Entrato per la prima volta nei Top 20 nel gennaio 2020 Andrej Rublev continua la sua scalata fra la crème della crème dei tennisti del globo. In una recente intervista il russo ha spiegato cosa contraddistingue i campioni dai buoni giocatori.
Grande protagonista di questo inizio di stagione, il giovane russo Andrej Rublev ha analizzato le caratteristiche che permettono di fare la differenza ai migliori tennisti del mondo. Spesso infatti le qualità tecniche dei Top 20 sono molto simili, ma ciò che permette ad una ristretta minoranza di compiere il grande passo e diventare dei veri e propri campioni è la testa. Il salto di qualità lo si compie a livello mentale.
«Se guardiamo ai primi 20 giocatori del mondo, quali sono le differenze tra loro e i big 3?», si è chiesto Rublev in una recente intervista rilasciata ad «AS» - un'importante quotidiano sportivo spagnolo - prima di rispondersi da solo.
«Tutti sono in grado di esprimere un ottimo tennis, eccellente in alcuni frangenti - ha spiegato l'attuale numero 7 del ranking ATP - ma Roger Federer, Rafael Nadal e Novak Djokovic hanno qualcosa in più dal punto di vista mentale. Sono più solidi e in questo modo riescono ad essere più continui sia nell'arco della stessa partita che sul lungo periodo».
Capace di sconfiggere Rafael Nadal nel suo ambiente naturale al torneo di Monte Carlo alcune settimane or sono, il 23enne moscovita sta dimostrando di continuare una progressione iniziata nel 2014, quando giocò le sue prime partite come professionista. Nelle scorse settimane Rublev ha vinto il torneo di Rotterdam, mentre nel 2020 ha fatto segnare il suo record personale, anno in cui si è aggiudicato ben 5 tornei maggiori: Vienna (Master 500), San Pietroburgo (Master 250), Amburgo (Master 500), Adelaide e Doha (Master 250).
«Posso e devo migliorare ancora diversi aspetti del mio gioco - ha chiosato il russo - posso colpire meglio la palla, andare a rete più spesso, migliorare il mio servizio e perfezionare il mio gioco difensivo. Inoltre posso crescere anche dal punto di vista fisico e mentale».
«Alla mia età credo che sia estremamente positivo avere ancora molto su cui lavorare e allo stesso tempo anche ampi margini di miglioramento», ha infine concluso il 23enne di belle speranze, che sotto la guida dell'allenatore spagnolo Fernando Vicente sta compiendo passi importanti verso un futuro roseo. Nel mirino, l'obiettivo ultimo è quello di giungere ai vertici del tennis mondiale.