Da allora più sicurezza in F1 30 anni fa il tragico incidente di Senna, rimasto nella memoria di tutti

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1.5.2024 - 20:00

La Formula 1 ha vissuto probabilmente le ore peggiori della sua storia nel 1994, ben 30 anni fa. La morte dell'icona Ayrton Senna, sul circuito di Imola, ha fatto sorgere dubbi anche a Michael Schumacher.

1.5.2024 - 20:00

Ayrton Senna sembra teso, pensieroso. Come se i suoi pensieri fossero altrove. È il 1° maggio del 1994 a Imola. Senna è in pole position per il Gran Premio di San Marino. Michael Schumacher piazza la Benetton accanto alla Williams del brasiliano.

Due rivali per il campionato del mondo si trovano in prima fila. Niente di strano, se non fosse che quella domenica in Emilia Romagna verrà ricordata da tutti gli amanti dello sport, e non solo.

La morte e la tragedia avevano già colpito con forza quel fine settimana. Ma sarebbe accaduto ancora di peggio. Ciò che è successo a Imola 30 anni fa aveva portato Michael Schumacher, dopo meno di tre anni di Formula 1, sull'orlo del ritiro.

Quello che è successo quel giorno è rimasto probabilmente nei ricordi dei più: alla curva del Tamburello, Senna è andato con la sua auto praticamente dritto e Schumacher ha visto la Williams del suo grande idolo dell'epoca schiantarsi contro il muro e poi venire sbalzata all'indietro.

Il punto più basso del dolore

Nonostante la brusca frenata, Senna stava viaggiando ancora a 214 km/h quando è finito contro la barriera. Le cause dell'incidente non sono mai state chiarite. Il brasiliano è stato colpito da una ruota che si era staccata dalla vettura ed è morto per le ferite riportate alla testa.

Sono passati ben 30 anni da quel tragico incidente. Martedì 30 aprile ricorreva invece il 30mo anniversario della morte di Roland Ratzenberger, che ha perso la vita sulla stessa pista all'età di 33 anni.

Anche Rubens Barrichello ha avuto un grave incidente in quel fine settimana dell'orrore, ma ne è uscito quasi indenne, a parte la frattura del naso. Come se non bastasse, nove spettatori sono rimasti feriti dopo essere stati colpiti da oggetti volanti provenienti da alcune auto incidentate alla partenza.

Michael Schumacher non andò al funerale

«Come se Gesù fosse stato inchiodato alla croce in diretta», disse una volta l'allora amministratore delegato della Formula 1 Bernie Ecclestone a proposito dell'incidente di Senna.

Aveva solo 34 anni, era stato tre volte campione del mondo, ma soprattutto era già allora un'icona e un eroe nazionale. Il suo Paese natale dichiarò il lutto nazionale.

Nel 2006, Michael Schumacher disse alla rivista Süddeutsche Zeitung di aver riflettuto molto intensamente sulla morte di Ratzenberger e Senna. Si era chiesto cosa potessero ancora significare per lui la Formula 1 e le corse.

«Anche per questo motivo non sono andato al funerale di Ayrton, ma a fare un test. Avevo bisogno di sapere se potevo continuare a guidare, se mi sarebbe piaciuto ancora. Inoltre, non volevo piangere pubblicamente, tutti avrebbero aspettato solo le mie lacrime».

La premonizione di Senna

Da notare che Senna ebbe dubbi e brutti presentimenti prima della tragica gara di Imola. Si era infatti chiesto se dovesse rinunciare alla partenza.

In un articolo per il quotidiano tedesco «Welt am Sonntag», aveva infatti confessato di avere problemi con la messa a punto della sua Williams e aveva anche ammesso che la morte di Ratzenberger aveva aumentato le sue preoccupazioni per il rischio crescente nelle gare.

Ciononostante, Senna concludeva dicendo che avrebbe «dato il massimo per dare vita a una battaglia entusiasmante».

Il pezzo fu pubblicato proprio nel giorno della sua morte.

Cosa è stato migliorato in seguito

«Roland Ratzenberger e Ayrton Senna non hanno perso la vita invano. La Formula 1 ha reagito dopo il loro decesso e ha adottato molte misure di sicurezza», sottolinea Stefano Domenicali, l'attuale amministratore delegato della F1.

Dopo quanto successo, infatti, i crash test a Imola sono stati resi più severi e le piste sono state dotate di aree di deflusso più ampie. I muri di cemento sono scomparsi. Gli abitacoli vennero dotati di pareti laterali più alte e in seguito venne migliorata anche la protezione diretta della testa e del collo dei corridori grazie al «sistema Hans».

Tutto questo è però arrivato troppo tardi per Senna e Ratzenberger, ma i loro ricordi non si sono spenti.

«30 anni sono tanti. In questi 3 decessi innumerevoli contatti, lettere, e-mail e omaggi ci hanno dimostrato che Roland e Ayrton non sono stati dimenticati», ha detto il padre Rudolf Ratzenberger all'inizio del documentario YouTube in più parti di Peter Levay su suo figlio.

Ayrton Senna muore in un incidente al Gran Premio di San Marino a Imola il 1° maggio 1994.
Ayrton Senna muore in un incidente al Gran Premio di San Marino a Imola il 1° maggio 1994.
Keystone

Seguirono altri incidenti gravi: Kubica, Grosjean, Bianchi

Successivamente ci furono ancora incidenti gravi. Come quello di Robert Kubica a Montreal nel 2007 quando della BWM-Sauber rimane solo un rottame: tre delle quattro ruote vennero strappate, la parte anteriore e la parte posteriore distrutte.

Grazie alla cellula di sicurezza, il polacco è però uscito quasi illeso dall'incidente: ha saltato solo una gara e ha vinto in Canada l'anno successivo.

O l'incidente con il fuoco di Romain Grosjean in Bahrain nel 2020. Dopo 27 secondi, il francese è sfuggito alle fiamme e alla sua auto, che si era spezzata in due, dopo essersi schiantata contro le barriere di protezione.

Il fatto che sia sopravvissuto è probabilmente anche merito della maggiore sicurezza in Formula 1, che significa anche che ogni incidente grave viene analizzato ed elaborato in dettaglio.

L'ultimo incidente mortale per un pilota Formula 1 si è verificato in Giappone nel 2014, quando l'auto di Jules Bianchi è scivolata sotto una gru di recupero.

Il pilota morì nell'estate dell'anno successivo.

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