi giorni, il sostegno ricevuto nel suo paese sembra ancora più forte di prima.
Simbolo di orgoglio e identità nazionale
L'esperto dei Balcani Krsto Lazarevic non è certo sorpreso: «Non c'è attualmente un altro serbo in nessun campo che sia tanto popolare e adorato come lo è Novak Djokovic. Il tennista è anche associato all'orgoglio e all'identità nazionale», dice Lazarevic.
Il mito della vittima
Il trattamento di Djokovic da parte del governo australiano è anche visto, in parte, come un attacco alla stessa Serbia. «Questo ha molto a che fare con il mito della vittima diffuso in Serbia. In alcuni luoghi ha una base storica, ma soprattutto è un fenomeno che ha preso piede negli anni 90» continua Lazarevic, che si dice particolarmente colpito dalle dichiarazioni di Srdjan Djokovic, papà dell'attuale numero 1 del tennis mondiale.
Il malvagio Occidente
«Suo padre l'ha detto in modo molto chiaro: noi serbi siamo sempre stati vittime, non abbiamo mai attaccato nessuno e non abbiamo mai fatto niente di male. E ora stanno cercando di farci fuori». Il padre di Djokovic non ha detto direttamente a chi si rivolgeva con le sue dichiarazioni, ma Lazarevic intuisce i destinatari del messsggio. «È l'idea che il malvagio Occidente non vuole che un serbo vinca il suo 21° titolo del Grande Slam e diventi così il più grande giocatore di tutti i tempi, davanti a uno spagnolo e ad uno svizzero».
Il presidente cerca l'appoggio del campionissimo
Lazarevic ha una spiegazione per l'appoggio dato anche dalla sfera politica al caso Djokovic. «Novak è attualmente la persona più popolare in Serbia e anche i politici stanno cercando di trarne profitto. Le elezioni sono imminenti in Serbia, in aprile», sottolinea Lazarevic e aggiunge: «Bisogna dire che Djokovic ha mantenuto un basso profilo politico finora. Non sostiene una persona o un partito».
Tuttavia, secondo Lazarevic, il presidente serbo Aleksandar Vučić spera naturalmente in un qualche sostegno da parte del tennista alla sua candidatura quando scrive sotto una foto appositamente caricata su Instagram che il suo governo sta facendo tutto il possibile per la stella del tennis.
«In Germania, Austria o Svizzera, il capo di stato probabilmente non interferirebbe se un proprio atleta non potesse entrare da qualche parte perché non è stato vaccinato».
Martire assoluto o eroe perfetto
E cosa succederebbe se Djokovic dovesse effettivamente lasciare l'Australia senza poter difendere il titolo all'Open? «Allora diventerebbe il martire assoluto. È tutto molto eccitante, come la terza stagione di una riuscitissima serie di Netflix», dice Lazarevic concludendo: «Se non gli verrà permesso di partecipare agli Australian Open, sarà visto da molti come una pugnalata alla schiena all'intera Serbia. Ma si può anche immaginare un finale romantico. Forse gli sarà permesso di competere e vincere il titolo - allora si avrà la storia dell'eroe perfetto».
La pallina è ancora in gioco. Un set a testa. Si continua a giocare ... sempre fuori dal campo fino a lunedì.