Il 25 agosto 1991 Quando Carl Lewis stabilì il record mondiale sui 100m, 3 anni dopo la «finale più sporca della storia»

bfi

25.8.2024

Carl Lewis, primo da sinistra, vinse la finale dei 100 metri a Tokyo nel 1991, con il tempo record di 9 secondi e 86 centesimi.
Carl Lewis, primo da sinistra, vinse la finale dei 100 metri a Tokyo nel 1991, con il tempo record di 9 secondi e 86 centesimi.
Keystone

33 anni fa, colui che fu definito «Il Figlio del vento», stabilì il record del mondo sui 100 metri a Tokyo, in occasione dei Mondiali di atletica. Tre anni prima, vinse la medaglia d'oro alle Olimpiadi di Seoul, nella finale «più sporca di sempre».

Igor Sertori

Carl Lewis è a oggi uno dei soli quattro atleti olimpici ad aver vinto nove medaglie d'oro, ed è ampiamente riconosciuto come uno dei più grandi atleti di tutti i tempi.

Nato con il mito di Jesse Owens gli riuscì l'impresa di emulare colui che nel 1936, alle Olimpiadi Berlino, vinse quattro medaglie d'oro: nei 100 e 200 metri, nella staffetta 4x100m e nel salto in lungo. L'afroamericano lo fece davanti all'allora nuovo leader della Germania nazista, Adolf Hitler.

Fu ai Giochi di Los Angeles del 1984, che colui che venne chiamato "Il Figlio del vento" emulò il suo idolo d'infanzia vincendo l'oro nei 100m, nei 200m, nel salto in lungo e nella staffetta 4x100m.

«L'idea mi è venuta dopo la mia prima vittoria universitaria nel salto in lungo, poi la mia qualificazione ai Giochi di Mosca... Durante una discussione con il mio allenatore, gli chiesi se pensava che avrei potuto vincere quattro titoli come Jesse Owens, che era il mio idolo. Mi rispose che non lo sapeva, ma io volevo provarci». Queste sono le sue parole, dopo essere entrato di dovere nella storia dell'atletica.

Era nata una superstar. Dopo di allora l'americano vinse altri due ori olimpici a Seoul (1988), due a Barcellona (1992) e uno ad Atlanta (1996).

25 agosto 1991

33 anni fa i Mondiali di atletica si svolsero a Tokyo, in Giappone. Fu in quell'occasione che il magnifico atleta statunitense frantumò il record mondiale dei 100 metri nella più grande prestazione della sua carriera.

Sorprendentemente, il 30enne americano, due volte campione mondiale e olimpico, uscì per ultimo dai blocchi nella finale a otto. Grazie alla forza, alla volontà e alla capacità di alzarsi ritto facendo muovere quelle lunghe leve, Lewis recuperò il disavanzo ingranando un'altra marcia ai 70 metri e prendendo il comando a cinque metri dalla fine.

Capì di aver vinto non appena tagliò il traguardo lanciando uno sguardo alla sua sinistra, alzando le braccia in aria in segno di giubilo. Burrell, il uso grande rivale, arrivò secondo in 9"88.

"Il Figlio del vento" non solo aveva vinto l'oro mondiale, ma abbatté il record del mondo di 0,4 secondi, portandolo a 9"86.

La finale più sporca della storia

Chi vi scrive ricorda quella finale ai Giochi olimpici di Seoul, in Corea del Sud. Ai blocchi di partenza c'erano tutti i grandissimi del tempo: Christie, Smith, Robson da Silva, Williams, Stewart e soprattutto Carl Lewis e Ben Johnson.

Tifavo per "Il Figlio del vento", un atleta che incarnava bellezza, forza e vitalità. In sesta corsia, s'inginocchiò per prepararsi sui blocchi di partenza il canadese Ben Johnson. Un pacchetto di muscoli impressionanti, un alieno che sembrava venisse da un altro sport, catapultato lì per sbaglio. Ebbi un sussulto, un attimo di dubbio sulle possibilità del mio favorito.

La gara durò soli 9 secondi e 78 centesimi: Johnson fece gara davanti fin dall'inizio, mentre tutti gli altri seguivano ad anni luce, Lewis compreso, che tagliò il traguardo come secondo, lontano ben 14 centesimi dal canadese.

«Non ci posso credere, non mi sembra possibile», dichiarò lo sconfitto americano al termine della finale.

24 ore dopo Ben Johnson fu squalificato dopo essere stato trovato positivo all'antidoping. In quella finale, definita "la finale più sporca della storia", altri cinque risultarono positivi ai test antidoping.

Non Carl Lewis, che si coronò dell'oro olimpico, rimanendo a tutti gli effetti "Il Figlio del vento". Pulito, bello, statuario, per molti, immortale.