La Confederazione avverteLa Svizzera sarà particolarmente colpita dal cambiamento climatico
tafu
20.11.2020
Il cambiamento climatico ha un impatto sempre più forte sulla popolazione e sull’ambiente: un nuovo rapporto del governo federale mostra la portata dei danni e precisa chiaramente che, anche in questo periodo di coronavirus, il problema deve restare in cima alle priorità.
Al momento il nostro più grande problema sembra essere l'emergenza legata al coronavirus. Tuttavia, anche se il contrasto alla pandemia rappresenta una priorità assoluta, il cambiamento climatico non è sparito. Anzi: i suoi effetti sono sempre più visibili.
Il rapporto intitolato «Cambiamenti climatici in Svizzera», diffuso lunedì dall’Ufficio federale dell’ambiente (UFAM), mostra fino a che punto gli effetti del cambiamento climatico riguardino la Svizzera e mette in luce le cause, le conseguenze e i provvedimenti.
Secondo questa analisi, è evidente che il nostro Paese sarà particolarmente colpito. Stilato congiuntamente dall'UFAM e da MeteoSvizzera sotto l'egida del Centro nazionale per i servizi climatici (NCCS), lo studio si basa sulle osservazioni effettuate negli ultimi decenni e sui modelli degli scenari climatici CH2018.
Più caldo, meno neve
Gli effetti si avvertono chiaramente in Svizzera, come dimostra soprattutto la temperatura media: dall’era preindustriale – cioè dal 1850 circa – è aumentata di circa 2°C, ossia il doppio della media mondiale. Da questo deriva una maggior frequenza delle ondate di caldo, estati più secche e inverni con neve scarsa.
Il cambiamento climatico è particolarmente evidente nel paesaggio glaciale svizzero. I ghiacciai si ritirano già da più di 100 anni e negli ultimi 10 anni la loro massa è diminuita del 2% all’anno. Come riferisce l’Accademia svizzera di scienze naturali (SCNAT), dal 1960 i ghiacciai svizzeri hanno perso una quantità di acqua tale da poter riempire il lago di Costanza.
Nel 2019 lo scioglimento dei ghiacciai è stato più forte che mai e nel 2020 questa perdita massiccia è continuata. Di conseguenza, il paesaggio alpino cambia profondamente. Si formano nuovi laghi di montagna e si sviluppano i margini proglaciali. Alcuni ghiacciai sono già stati rimossi dalla rete di monitoraggio a causa della loro disintegrazione. Infatti, dal 2019, il ghiacciaio del Pizol non è stato misurato affatto a causa della sua piccola superficie residua.
Gli effetti del cambiamento climatico sulla flora e la fauna non si manifestano solo attraverso lo scioglimento dei ghiacciai. L’aumento delle temperature di laghi e corsi d’acqua causa problemi di salute ai pesci che prediligono il freddo e le ondate di caldo hanno già distrutto parte della loro popolazione. Le temperature più alte fanno germogliare in anticipo diverse specie di piante, rendendole così più vulnerabili alle gelate tardive.
Mortalità in aumento nelle estati torride
Inoltre la popolazione sperimenta già le conseguenze del cambiamento climatico. Le sempre più frequenti ondate di caldo mettono a dura prova l’organismo e possono provocare disidratazione o il deterioramento delle funzioni cardiache e polmonari. Durante l’estate torrida del 2003, per esempio, tra luglio e agosto sono stati registrati 975 decessi in più rispetto alla media. È stato rilevato un aumento della mortalità anche nel 2015 e nel 2018.
C’è però una buona notizia: possiamo ancora fare qualcosa. Le misure in difesa dell’ambiente danno i loro effetti. Con provvedimenti efficaci, in Svizzera si potrebbe contenere il surriscaldamento medio tra i 2,1 e 3,4 °C entro il 2100. Questo permetterebbe di evitare i due terzi dei potenziali effetti climatici. Se le emissioni mondiali di gas serra continueranno ad aumentare, entro il 2100, la temperatura media in Svizzera potrebbe aumentare da 4,8 a 6,9°C rispetto all’era preindustriale.