Renato Steffen parla a blue News della mancata convocazione da parte di Murat Yakin, di un possibile ritiro dalla Nazionale e del clamore suscitato dalla sua intervista dopo il rigore sbagliato da Vladi nel pareggio per 2-1 contro lo YB.
Hai fretta? blue News riassume per te
- Renato Steffen parla a blue News della mancata convocazione di Murat Yakin in Nazionale e del suo possibile ritiro.
- «Naturalmente è bello quando si può tracciare una linea nella sabbia come hanno fatto Xherdi, Yann o Fabi (Shaqiri, Sommer o Schär; ndr) recentemente e dire addio».
- Il giocatore del Lugano parla anche del suo modo di essere diretto, in campo, ma anche davanti ai microfoni.
- «So che non tutti riescono a gestirlo allo stesso modo. A volte sono troppo diretto. Sicuramente posso ancora lavorare su questo aspetto».
Prima della pausa internazionale, ha fatto scalpore la sua intervista a blue Sport dopo il pareggio per 2-1 contro l'YB. Ha parlato del rigore sbagliato dal suo compagno di squadra Shkelqim Vladi al 94° minuto. Le acque si sono calmate?
Si può dire di sì. Alla fine, le mie parole subito dopo il fischio finale non sono state certo ideali. Ma vorrei sottolineare: non mi riferivo a Vladi o al fatto che avesse sbagliato il rigore. Tutti possono sbagliare, anch'io ho sbagliato rigori importanti.
Allora cosa intendeva?
Doveva segnare. Ma ci siamo tolti il pensiero. Non bisogna farne un dramma. Chi mi conosce sa che dico sempre quello che penso. E questo non è sempre un vantaggio, nemmeno per me.
Eppure continuerà a parlare chiaro?
Voglio che ogni giorno facciamo un passo avanti e che facciamo tutto il possibile per raggiungere il successo. Questo è possibile solo se si analizzano criticamente anche le nostre prestazioni. Sono anche molto autocritico e pretendo il massimo da me stesso.
Lei parla come gioca a calcio. Sempre aperto e diretto.
(sorride) Si può dire così.
Non importa se a volte offende qualcuno?
So che non tutti sono in grado di gestirlo allo stesso modo. A volte posso essere molto diretto, è vero. Posso sicuramente lavorarci su. Prendo a cuore le critiche, ma non voglio piegarmi troppo. Sono aperto a queste, basta essere diretti e schietti con me. Posso ancora imparare, anche alla mia età.
Non ha voluto dire nulla sulla mancata convocazione in Nazionale. Come stanno le cose ora?
Non credo ancora che sia il momento giusto.
Perché?
Forse dovremo aspettare e vedere cosa porterà il nuovo anno. Sono ancora un internazionale e se ci sarà bisogno di me sono ancora a disposizione. Il 2024 non è stato un granché per me, per quanto riguarda la Nazionale.
Ci si ritira dalla Nazionale o si smette di essere convocati?
È una domanda difficile. Naturalmente è bello quando si può tracciare una linea nella sabbia come hanno fatto recentemente Xherdi, Yann o Fabi (Shaqiri, Sommer o Schär, ndr) e dire addio. D'altra parte, loro sono di un calibro diverso rispetto a me, hanno disputato più partite internazionali di me.
Ora passeranno alcune settimane prima di marzo (prossime partite della Nazionale svizzera di calcio, ndr). Allora forse arriverà il momento di dire quello che sento e ho sentito. Ai responsabili forse servirà questo tempo anche per valutare il piano che stanno portando avanti, anche nei miei confronti.
Allora le chiederemo di nuovo del suo futuro con la Nazionale nel nuovo anno.
Va bene. Prima o poi arriverà il momento di parlarne. Spero che si parli dello Steffen giocatore della Nazionale e non dello Steffen pensionato. Ho sempre detto: se sono in Nazionale, non voglio mai essere accusato di non dare il massimo per il mio Paese.
Credo di esserci riuscito finora. Tutto il resto non dipende da me. Cerco comunque di dimostrare ogni fine settimana che sono pronto per la maglia rossocrociata.
Ha guardato le ultime partite della Nati contro la Serbia e la Spagna in TV o si è goduto il tempo libero con la sua famiglia in altri modi?
(ride) Non sono il tipo che guarda il calcio in TV a casa. Ma ho guardato le partite internazionali. Inoltre nostro figlio Lian è un grande tifoso della Nati.
Cosa ne pensa?
È diverso quando non sei presente. Ed è anche una sensazione diversa quando non puoi essere presente perché non sei stato convocato e non perché sei infortunato o malato. Ti siedi lì e fa male. Fa male vedere i ragazzi, osservare Granit o Rici (Xhaka, Rodriguez, ndr) e non poterli aiutare.