Locarno Film Festival Irène Jacob: «Abbiamo bisogno dello sguardo dell'altro»

sifo, ats

10.8.2024 - 13:00

L'attrice franco-svizzera Irène Jacob ha incontrao il pubblico del Locarno Film Festival.
L'attrice franco-svizzera Irène Jacob ha incontrao il pubblico del Locarno Film Festival.
Keystone

L'attrice franco-svizzera Irène Jacob, che ieri sera in Piazza Grande ha ricevuto il Leopard Club Award, ha incontrato oggi, sabato, il pubblico del Locarno Film Festival per una conversazione in cui ha parlato della sua eclettica carriera.

L'attrice, vestita con un completo bianco, era raggiante ieri sera sulla Piazza Grande, dove ha imitato il ruggito del Pardo che le è stato consegnato. «Sono già venuta tre volte a Locarno, ho presentato Trois couleurs: rouge trent'anni fa proprio in Piazza Grande», ha detto.

«Irène Jacob è un'autentica musa protettrice del cinema che tutti noi amiamo», così la definisce il direttore artistico Giona A. Nazzaro in apertura dell'incontro odierno con il pubblico.

«Grazie Giona» la replica di Jacob, sorridente e 58 anni portati a meraviglia, che ringrazia in italiano anche gli spettatori di essere qui. «È emozionante per me ricevere questo premio», dice l'attrice, «è un premio che incoraggia un percorso».

«Nel mio lavoro è importante sapersi trasformare», spiega. «Sono ancora molto emozionata di essere qui a Locarno», afferma.

Debutto in Svizzera

Nata a Parigi e cresciuta a Ginevra, dove suo padre, un fisico, lavorava al CERN, Jacob ha fatto le scuole in Svizzera. «Già a Ginevra ho seguito corsi di teatro», spiega. Una parte della sua famiglia, sua mamma e uno dei suoi fratelli abitano ancora in Svizzera.

«Sono venuta a Locarno con mio figlio che è anche lui attore, siamo venuti in auto. Ho voluto prendere il tempo di venire lentamente, siamo passati dal Vallese e abbiamo attraversato il Ticino», dice. Jacob apprezza «la diversità delle culture e del paesaggio in Svizzera».

«È grazie alla musica che ho potuto entrare nel cinema». Jacob è stata scelta come protagonista del film «Arrivederci ragazzi» ("Au revoir les enfants», 1987) di Louis Malle perché sapeva suonare il piano. Questa pellicola apre poi le apre le porte e le permette la collaborazione con Krzysztof Kieślowski, che lancia la sua carriera internazionale.

Collaborazione con Krzysztof Kieślowski

Nel 1991, Jacob ha il ruolo di protagonista nel film «La doppia vita di Veronica» del regista polacco Krzysztof Kieślowski. «Un film poetico su due donne: una in Polonia, l'altra in Francia». «Ho bisogno che porti molto di quello che sei», le aveva detto il regista.

«Avevo 23 anni all'epoca, terminavo la scuola ma non sapevo cosa volesse dire avere un grande ruolo al cinema», spiega. Nel film Jacob ricopre due ruoli: «ho passato dieci giorni in una famiglia polacca per capire come vivessero», dice. Una performance che le valse il Premio per la miglior interpretazione femminile a Cannes a soli 24 anni.

Quello di Kieślowski, è un «cinema molto profondo che si interessa al mistero dell'essere», spiega. «Il suo modo di guardare il mondo mi ha molto toccata». «Abbiamo bisogno dello sguardo dell'altro, il regista è una persona che guarda il mondo in un certo modo», dice.

Sempre di Kiéslowski è il film «Tre colori – Film rosso» ("Trois couleurs: rouge"), ultimo della trilogia dei colori, che l'attrice presenterà oggi alle 17:00 al GranRex. «Locarno sa ricordare i film giovani di ieri», afferma.

Jacob cita anche i registi Rithy Pan e Amos Gitaï con cui collabora tuttora: «il cinema giovane è un cinema vivo che scappa da un cinema convenzionale di prodotto».

L'attrice ha collaborato anche con il regista italiano Michelangelo Antonioni: «aveva avuto un ictus ma il suo pensiero era talmente vivo, uno spirito libero rinchiuso in un corpo handicappato», dice di lui. Wim Wenders ha deciso di accompagnarlo per «Al di là delle nuvole» (1995). «Antonioni era innamorato dei suoi film ma non per vantarsi, erano i suoi figli», dice.

Avanzare intuitivamente

«Sono avanzata molto intuitivamente in quel momento della mia carriera», spiega, «intuitivamente ho scelto registi con i quali volevo lavorare, a volte non è andata bene altre volte sì». «Mio marito è anche attore e i nostri due figli pure», dice.

Attualmente Jacob ha in programma una produzione franco-svizzera in cui ha il ruolo di una commissaria e che verrà girato a Losanna. «Prepararsi bene per un ruolo è importante ma poi quando si entra in scena bisogna sapere essere all'ascolto». «È un lavoro intuitivo che è libero come il leopardo, si tratta dell'inconscio», spiega.

«Ho tre fratelli e il minore dei miei fratelli Francis, è chitarrista jazz a New York», con lui ha registrato due dischi. «Abbiamo vissuto cose formidabili». Jacob ha anche scritto un romanzo «Big Bang» (2019), in cui ha voluto omaggiare «il mistero di dove veniamo, quando l'intimo raggiunge l'universale». Nel libro riflette, fra le altre cose, sulla morte del padre e sulla nascita del figlio.

Jacob è anche presidente dell'Istituto Lumière di Lione. Il 10 settembre sarà sul palco del teatro popolare romando di La Chaux-de-Fonds (NE) con «Où es-tu», una creazione musicale e poetica pensata da lei e da Keren Ann.

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