Politica Legge protezione clima, «no» dell'UDC a una soluzione «mangia-corrente»

cp, ats

11.10.2022 - 15:16

Il presidente dell'UDC, Marco Chiesa, seduto accanto ai consiglieri nazionali  Michael Graber e Pierre-André Page.
Il presidente dell'UDC, Marco Chiesa, seduto accanto ai consiglieri nazionali Michael Graber e Pierre-André Page.
Keystone

Se il controprogetto all'iniziativa popolare sui ghiacciai dovesse entrare in vigore, in futuro sarebbe possibile circolare solo con automobili elettriche: benzina e diesel, nonché nafta e gas, verrebbero a poco a poco vietati.

È lo scenario tratteggiato oggi dall'UDC che ha ufficialmente lanciato il referendum, annunciato già poco più di dieci giorni fa, per combattere la legge, accolta dal parlamento durante la sessione autunnale, che si propone di azzerare le emissioni di CO2 entro il 2050. Per l'UDC, questa legge è «veleno» per l'economia e la prosperità del Paese.

I democentristi hanno tempo fino al 19 di gennaio per racimolare le 50 mila firme necessarie alla riuscita del referendum. Un obiettivo che il consigliere nazionale Michael Graber (VS), rivolgendosi ai giornalisti, si è detto sicuro di raggiungere. Per il presidente del partito, il consigliere agli Stati ticinese Marco Chiesa, è giusto che il popolo abbia l'ultima parola tenuto conto dei miliardi che i contribuenti saranno tenuto a pagare se questa legge dovesse entrare in vigore.

Il controprogetto all'iniziativa popolare «Per un clima sano (Iniziativa per i ghiacciai)», confluito nella nuova «Legge federale sugli obiettivi di protezione del clima», prevede di raggiungere la neutralità climatica mediante il risanamento energetico degli edifici (2 miliardi per la sostituzione di impianti di riscaldamento con carburanti fossili e la promozione dell'efficienza energetica degli edifici) e il sostegno al settore industriale (1,2 miliardi spalmato su sei anni per la riduzione delle emissioni del 90% entro il 2050.).

Contrariamente all'iniziativa, la controproposta non cita esplicitamente alcun divieto di vettori energetici fossili e prende in considerazione la situazione particolare delle regioni periferiche e di montagna.

Già in aula, durante i dibattiti, l'UDC si era battuta contro il sostegno al risanamento degli edifici, sostenendo che ciò avrebbe implicato un aumento del consumo di elettricità nel bel mezzo di una crisi energetica, col rischio di blackout. Un argomento ripreso oggi davanti ai media.

Una legge inutile e costosa

Dietro una legge dal titolo apparentemente innocuo, si cela il divieto dei vettori energetici fossili, l'unico modo per raggiungere la neutralità climatica entro il 2050, secondo Graber. E, per di più, stando al consigliere nazionale vallesano tutti questi sforzi non faranno indietreggiare neanche di un centimetro il ritiro dei ghiacciai.

Per Graber, la decarbonizzazione perseguita dal controprogetto non tiene conto dell'incremento della popolazione: il consumo di corrente elettrica è destinato a raddoppiare nei prossimi anni.

«Tutto ciò – ha aggiunto – ci viene proposto proprio nel bel mezzo di una crisi energetica senza precedenti, col Consiglio federale e i Cantoni che invitano a risparmiare sulla corrente, a rinunciare alle luminarie per le feste oppure a fare la doccia in due, come suggerito dalla consigliera federale Simonetta Sommaruga».

No all'ecodittura

Secondo Graber e Chiesa, ci sono però anche ragioni politico-istituzionali a spingere per il referendum, ossia gli estesi poteri conferiti alla Confederazione – Chiesa ha parlato di «ecodittatura» – al fine di azzerare le emissioni ad effetto serra entro il 2050. Ebbene, il fatto che il governo possa stabilire mediante ordinanza nuove misure rappresenta secondo i promotori del referendum un aggiramento delle normali vie democratiche. Lo scopo? «Educare» il popolo ad adottare i corretti comportamenti scaricandogli addosso tutti i costi del cambiamento.

Per il «senatore» ticinese, insomma, questa legge è puro «veleno» per l'economia e per la prosperità del paese. Gli ha fatto eco il consigliere nazionale friburghese, Pierre-André Page, secondo cui l'approvvigionamento in elettricità del Paese è a rischio con questa legge e, con esso, il benessere della Svizzera.

Certo, ha aggiunto Page, anche noi siamo preoccupati dalle emissioni di CO2, ma questa legge cade nel momento sbagliato, ossia nel bel mezzo di una crisi alimentare, energetica e sociale. Adesso abbiamo altre priorità, secondo il friburghese, e voler vietare le fonti fossili, quando già non produciamo abbastanza elettricità, è una cattiva idea. «Possiamo fare dell'ideologia, ma non a scapito dei consumatori, che dovranno passare alla cassa per pagare la corrente sempre più cara», ha puntualizzato.

Il controprogetto all'iniziativa sui ghiacciai, sostenuto dalla maggioranza dello spettro politico, ha spinto il comitato promotore a ritirare la proposta di modifica costituzionale, a patto però che la legge venga accolta in votazione. Stando al comitato, il sostegno trasversale in parlamento dovrebbe rispecchiarsi anche nella maggioranza della popolazione.

Non è la prima volta che l'UDC prova ad affossare un progetto energetico di lungo respiro. Un referendum era stato lanciato contro la Strategia energetica 2050, elaborata da governo e parlamento dopo l'incidente atomico di Fukushima, in cui si rinuncia progressivamente al nucleare. Nel 2017, la visione di una Svizzera liberata dall'atomo era stata accolta dal popolo.

cp, ats