blue Sport ha realizzato un'intervista con il mitico Didier Cuche. Dal ritiro di Lucas Braathen alle critiche al calendario della FIS, il neocastellano ci ha parlato delle ultime novità del circo bianco.
Hai fretta? blue News riassume per te
- Didier Cuche, a più di un decennio dal suo ritiro, continua a seguire con passione il mondo dello sci. blue Sport ha incontrato l'ex sciatore neocastellano per un'intervista esclusiva.
- Il 49enne ha parlato della sua passione per lo sci, la curiosa situazione di Lucas Braathen e le discussioni inerenti il calendario.
Didier Cuche, a più di 10 anni dal tuo ritiro, segui ancora con attenzione il circo bianco?
«Sì, adoro farlo, sia in televisione che di persona. Questo mese di gennaio per esempio assisterò dal vivo alle gare di Adelboden, Wengen e Kitzbühel».
Anche da quando Beat Feuz si è ritirato un anno fa?
«Anche se seguo con maggiore attenzione le prestazioni dei nostri atleti svizzeri, sono le gare nel loro insieme che mi affascinano. Conoscere i retroscena, i piccoli dettagli necessari per arrivare alla vittoria, sono queste cose che rende il tutto ancora più interessante».
Questa stagione di Coppa del Mondo è iniziata con l'annuncio shock di Lucas Braathen - la grande speranza norvegese - del suo ritiro dalle competizioni a soli 23 anni a causa di un conflitto con la sua federazione. Hai capito la sua decisione?
«Onestamente, no. Ho l'impressione che presto verranno a galla nuove rivelazioni. Non so, sono perplesso. Lo scorso anno l'avevo incontrato ad Adelboden (dove aveva vinto nello slalom ndr.). Ero stato impressionato dalla sua prestazione e dalla personalità, molto affascinante».
«Sono personaggi come lui che servono per dare un po' di pepe alla Coppa del Mondo. Ho l'impressione che le persone come lui facciano bene al circuito. Secondo me c'è qualcos'altro oltre alle storie sui contratti pubblicitari che hanno motivato la sua decisione, forse un accumulo di questioni più profonde».
Quest'autunno il clima ha giocato brutti scherzi alla FIS. I rinvii di inizio stagione hanno ulteriormente intensificato un calendario già pieno zeppo. Comprendi le critiche di alcuni protagonisti del circo bianco, come ad esempio quelle di Marco Odermatt, su questo calendario sovraccarico?
«Correre cinque gare in cinque giorni, è sicuramente qualcosa che richiede più energia, più intensità, è più difficile fisicamente e forse anche psicologicamente. Ma alla fine gli atleti che competono in tre discipline o più sono pochi. Credo siano quattro o cinque. Gli atleti che gareggiano solo in una disciplina sono contenti quando le gare vengono riprogrammate».
«In un certo senso, sì, comprendo le loro critiche, ma dall'altra parte bisogna anche pensare allo sciatore che corre solo in discesa, al quale rimarrebbero solo sette gare a stagione se due o tre appuntamenti venissero semplicemente stralciati. Io non sono mai stato contrario alla riprogrammazione delle gare cancellate, perché alla fine era il mio lavoro, la mia passione».