In una lunghissima intervista concessa al 'The Guardian' Zlatan Ibrahimovic si racconta, aldilà del personaggio che si è creato negli anni.
Sabato sera, in trasferta contro la Fiorentina, Ibrahimovic ha segnato ancora, anche se il Milan non ha potuto evitare la prima sconfitta stagionale in Serie A, sconfitto 4-3 contro i gigliati.
Sette le presenze e cinque le reti per il 40enne svedese in questa stagione con la maglia del Milan, al quale è tornato a dicembre 2019.
In una lunghissima intervista concessa al 'The Guardian' Zlatan ha parlato molto di sé, di cosa lo spinge a scendere in campo mentre i suoi coetanei si godono già la pensione.
Ibrahimovic è tornato a Milano con un nuovo obiettivo: trasformare la squadra più giovane della Serie A e infondere la sua formidabile energia ai suoi compagni. Obiettivo in gran parte raggiunto, se si pensa che il Milan è primo in classifica in Italia, mentre la sua prima campagna europea è stata condotta fin qui con onore nonostante le tre sconfitte subite.
Ibra, tornato anche in Nazionale, continua ad alimentare il suo fuoco sacro come ha dimostrato poco più di una settimana fa, quando si è scontrato con César Azpilicueta, nel corso dell'ultima partita del gruppo di qualificazione ai Mondiali della Svezia.
L'adrenalina
Nell'intervista, l'uomo di mezza età ribadisce la sua visione del mondo. «Non si tratta di contratti o di essere famosi. Non ne ho bisogno. L'unica cosa che mi fa andare avanti è l'adrenalina, perché ogni mattina ho dolori ovunque. Avere due follower in più non mi guarirà. Ottenere più soldi non mi guarirà. Ottenere attenzione non mi guarirà. Ciò che mi guarirà è l'adrenalina».
«Non è facile - continua l'attaccante svedese del Milan -, ogni giorno mi sveglio e ho dolori ovunque.»
Questo, sembrerebbe, è quanto serve per rimanere un calciatore d'élite a 40 anni.
«So che sto arrivando a qualcosa di buono. Sto arrivando in un posto dove ho bisogno di lavorare per mantenermi al top e continuerò a farlo il più a lungo possibile».
Ibra non vuole avere rimpianti in questo senso, non vorrebbe trovarsi seduto tra qualche anno e doversi dire «avrei potuto continuare perché mi sentivo bene».
La sofferenza
«Non ho problemi a soffrire. Per me soffrire è come fare colazione. Ma molti giovani non capiscono la sofferenza, perché la nuova generazione, con tutte queste infinite possibilità, deve fare meno per ottenere molto. La generazione precedente doveva fare molto per ottenere poco. Sono molto orgoglioso di provenire dalla vecchia generazione».
Domani il Milan tornerà a giocare in Champions, inserito nel loro gruppo con Liverpool, Atlético Madrid e Porto, la fortuna del sorteggio non è stata dalla sua.
I rossoneri hanno la squadra più giovane della massima competizione europea, Ibra il veterano che segna la via
«È incredibile. Mi fanno sembrare giovane. Fa questo effetto, è come Benjamin Button».
Aldilà degli scherzi Zlatan si dice molto orgoglioso perché vede i giovani compagni prendersi più responsabilità, c'è un cambio di mentalità.
«Questa è la mia felicità ora. Questa è la mia adrenalina. Esco e corro tanto quanto loro».
Smettere? Lo svedese, oltre alla ricerca dell'adrenalina e al fatto di non voler avere rimpianti si sente anche in debito verso il mondo del calcio, sente di dover dare qualcosa di importante ai giovani che seguono: l'esempio.
«Continuo a giocare anche perché quando i giovani giocatori mi vedono lavorare dicono: 'Dopo tutto quello che ha fatto sta ancora lì a lavorare. Devo farlo pure io allora perché lui ha fatto tutto».
Milan, 10 anni dopo
Quando Ibra arrivò al Milan per la prima volta, dal 2010 al 2012, « eravamo delle superstar», riconosce.
«Ora siamo pieni di talento, la squadra più giovane d'Europa, in testa al campionato italiano»
Per il 40enne, vicino a staccare un contratto per un altro anno ancora stavolta si tratta di un progetto diverso, più soddisfacente, «perché se hai successo con le superstar, è previsto. Questo invece non è atteso».