Il direttore del comitato organizzatore dei Mondiali in Qatar replica alle paure dell'australiano Cavallo, primo calciatore al mondo a fare 'coming out'.
Alle prese con le polemiche per i diritti umani e in seguito al 'coming out' del calciatore australiano Josh Cavallo, il comitato organizzatore dei Mondiali di Qatar 2022, attraverso il suo direttore esecutivo Nasser al Khater, parlando alla CNN, ha fatto sapere che la manifestazione e il suo Paese saranno aperti agli omosessuali in occasione della prossima Coppa del Mondo.
«Josh Cavallo sarebbe il benvenuto in Qatar, anche prima della Coppa del Mondo, nessuno deve sentirsi minacciato qui. Ma vanno evitate pubbliche manifestazioni d'affetto».
Una risposta diretta al calciatore australiano che aveva detto di avere «paura ad andare a giocare» il primo Mondiale in un paese arabo, dove l'omosessualità è punibile con la morte.
Nasser al Khater tenta così di placare in parte le polemiche globali che si sono stagliate feroci sull'organizzazione qatariota, rea, secondo diverse ONG internazionali, di ledere i diritti fondamentali dei lavoratori e di sfruttare la forza lavoro a basso costo.
«Sono un calciatore e sono gay. Tutto quello che voglio fare è giocare a calcio ed essere trattato come gli altri miei colleghi», aveva detto il 21enne australiano in un video postato sui social media, attirando il sostegno di molti altri calciatori di tutto il mondo.
Al Khater ha insistito sul fatto che non c'è nulla di cui preoccuparsi se non per la pubblica dimostrazione d'affetto.
«Ascoltate, le dimostrazioni pubbliche d'affetto sono disapprovate, e questo vale per tutti, per tutti. Il Qatar è un paese modesto. Questo è tutto ciò che deve essere rispettato. A parte questo, ognuno è libero di vivere la propria vita».
Il direttore esecutivo della prossima Coppa del Mondo aggiunge che qualsiasi omosessuale in Qatar potrà fare quello che farebbe qualsiasi altro essere umano.
Ma, «il Qatar, dal punto di vista della manifestazione pubblica dell'affetto, è conservatore».
Al Khater ha detto di accettare il fatto che la Coppa del Mondo è usata come piattaforma per proteste contro il Qatar, ma che questo non è una preoccupazione per gli organizzatori.
«Tutti gli scenari sono aperti e tutti gli scenari sono sul tavolo», ha detto. «Siamo preoccupati per questo? No, non direi che siamo preoccupati».
Le preoccupazioni internazionali
In un rapporto pubblicato questo mese, l'ILO (Organizzazione internazionale dei lavoratori) ha detto che almeno 50 lavoratori sono morti nel 2020 durante la costruzione degli stadi, ma le lacune nella raccolta dei dati da parte delle istituzioni del paese hanno impedito all'organizzazione di presentare una cifra esatta sul numero di infortuni mortali sul lavoro.
Nel frattempo anche un certo numero di squadre nazionali, tra cui Danimarca, Germania e Norvegia, hanno evidenziato le questioni dei diritti umani in vista della Coppa del Mondo.
La Danimarca ha addirittura annunciato che due sponsor della Nazionale rinunceranno allo spazio per il marchio sul kit di allenamento dei giocatori, lasciando posto invece a messaggi che evidenziano le questioni dei diritti umani in Qatar.
La federazione danese ha anche detto che ridurrà al minimo il numero di viaggi in Qatar per evitare di promuovere eventi correlati alla Coppa del Mondo.
Sono 13 le nazionali che si sono qualificate per il torneo mondiale, e nonostante le polemiche, il conto alla rovescia per Qatar 2022 continua.