Granit Xhaka riflette sulla vittoria negli ottavi di finale contro l'Italia. Il 32enne parla anche del suo stato di salute e dà uno sguardo alla vita di squadra a questo Europeo.
Granit Xhaka, c'è stato un momento di shock nella partita contro l'Italia, quando sei caduto a terra senza aver subito un colpo da un avversario. Cosa è successo?
«Prima della partita contro l'Italia ci siamo esercitati sui rigori, ovviamente. Ho sentito uno stiramento all'adduttore sinistro e giovedì mi sono dovuto allenare individualmente. In partita ho sentito di nuovo qualcosa dopo un quarto d'ora. Per fortuna avevamo con noi un buon team di medici che mi ha fornito il trattamento giusto. Dopo di che sono riuscito a giocare. Naturalmente il giorno dopo ho sentito di nuovo il dolore, ma ora abbiamo una settimana per curarlo».
Come hai vissuto la prestazione dominante della Nati contro i campioni d'Europa?
«Sono molto orgoglioso della squadra. Quello che abbiamo ottenuto è qualcosa di molto speciale. Non per il risultato, ma per il modo in cui lo abbiamo ottenuto. Ricordiamo ancora bene la sconfitta per 3-0 contro l'Italia di tre anni fa. Il dolore era ancora presente. Rispondere con tanta energia, intensità e disciplina è stata una grande soddisfazione».
La Svizzera è ora una delle outsider che può puntare ad andare fino in fondo?
«Non ci considererei favoriti, ma il nostro percorso non è certo finito. E posso promettere che daremo tutto quello che abbiamo per arrivare il più lontano possibile».
Come capitano, come ti comporta con giocatori come Xherdan Shaqiri o Noah Okafor che vogliono un ruolo più importante?
«Quando hai una squadra così buona, è normale che non tutti possano scendere in campo. L'unica cosa che conta è continuare a dare il massimo. Bisogna cercare di rendere le cose il più difficili possibile per l'allenatore, facendo buone prestazioni in allenamento. È importante essere positivi e aspettare la propria occasione».
«Fabian Rieder è l'esempio migliore: ha avuto la sua occasione contro la Germania e l'ha sfruttata subito. Shaq ha l'esperienza necessaria per gestire la situazione. Noah è sicuramente un po' più impaziente. Cerchiamo di accompagnare i ragazzi, di aiutarli. E quando vedi come tutti erano felici contro l'Italia, capisci che non c'è negatività nella squadra».
Il premio per aver raggiunto i quarti di finale è stato un kebab. Che sapore aveva?
«È stato bello mangiare di nuovo un kebab dopo circa 30 giorni. Molti giocatori si sono concessi un secondo giro. Era eccellente, di qualità super. Grazie a Breel per l'organizzazione. E grazie anche ai nutrizionisti che ci hanno permesso di farlo. Per il resto, ci sono sempre regole severe quando si parla di cibo».