Dopo cinque anni Inti Pestoni torna a vestire la maglia dell'Ambrì Piotta, squadra con cui ha esordito nella massima lega, prima di partire in Svizzera interna dove ha giocato due stagioni a Zurigo con gli ZSC, una col Davos e infine due con il Berna. Noi di blue Sport l'abbiamo incontrato nella sua nuova casa per un'intervista esclusiva.
Il "Figlio della Valle" è tornato. Dopo essere partito al termine della stagione 2015/2016, ha vestito le maglie di Zurigo, squadra con la quale è diventato campione svizzero due anni più tardi seppur trovando poco spazio, Davos e Berna, ora è di nuovo dove tutto è cominciato.
Prima c'era la Valascia, ora un nuovo stadio multifunzionale, prima sulla panchina c'era Hans Kossmann ora Luca Cereda, il capitano era Adam Hall adesso Michael Fora. Molto è cambiato, l'aria di casa aiuterà l'attaccante 30enne a trovare la via del gol come nei suoi primi anni in biancoblù?
La sua miglior stagione di sempre rimane proprio la sua ultima con la maglia dell'Ambrì Piotta, quando in 50 partite di Regular Season ha messo a segno 15 reti e fornito 25 assist, per un bottino totale di 40 punti. I presupposti per riprendere da dove aveva iniziato ci sono tutti.
L'abbiamo incontrato sulle gradinate della nuova Curva Sud - dove alla Valascia, prima di diventarne l'idolo, aveva respirato le prime boccate di ossigeno-hockeystico - al termine del primo allenamento nel nuovo stadio multifunzionale.
L'aria è elettrica, mentre ci intratteniamo con l'attaccante ticinese i lavori per preparare la pista in vista della grande prima di sabato sera contro il Friborgo, proseguono su tutti i fronti. Sia fuori che sul ghiaccio. L'hockey è di ritorno, una nuova stagione, per l'HCAP molto speciale, sta per iniziare...
Sei tornato ad Ambrì, primo allenamento nella nuova pista e ora sei seduto nella nuova Curva sud. Come ti senti?
È stato particolare. Un'emozione che viene da dentro, difficile da descrivere a parole. Per l'Ambrì si tratta di un grande cambiamento. È stato un giorno emozionante. Prima di scendere sul ghiaccio abbiamo visitato la pista, è stato davvero bello.
Cosa ti ha colpito di più del nuovo stadio?
Tutto. Sono molto entusiasta di quello che vedo. Spogliatoi, tribune, tribune VIP, ecc. sono una cosa che ad Ambrì fino a qualche anno fa non si potevano nemmeno immaginare.
Da quando hai lasciato l'Ambrì sono passati cinque anni. Ora sei un giocatore più maturo. In cosa senti di esserti migliorato?
Penso che gioco con più personalità. Sono in grado di prendere più responsabilità. Quando sono partito ero ancora molto giovane, l’hockey non dico che fosse solo un hobby, ma principalmente pensavo a divertirmi. Andando via ho fatto nuove esperienze ed ho imparato cosa serve per vincere e come migliorarsi come singolo e come squadra. Sì, in generale mi sento più maturo e responsabile.
In quale squadra pensi di essere cresciuto di più?
A Zurigo ho vissuto un cambiamento incredibile. Sono arrivato da Ambrì, dove in quel momento non si viveva un periodo particolarmente positivo, e mi sono ritrovato a Zurigo in uno dei club più prestigiosi della Svizzera. Per me è stato un salto molto grande. Soprattutto nel periodo iniziale ho imparato tanto. In seguito anche a Berna, un'altro club abituato a vincere, diverso dello Zurigo, ma dove ho pure imparato tanto.
Negli ultimi anni hai giocato in squadre che avevano grandi "star", ad Ambrì una di queste sei tu. Come ti fa sentire?
Per me non cambia molto. Ho già avuto un ruolo di primo piano qui ad Ambrì, nelle squadre nelle quali ho giocato dopo, questo ruolo lo vestivano altri giocatori, è vero. Però per esempio a Zurigo, in una squadra dove c'erano molte "star", non era sempre facile gestire tutti i giocatori, ma ho imparato che per vincere le partite si ha bisogno di tutti. Non le si vincono esclusivamente con giocatori offensivi, ma si necessita anche di chi lavora difensivamente. Io mi sento bene, ascolto le direttive che ricevo dall'allenatore e cercherò di aiutare la squadra in tutti i modi possibili.
Senti la pressione?
Personalmente non sento la pressione, ne ho avuta parecchia negli anni precedenti, adesso ho imparato a gestirla. So cosa devo fare, mi rendo conto da solo se gioco bene o se gioco male. Non ho bisogno della pressione da fuori per cambiare il mio gioco.
Negli ultimi anni lottavi per il titolo, ora, senza nulla togliere al vostro valore, gli obiettivi saranno diversi. Cosa ti ha spinto a rinunciare ai grandi titoli?
Il mio pensiero non è mai stato quello di rinunciare a vincere titoli. Non ho deciso di tornare ad Ambrì per finire la carriera, senza grandi obiettivi ma puntando semplicemente alla salvezza. Adesso qui c'è un progetto che migliora di anno in anno, sono stato vicino ad un ritorno in biancoblù già a due riprese, ma non me la sentivo. Dopo aver disputato due buone stagioni col Berna invece mi sono sentito pronto a tornare e poter dare qualcosa alla squadra, non solo il mio nome.
Quanto ha pesato nella tua decisione di tornare in Levantina la costruzione del nuovo stadio?
Non particolarmente. Il fattore principale, come detto, era di voler tornare al momento giusto per dare un contributo importante all'Ambrì. Non perché era una scelta facile, tornando a casa,...
Com'è andato l'ambientamento con la nuova squadra?
È andato molto bene, ho trovato un gruppo di ragazzi molto uniti. Tanti ticinesi (ride). Era un po' di tempo che in spogliatoio non parlavo così tanto italiano, mi sono divertito molto.
Cosa ti piace di più del tuo «nuovo» allenatore Luca Cereda?
La grinta che mette in tutto quello che fa e la passione, estremamente contagiosa. Quando parla ti fa capire esattamente cosa vuole e quanto lo vuole. A lui bastano poche parole per caricare la squadra, anche questo è un aspetto molto positivo per noi.
Cosa invece di meno?
Durante gli allenamenti usa davvero moltissime volte il fischietto, non sono abituato a questo metodo di allenamento. Devo farci ancora un po' l'abitudine (ride).
Quali sono gli obiettivi della squadra e tuoi personali per la prossima stagione?
L'obiettivo è quello di qualificarci per i Pre-Playoff, e poi da lì in avanti tutto quello che arriva lo prendiamo. Se ci si qualifica per il post season, il periodo più bello della stagione, sappiamo che può succedere di tutto.
A livello personale il mio obiettivo principale è quello di aiutare la squadra il più possibile. Voglio essere meno volte possibile sul ghiaccio quando l’Ambrì prende una rete ed esserci il più possibile quando segna.