Morte Geo Mantegazza L'HC Lugano piange e ricorda il suo Presidentissimo: «Il tuo DNA bianconero è al sicuro»

Swisstxt

10.10.2024 - 14:04

Geo Mantegazza con la sua inseparabile maglia verde del Lugano
Geo Mantegazza con la sua inseparabile maglia verde del Lugano
archivio Ti-Press

L'hockey nazionale, e soprattutto quello legato al Lugano, piange la scomparsa di Geo Mantegazza, deceduto nella serata di mercoledì a quasi un mese dal suo 96mo compleanno.

Il mondo dell’hockey piange la morte di Geo Mantegazza, il presidente che creò il mito del «grande Lugano».

Classe 1928, l’imprenditore ticinese aprì il suo studio d'ingegneria «Mantegazza & Cattaneo» a Lugano nel 1954. Studio che assumerà importanti progetti.

Ma Mantegazza si fece conoscere in tutta la Svizzera soprattutto perché è stato presidente dell’Hockey Club Lugano dal 1978 al 1990. In questo periodo il club che militava in Lega Nazionale B approdò nella massima categoria, al termine della stagione 1981-82.

Sulla spinta della sua visione imprenditoriale, supportata dalla passione per l'hockey e dall'amore per la sua città, il ticinese diede vita al professionismo vero e proprio in Svizzera.

Con Slettvoll in panchina, e i vari Johansson, Bertaggia, Thon ed Eberle, il Lugano vinse quattro titoli nazionali (1985-86, 1986-87, 1987-88 e 1989-90).

Indimenticato per il fatto di portare sempre in pista il suo maglione verde, Mantegazza fu esempio di stile e passione, la stessa che ha trasmesso alla figlia Vicky, oggi presidente della società.

La famiglia dell'HC Lugano piange il «Presidentissimo» 

Di seguito il comunicato apparso giovedì mattina sulla pagina ufficiale dell'HC Lugano.

«La famiglia bianconera piange la scomparsa dell’Ingegner Geo Mantegazza, padre dell’attuale presidente Vicky Mantegazza. Il «Presidentissimo» si è spento oggi all’età di 95 anni, serenamente assistito dai suoi familiari.

La stella di Geo Mantegazza illuminerà per sempre il firmamento dell’Hockey Club Lugano. Nessuno, nella storia del club fondato l’11 febbraio 1941, potrà mai essere paragonato alla figura del carismatico «Presidentissimo».

L’uomo che ha fatto sognare i tifosi bianconeri con cinque finali consecutive dei playoff e quattro titoli nazionali conquistati tra il 1986 e il 1990 da quello che sarà ricordato per sempre come il Grande Lugano.

L’uomo che, con la sua ambizione e le sue visioni innovative, ha rivoluzionato negli Anni Ottanta l’intero hockey svizzero con l’introduzione del professionismo e con quella determinazione a voler competere che spinse tutto il movimento rossocrociato a rimboccarsi le maniche.

Imprenditore di successo in vari settori, tra cui quello immobiliare e quello del turismo, Geo Mantegazza decise di lanciarsi nell’avventura dell’Hockey Club Lugano nel 1978, quando il club navigava in cattive acque.

Il boom del disco su ghiaccio in Ticino, l’euforia scatenata nel 1980 dall’ingaggio di due campioni olimpici statunitensi (Mark Pavelich e John Harrington) e la promozione in LNA nel 1982 furono il trampolino di lancio per pianificare un club e forgiare una squadra in grado di sfidare e poi battere le potenze dell’hockey svizzero».

«La forza di persuasione di Geo, la competenza dello storico direttore sportivo Fausto Senni e l’entusiasmo e le capacità di un gruppo di dirigenti e amici legati da una passione plasmarono una vera dinastia guidata in panchina dallo svedese John Slettvoll, il condottiero venuto dal freddo e divenuta quasi invincibile attorno a campioni come Mats Waltin, Kent Johansson, Sandro Bertaggia, Bruno Rogger e Jörg Eberle.

La sera del 1. marzo 1986 oltre tremila tifosi bianconeri vissero l’emozione più forte con il primo trionfo celebrato a Davos nella cattedrale dell’hockey svizzero. I festeggiamenti continuarono per l’intera notte con il chilometrico corteo di vetture di rientro dai Grigioni diretto alla Resega, dove seimila persone accolsero nel delirio capitan Beat Kaufmann e compagni con il primo trofeo di campioni svizzeri.

L’Hockey Club Lugano costruito da Geo Mantegazza (presidente operativo fino al 1991) scrisse pagine indelebili anche nei due decenni successivi.

Il testimone fu rilevato dai suoi scudieri più fedeli, prima Fabio Gaggini, poi Beat Kaufmann, con la vetta più alta scalata di nuovo il 5 aprile 1999 alla Valascia e nel 2003 e nel 2006 all’allora Resega, prestigiosi traguardi europei e il calore del tifo organizzato della Curva Nord e di un popolo capace come forse in nessun altro luogo di infiammare l’ambiente in pista.

Persona elegante, distinta, nello stesso tempo affabile e generosa, Geo Mantegazza ha saputo regalare gioia pura ai tifosi che gliene saranno eternamente grati.

Il suo Lugano ha veicolato un’immagine vincente della Città e, aspetto talvolta dimenticato, la sua lungimiranza ha posto le basi per lo sviluppo di uno sport amato in modo viscerale e praticato ogni giorno da centinaia di ragazzi nell’attuale Cornèr Arena.

Grazie Geo, la tua splendida famiglia può essere orgogliosa per il tuo cammino straordinario.

E il tuo DNA bianconero è al sicuro nelle vene della nostra Vicky.

Ai familiari giungano le più sincere condoglianze».

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